La ricostruzione di Palmira non solo è possibile. Ma è necessaria. Lo ha dichiarato il direttore dell’Ermitage di San Pietroburgo, Mikhail Piotrovskij. Nel maggio dell’anno scorso i terroristi dello Stato Islamico avevano infatti occupato la città siriana che ospita il sito archeologico d’epoca romana patrimonio dell’Unesco. Nei giorni scorsi, le forze governative siriane sono riuscite a riprendere il “pieno controllo” di questo territorio.
di Elena Yakovleva, Rossiyskaya Gazeta da del 30 marzo 2016
C’è una sorta di simbolismo culturale nella liberazione di Palmira?
Per i jihadisti dello Stato Islamico non è stato facile arrivare a Palmira. È chiaro che si sono spinti fino a lì convinti che non sarebbero stati attaccati per paura di distruggere i monumenti patrimonio dell’umanità. Hanno attraversato il deserto, dove sì potevano esserci dei bombardamenti. I Paesi europei però non hanno avuto il coraggio di farlo, poiché se lo avessero fatto avrebbero aiutato Assad: una cosa che non desideravano.
In quel momento le nostre truppe non si trovavano in Siria. Sono arrivate più tardi. Non credo che lo Stato Maggiore, né il Presidente, abbiano pianificato l’operazione a seguito di Palmira. Ma sicuramente, se le nostre truppe fossero state presenti in quel momento, non avrebbero permesso ai terroristi di avvicinarsi a quel luogo. Tutto ciò conserva una propria mistica. È la dimostrazione di quanto sia importante la cultura: a conti fatti, tutti stiamo lottando per difenderla. Se tutto andrà bene, non ci sarà niente di più bello negli annali della storia russia in Medio Oriente e nella regione della Terra Santa. Scusate se sembro molto solenne, ma a me pare che sia così.
Sarà possibile ricostruire ciò che i fanatici dello Stato Islamico hanno distrutto?
Vivo in una città che è stata capace di ricostruire una grande quantità di palazzi che erano stati totalmente distrutti (San Pietroburgo dopo la Seconda guerra mondiale, ndr). È chiaro che ormai di Palmira resta ben poco. Ma è necessario e importante ricostruirlo. È possibile farlo, perché erano già state restaurate e ricostruite alcune parti.
Innanzitutto dovremmo partire rimettendo in piedi ciò che si conosce di Palmira. Dovremmo costruire dei nuovi musei che spieghino cos’è Palmira. La ricostruzione deve essere come prima cosa virtuale.
Ora abbiamo bisogno di racconti diversi su Palmira, che deve formare parte della conoscenza artistica di tutto il mondo. Dobbiamo restaurarla così come abbiamo fatto con la città di Pushkin o Tsarskoe Selo: è necessario farlo per risollevare lo spirito di coloro che vivono in Siria e di tutta l’umanità.
Nella storia di Palmira ora si conta l’orribile tragedia della sua distruzione. Ma bisogna utilizzarla a beneficio dell’umanità, così come abbiamo utilizzato la distruzione di Tsarskoe Selo, Pavlovskij o Peterhof. Oggi in questi edifici la gente piange quando osserva le foto della loro distruzione.
È nostro dovere non solo ricostruire la bellezza di questi luoghi, ma farlo dimostrando che non si dovrebbe mai distruggere tale bellezza. Dirò di più: dobbiamo mostrare che la bellezza si impone, e non solo salva il mondo, ma che noi stessi possiamo salvare lei. E lei in questo modo salva sé stessa.
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