Oltre 72 tesori storici romani rischiano di fare la fine della Casa del gladiatore pompeiana. È quanto ha riferito la soprintendenza all’area archeologica di Roma e Osta alla fine di un lavoro di screening iniziato il 9 novembre.
E mentre si corre ai ripari, un nuovo sito sta per essere restituito alla città eterna. Dopo 26 anni di restauri, l’11 novembre rivede la luce il Tempio di Venere che finalmente entra nel percorso turistico tra Foro Romano e Palatino. Si tratta del più grande tempio conosciuto nell’antica Roma.
.
di Denise Faticante da Lettera43 del 10 novembre 2010
.
Ideatore e autore del progetto l’imperatore Adriano. Il monumento è formato da due celle addossate, una rivolta al Colosseo, quella dedicata a Venere, e l’altra che guarda verso il Foro Romano, dedicata a Roma, e oggi per metà inglobata dal convento della chiesa di Santa Francesca Romana.
Bisognerà aspettare ancora a lungo, invece, per restituire al pubblico un altra meraviglia romana, la Domus Aurea di Nerone. Era il 30 marzo dello scorso anno quando, a seguito della forti piogge, di scarsa manutenzione e poche risorse, crollò parte del soffitto. A cadere fu una parte della galleria Traianea, settanta metri quadrati, costruita dall’imperatore Traiano nel 104, separata dal corpus centrale. Per questo disastro sono stati stanziati tre milioni e mezzo e avviati due cantieri, ma serviranno anni perché il mondo possa godere ancora dello splendore della Domus.
Oltre 31 milioni per il patrimonio archeologico romano
Roberto Cecchi, Commissario delegato per le aree archeologiche di Roma e di Ostia antica, ha presentato un prospetto di interventi per la tutela e la fruizione del patrimonio archeologico di Roma.
Le risorse a disposizione sono 31,58 milioni. Finora sono stati elaborati progetti ed è stata avviata la fase di affidamento dei lavori per il 37% degli interventi, corrispondenti a circa 11,2 milioni di euro.
Il patrimonio archeologico della Capitale è estremamente vulnerabile e ha bisogno di continua manutenzione. Il crollo della Domus
Aurea
ha riportato all’attenzione il problema endemico dell’intera area del Colle Oppio, estesa per sei ettari, una delle più fragili proprio per le infiltrazioni d’acqua. Oltre alla Domus
Aurea
a essere a rischio sono le Terme di Traiano con la Cisterna delle Sette Sale, le varie esedre traianee ed il Criptoportico.
Anche Foro Romano e Colosseo sono a rischio
Viene considerato a rischio e bisognoso di interventi il Foro Romano, che si estende fra il Campidoglio e il Palatino. In particolare il Palatino è particolarmente fragile e nel 2001, in occasione dei festeggiamenti per lo scudetto della Roma, alcuni tifosi si arrampicarono sulle strutture archeologiche danneggiandole e causando il distacco di alcuni pezzi.
Un discorso a parte merita il Colosseo. Lo scorso mese, dopo 40 anni di restauri, hanno riaperto al pubblico il terzo anello dell’Anfiteatro e gli Ipogei, cioè la parte sotterranea.
Ma per il monumento, che certo non gode di ottima salute, sono stati conclusi i primi quattro cantieri, con una spesa di poco più di 2 milioni di euro (è stato restaurato anche l’attico che aveva problemi di stabilità, ma non verrà aperto al pubblico) la sfida più grande, per il Colosseo, è ora affidata al bando per lo sponsor, che punta a raccogliere 23 milioni con cui ripulirlo e dotarlo di una nuova recinzione.
Bondi si difende: «Rivendico il grande lavoro fatto»
E dopo il disastroso crollo di Pompei non accenna a spegnersi il fuoco di polemiche contro Sandro Bondi. Dopo la presentazione di una mozione di sfiducia individuale da parte del Pd, anche l’Udc di Casini e i finiani chiedono la testa del ministro dei Beni culturali.
Il 10 novembre Bondi riferirà alla Camera ma si difende e si scarica da tutte le responsabilità: «Se avessi la certezza di avere la responsabilità di quanto accaduto mi dimetterei. Ma rivendico invece il grande lavoro fatto». Il Pdl ha fatto quadrato attorno al ministro e il portavoce Capezzone ha parlato di «attacchi che hanno il sapore dello sciacallaggio e della disonestà intellettuale».
In difesa del ministro pure il sottosegretario ai Beni culturali Francesco Giro: «Non si possono addossare a Bondi responsabilità, dopo averlo linciato per aver deciso due anni fa provvedimenti d’urgenza, tra cui la nomina di un commissario straordinario».
___________________________________
Inserito su www.storiainrete.com il 10 novembre 2010