Ortona, città martire dimenticata. Alla fine del 1943 gli inglesi lanciarono contro la cittadina abruzzese una spaventosa offensiva che costò perdite enormi e la distruzione dell’abitato. Il tutto solo per compiacere ed impressionare gli osservatori mandati da Stalin…
di Giordano Bruno Guerri
Tratto da Il Giornale del 17 novembre 2008
Nel dicembre del ’43 Montgomery scatenò un’offensiva inutile e sanguinosa. Lo fece soltanto per compiacere gli osservatori mandati dal Cremlino
Nella storia della seconda guerra mondiale Ortona viene ricordata soltanto perché, dall’antica cittadina adriatica, Vittorio Emanuele III si imbarcò nella sua vergognosa fuga verso il sud, dopo l’8 settembre 1943.
Eppure lì si svolse una sanguinosissima, feroce battaglia casa per casa, che durò dal 6 dicembre di quell’anno sino 4 gennaio del ’44, tanto che Ortona è stata definita “piccola Stalingrado”. Fu una battaglia strategicamente quasi inutile, ma nella quale tedeschi e alleati misero un impegno smisurato, contendendosi per giorni ogni centimetro di terreno, e che provocò tremilacinquecento morti fra civili e militari dei due eserciti.
Ortona rappresentava il punto terminale, a est, della linea difensiva tedesca Gustav ma la sua conquista non avrebbe comportato – né comportò – uno sfondamento del fronte da parte dell’esercito angloamericano. Eppure il generale Montgomery non esitò a sacrificare uomini e mezzi in uno scontro che anche Hitler seguì personalmente, ordinando di non cedere terreno a qualsiasi costo.
Fra i caduti, ben 1.375 appartenevano al corpo di spedizione canadese, che si batté contro i reparti speciali di paracadutisti della Prima Fallschirmjäger division. I famosi “diavoli verdi” usarono tecniche di battaglia urbana molto simili a quelle che verranno poi adottate in Vietnam e in Irak: abbattimento di case per costringere le forze avversarie a percorrere terreni minati e sottoposti a un micidiale fuoco di annientamento. Non sorprende quindi che la battaglia di Ortona, oggi, venga ricordata soprattutto in Canada, e che sia stato presentato proprio all’ambasciata canadese il film-documentario Un Natale di sangue – Ortona 1943.
Presentato da Maurizio Costanzo, che è di Ortona, il documentario è stato realizzato da uno dei migliori registi del genere, Fabio Toncelli, con la consulenza storica inappuntabile di Marco Patricelli, autore di La Stalingrado d’Italia. Ortona 1943: una battaglia dimenticata (Utet, pagg. 230, euro 15,50). Il film, che verrà trasmesso su Rete 4 in una data da definire, ha la forza di un dramma e la documentazione di una ricerca storica accuratissima.
Immagini di repertorio restaurate in alta definizione, testimonianze e documenti (anche tedeschi) finora inediti, eccezionali ricostruzioni al computer e precise ricostruzioni sceneggiate portano lo spettatore nei vicoli dove si svolse una battaglia furibonda, fino alla prova documentaria del perché gli alleati vollero sacrificare tanti uomini e tanti mezzi per la conquista di un obiettivo militarmente inutile.
Un breve filmato dimostra che fra i comandi angloamericani c’erano degli osservatori sovietici, inviati appositamente da Stalin per verificare che sul fronte italiano si facesse sul serio e che si fosse determinati a avanzare verso nord.
In realtà, come sappiamo, Roma venne liberata solo nel giugno del 1944, passando per la battaglia di Cassino, e trascorrerà ancora un inverno prima che vengano sfondate le linee tedesche lungo la nuova linea di difesa Sigfried.
Insomma tanti uomini morirono – e Ortona venne distrutta, con il suo prezioso patrimonio artistico – per dare un’inutile prova di forza e di determinazione a uso di Stalin. Una nuova ferocia aggiunta alla ferocia della guerra.