Emilio Gin, sulla «Nuova Rivista Storica», in un saggio scritto in inglese, riprende e amplia un tema già affrontato nel libro “L’ora segnata dal destino. Gli Alleati e Mussolini da Monaco all’intervento” (Edizioni Nuova Cultura, 2012).
di Dino Messina da La Nostra Storia del 14 dicembre 2014
Lo storico dell’Università di Salerno, nel lungo articolo intitolato “Speak of War and Prepare for Peace: Rome June 1940″ («Parlare di guerra e prepararsi per la pace: Roma 10 giugno 1940»), si concentra, anche sulla base di nuove acquisizioni, sul periodo della «non belligeranza». Quell’arco di tempo che va dal 1° settembre 1939, quando la Germania invade la Polonia, all’entrata in guerra dell’Italia. Poco più di nove mesi in cui, può suonare strano ai non specialisti, l’orientamento prevalente nel nostro Paese fu quello della neutralità. Sono noti i sentimenti antitedeschi di Galeazzo Ciano, genero di Mussolini e ministro degli Esteri, le resistenze della monarchia a lanciarsi in un conflitto e le prudenze dei vertici militari, ben consapevoli dell’impreparazione e della mancanza di mezzi. Ma Gin sostiene che la politica temporeggiatrice del Duce durante il periodo di non belligeranza fu la scelta autonoma e consapevole verso un sentiero diplomatico di pace più che una concessione alle resistenze interne. Il capo del fascismo, secondo lo studioso — come risulta dai resoconti di colloqui riservati e dai diari di due esponenti di primo piano del regime, Ciano, appunto, e Giuseppe Bottai —, sarebbe stato favorevole a una soluzione diplomatica, perché in una guerra anglo-tedesca, com’ebbe modo di dire esplicitamente, la vittoria della Gran Bretagna avrebbe confinato l’Italia in uno spazio ristretto e del pari quella della Germania sarebbe stata soffocante. Mussolini era contrariato dal patto Molotov-Ribbentrop, che, ricordiamolo, è del 23 agosto 1939, pochi giorni prima dell’invasione della Polonia. E, anche in funzione antibolscevica, propose la creazione di uno Stato autonomo polacco, che, disse a Hitler, non avrebbe mai potuto far ombra al Reich. È noto del resto che fino alla primavera del 1940 continuarono i lavori di fortificazione ai confini con la Germania. Che cosa spinse Mussolini a cambiare idea? Probabilmente fu abbagliato dal successo della Blitzkrieg sul fronte occidentale e, seguendo il suo istinto opportunista, volle entrare in un gioco che credeva di breve durata.
ps. Determinante fu anche la sudditanza psicologica del Duce nei confronti del Fuehrer. Come dimostra la confidenza a Ciano dopo l’incontro del Brennero di non aver saputo parlar chiaro.