Riprendiamo un post pubblico dal profilo facebook di Andrea Tirondola, capitano di corvetta della Marina Militare e avvocato a proposito delle smanie di cancel culture di alcuni intellettuali oggi molto quotati. Un post “lungo, complicato e istruttivo” come scrive lo stesso capitano Tirondola. [SiR]
Post lungo & complicato, ma istruttivo. Dunque mi imbatto in libreria in un volume opera di Tomaso Montanari, docente universitario nonché rettore, dal titolo “Le statue giuste” (ed. Laterza), nel quale in nome della c.d. cancel culture si stigmatizza la presenza, nella toponomastica e non solo, di eventi o personaggi a suo dire discutibili (si chiede ad esempio perché sia ricordato P. Reginaldo Giuliani MOVM e non un altro Giuliani, evidentemente più benemerito). Nello sfogliare il testo trovo un paragrafo in cui l’Autore si lamenta del doversi trovare, ogni volta che va al Giglio, sul lungomare Thaon di Revel, intitolato all’ammiraglio, così c’è scritto, “presidente del Senato fascista e firmatario delle leggi razziali”.
Fa già specie che un professore ordinario ignori la figura dell’ammiraglio Thaon di Revel e le sue benemerenze. Ancor di più è curioso non sapere che il predetto fu sì presidente del Senato, ma a decorrere dal 27 luglio 1943, proprio dopo la caduta del regime, e che mai sottoscrisse quelle leggi. Ma ancor più divertente è scoprire per quale ragione l’Autore abbia scritto quelle cose. Sulla pagina di Wikipedia dedicata all’ammiraglio si trova la sottostante immagine con didascalia, opera di un contributore. Vi è raffigurata la parte finale della prima delle leggi razziali (R.D.L. novembre 1938, n. 1728), con la didascalia “Firma di P. (Thaon) di Revel (Presidente del Senato)”.
Peccato che l’anonimo contributore abbia preso una cantonata, perché il “P. di Revel” firmatario non era il nostro ammiraglio, ma il quasi omonimo e più giovane Paolo Ignazio Thaon di Revel, all’epoca Ministro delle Finanze (e del quale, curiosamente, nel 2007 l’ANPI ha ottenuto l’intitolazione di una via a Carmagnola). D’altra parte la firma dell’ammiraglio era del tutto diversa. Dal che si deduce che il nostro Autore, per scoprire qualcosa su un personaggio a lui poco noto, ha adottato un metodo scientificamente ineccepibile: ha guardato su Wikipedia, riproponendone gli strafalcioni. Complimenti.
Post scriptum: coerentemente, il sottotitolo (della collana Laterza, NdR) in copertina è “Fact checking: la Storia alla prova dei fatti”, e s’è visto.