Acqui Terme. Non solo le Terme, la difesa del punto nascita, la costruzione della nuova Scuola Media e il bando per la Scuola Alberghiera: il dibattito politico, in seno agli organismi del Municipio, riguarda anche il Premio “Acqui Storia” e la sua gestione.
da l’Ancora del 3 marzo 2014
La problematica non è nuova e si trascina da diversi anni: ha riguardato dapprima la composizione delle giurie (che hanno perso, in segno di dissenso, il presidente della sezione scientifica prof. Pescosolido), l’assegnazione del riconoscimento dei Testimoni del Tempo, nelle ultime edizioni, con criteri nazional popolari, non da tutti condivisi, a protagonisti dello spettacolo. Diverse poi le polemiche: con il responsabile operativo (e, potremmo dire, unico: una debolezza intrinseca: in più è anche giurato…) del premio, dott. Carlo Sburlati a riscontrare (e stigmatizzare) una coloritura “di sinistra” e una “provincialità” della manifestazioni pur presiedute da personalità come Norberto Bobbio e Geo Pistarino. Manifestazione da lui presto trasformata – e son state queste colonne le prime a sollevare la questione: ma riscontri son venuti da autorevoli testate nazionali – nel segno di una “svolta a Destra” (di qui, ad esempio, il vivace scambio Stella Bolaffi/Pansa nel corso dell’incontro con gli studenti 2013; i rilievi dell’ANPI – anche con riflessi legali – e dell’avv. Mandarano; il coinvolgimento del Presidente del Senato Pietro Grasso, con l’invito – a lui rivolto dal senatore Fornaro -, “a vigilare”; le critiche del mondo della scuola…).
Non il Consiglio Comunale, questa volta, ma la Commissione per le Attività Culturali (presieduta da Francesco Bonicelli) il luogo deputato al dibattito.
Tante proposte
Sul tavolo, ovviamente, visti i tempi, l’entità e la natura dei finanziamenti, ma anche le problematiche della gestione e della composizione delle giurie (e ad un articolato pacchetto di proposte rimanda uno specifico documento, che qui a fianco riproduciamo, a firma dei consiglieri PD Aureliano Galeazzo e Vittorio Rapetti).
A quanto è dato di sapere, nonostante un esplicito riferimento alla attuale “egemonia di un filone politico culturale”, e ai diversi temi critici che il lettore potrà direttamente cogliere nel documento di cui sopra, nessuna querelle è stata aperta dal consigliere Sburlati, che stando al verbale (piuttosto laconico, va detto) “ha proceduto a descrivere la situazione dei finanziamenti”, rendicontando riguardo ai personaggi intervenuti, ai giurati, riferendo della presentazione dei libri e di tutti gli aspetti peculiari nell’ambito dell’organizzazione.
Quanto l’intervento sia stato gradito dai consiglieri di opposizione si può forse ipotizzare dalla replica: con Vittorio Rapetti a sottolineare, ulteriormente, come il suo gruppo non abbia condiviso la gestione dell’ “Acqui Storia”. Premio da riportare alle radici (“la finalità di onorare la memoria della Divisione Acqui”), uscendo da una logica spartitoria (poiché riguarda l’intera città: e allora, aggiungiamo, perché non assicurarne la continuità e una gestione super partes, attraverso una Fondazione “Premio Acqui Storia”, capace di coinvolgere enti e persone, storici “garanti” ed esponenti di spicco del mondo culturale, nel segno di una “gestione condivisa” e di quel “miglioramento qualitativo” che anche Aureliano Galeazzo ha voluto auspicare) e valorizzando i contatti con scuola e università.
Infine da registrare l’intervento del presidente Francesco Bonicelli: fatta salva la passione, a livello umano, nella gestione del premio da parte del cons. Sburlati, il delegato alla Cultura ha criticato la già ricordata tendenza nazional popolare nel Premio ai “Testimoni” (apertamente, in pubblico, in diverse occasioni aveva criticato le recenti assegnazioni non solo a Pingitore, ma anche a Pansa).
Di qui la necessità di invitare “Testimoni” davvero storici. Ed ecco – a sorpresa, nel senso che tali nomination mai sono state così precoci – le candidature di Pier Antonio Costa, console italiano in Rwanda, che nel 1994 salvò numerosi Tutsie, e del diplomatico Enrico Calamai, che dal 1976 al 1983 mise in salvo diversi perseguitati politici nell’Argentina del generale Videla (“e con lui portare anche una rappresentanza delle madres”). Ecco poi il nome di Enzo Bianchi, priore di Bose.
E a questo punto, al di là delle belle parole di circostanza, interessante è capire, tra qualche mese, cosa succederà: se l’amministrazione (Bonicelli e Sburlati sono nella stessa maggioranza, lo ricordiamo) sarà disponibile all’apertura, al cambiamento (o addirittura affronterà un articolato piano di riforma dell’”Acqui Storia”: le polemiche e le provocazioni son di apparente gran richiamo giornalistico, ma poi quanto giovano al prestigio?).
Oppure l’Assessore Sburlati andrà dritto sulla vecchia strada.
Ma, a questo punto, dovrà assumersi (con il Sindaco Bertero, ovvio) la piena responsabilità riguardo suggerimenti che, indubitabilmente, vogliono rilanciare (e non certo snaturare) la manifestazione.
La quale potrebbe davvero utilmente portare in esergo qualche frase tratta dall’ultima pagina dell’Apologia della Storia di Marc Bloch.
“Il torto sta nell’aver considerato quell’ipotesi come acquisita in partenza, mentre invece occorreva provarla… Per dirla in una parola, le cause – in storia più che altrove – non si postulano. Si cercano…”