Quattrocentodiciannove plichi dimenticati nel caveau della Banca d’Italia di Via dei Mille a Roma, dal valore ancora sconosciuto. Al loro interno, tra le altre cose, il tesoro dimenticato di Benito Mussolini. Una commissione interministeriale avrebbe dovuto accertarne il valore e la consistenza, fin dal 1978. Il decreto di costituzione di quella commissione fu uno degli ultimi atti del terzo governo Andreotti. Da allora il lavoro rimase sostanzialmente fermo fino al 2006, quando la ragioneria generale dello Stato tornò sul materiale facendo la ricognizione di 63 plichi.
di Luca Rinaldi da Lettera43 del 4 febbraio 2017
COLLARI, MEDAGLIE E TITOLI AZIONARI. Oltre al «dossier Mussolini», dove si trovano soprattutto collari e medaglie, alcuni in esemplari unici come la placca d’oro e brillanti dell’Ordine dell’Aquila Tedesca (prodotto in un singolo esemplare per il Duce), ci sono anche beni confiscati ai Savoia, oltre a titoli azionari della Baghdadbahn (ferrovia Berlino – Costantinopoli – Baghdad) e la documentazione relativa al “prestito Morgan” con cui l’omonima banca americana nel 1925 finanziò lo stesso Mussolini con circa 150 milioni di dollari.
LA DENUNCIA DI VACCIANO. Tutto chiuso, come ha denunciato per primo in una interrogazione parlamentare il senatore del gruppo Misto Giuseppe Vacciano, dentro sacchi di juta all’interno di un armadio di metallo nel caveau della Banca d’Italia. A ricostruire invece i quasi 40 anni di inerzia da parte del ministero è stato il viceministro dell’Economia Enrico Zanetti, il quale si è preso l’impegno di «arrivare velocemente al completamento dell’attività».
Quel tesoro dimenticato nel caveau di Bankitalia
Fin qui la valutazione storico-culturale di quei plichi è stata alta, perciò anche il presidente della commissione Finanze e Tesoro del Senato non ha esitato a definire «grave il fatto che non ci si prenda cura di questi beni». Come sottolinea Vacciano, infatti, il lavoro di ricognizione si è fermato nel 2006: «Il lavoro di inventario portato avanti per 30 sessioni, tra il giugno 2005 e il luglio 2006, ha riguardato l’esplorazione di una parte dei plichi, precisamente 59 su 419», si legge nell’interrogazione. «Successivamente, gli avvicendamenti politici dell’esecutivo e dei vertici della Ragioneria generale, ma soprattutto il pensionamento della dirigente del ministero che ha fortemente promosso questo progetto, hanno determinato il congelamento o, peggio, la fine dell’iniziativa».
LA PALLA PASSA AL MINISTERO. Così il patrimonio è rimasto fermo anche perché la Banca d’Italia ha dovere di custodia, ma non può avanzare richieste sull’utilizzo dei plichi. Dunque l’impegno alla valorizzazione è ora esclusivamente in capo al ministero, che dovrà prima o poi fare uscire dal caveau i beni, che raccontano mezzo secolo di storia italiana.