La scrisse la baronessa prima di morire accanto al principe Rodolfo, figlio di Francesco Giuseppe e di Elisabetta: il testo conferma la tesi del doppio suicidio per amore.
di Marco Di Blas da Il Piccolo del 3 agosto 2015
Non sappiamo quasi nulla dell’Austria del Novecento. La storiografia in lingua italiana è piuttosto parca in materia. Le librerie traboccano invece di libri sull’Austria imperiale e sugli Absburgo. Uno dei temi prediletti è la cosiddetta tragedia di Mayerling, dal nome della località appartata del bosco viennese dove il 30 gennaio 1889, in una capanna di caccia della casa imperiale, vennero trovati morti il principe ereditario Rodolfo, figlio di Francesco Giuseppe e di Elisabetta, e la sua amante Mary Vetsera, di soli 17 anni. Ora alle tante pagine già scritte se ne aggiunge una nuova, che conferma il suicidio per amore della ragazza e pone fine alla ridda di ipotesi, anche le più strampalate, sul tragico evento. È una breve lettera scritta di pugno della giovanissima baronessa, poche ore prima di togliersi la vita vittima dell’amore impossibile per il figlio dell’imperatore già infelicemente maritato a un’altra donna.
Il documento redatto su carta intestata dello “Schloss Mayerling” (la casa imperiale lo definiva così, quasi fosse un castello) è stato ritrovato in un deposito viennese della Schoeller Bank, dove pare giacesse dal 1926, consegnato all’istituto in quell’anno da persona sconosciuta. La scoperta, definita «sensazionale» dagli esperti, è stata fatta dall’archivista Sylvia Link durante un riordino del materiale. La lettera era chiusa in una busta con il sigillo del principe Rodolfo e inserita in una cartella rilegata in pelle marrone, assieme ad altre lettere, documenti biografici e fotografie della famiglia Vetsera.
«Cara mamma – vi si legge – perdonami per ciò che ho fatto. Non ho potuto resistere al mio amore. D’accordo con lui (col principe Rodolfo, ndr), voglio essere sepolta accanto a lui nel cimitero di Alland. Sono più felice nella morte che nella vita. Tua Mary». L’autenticità del documento è fuori discussione. Conferma la tesi del doppio suicidio (o omicidio-suicidio) nella capanna di caccia di Mayerling. Rodolfo e Mary vi erano giunti segretamente nel pomeriggio del 28 gennaio, con la complicità di alcune persone amiche. Il giorno dopo Rodolfo era stato raggiunto dal conte Hoyos e dal principe Philipp von Coburg, ignari entrambi della presenza della baronessina. Rodolfo fa colazione da solo con loro. È in programma una caccia, ma il principe vi rinuncia con la scusa di un raffreddore.
In serata Coburg rientra a Vienna, mentre Hoyos si intrattiene a Mayerling, ma in un altro alloggio. Nella notte Mary Vetsera muore per un colpo di pistola alla tempia. Rodolfo invece attenderà il mattino successivo per uccidersi, dopo aver parlato alle 6.30 con un cameriere. All’ora di colazione Hoyos non lo vede e vuole andare a svegliarlo. Ma quando è davanti alla porta si rende conto che il principe «non è solo». Per riguardo nei suoi confronti rinuncia a entrare. Lo farà solo più tardi, al ritorno da Vienna del principe Coburg, quando ormai si teme che possa essere accaduto qualcosa di grave.
È in quel momento che si scopre la tragedia. Il corpo senza vita di lei giace disteso sul letto, con un mazzo di fiori nelle mani conserte. Quello di lui è in posizione seduta, sullo spigolo del letto. La notizia della duplice morte (inizialmente attribuita per errore ad avvelenamento) vola a Vienna, gettando nel panico la corte. Si vuole evitare lo scandalo, tacendo inizialmente le cause del decesso, ma soprattutto cercando di nascondere la presenza (e la morte) a Mayerling della giovane amante. Questa verrà portata via dalla capanna di caccia in gran segreto, di notte, e sepolta in fretta e furia nel vicino cimitero di Heiligenkreuz. Il principe ereditario Rodolfo, invece, sarà deposto il 5 febbraio nella cripta dei Cappuccini, come tutti i membri della famiglia imperiale, e non accanto a Mary, come avrebbe desiderato.
I maldestri tentativi di nascondere la verità spiegano le tante ricostruzioni, spesso molto fantasiose, pubblicate negli anni successivi e anche in tempi recenti sulla tragedia. La lettera riemersa ora dagli archivi rappresenta dunque un chiarimento definitivo. La sua esistenza era nota, perché menzionata in un memoriale scritto a suo tempo dalla madre Helene, ma la si riteneva distrutta o definitivamente perduta.
Con la lettera alla madre, sono state trovate altre brevi lettere alla sorella Hanna e al fratello Feri. La cartella contiene inoltre il certificato di battesimo di “Maria Alexandrine Freiin (baronessa) von Vetsera, detta Mary Vetsera”, un estratto della registrazione di battesimo della sorella Johanna (Hanna), che riporta anche la data di nozze dei genitori, il certificato di morte in due copie, e una lettera, di cui finora si ignorava l’esistenza, di Hermine Tobis, insegnante di pianoforte di Mary, indirizzata alla sorella Hanna.
Tutto questo materiale è stato affidato in prestito permanente all’Österreichische Nationalbibliothek, per essere conservato, catalogato e digitalizzato. Già da questo mese sarà messo a disposizione degli storici ed è probabile che il prossimo anno sia esposto al pubblico, in occasione della mostra in programma nel 100.mo anniversario della morte di Francesco Giuseppe.
L’insperato ritrovamento è stato commentato con soddisfazione dalla direttrice della Nationalbibliothek, Johanna Rachinger, e dall’amministratore delegato della Schoellerbank, Franz Witt-Dörring. L’istituto di credito è uno dei più vecchi dell’Austria, fondato nel 1833 come “Privatbank”. Ha superato indenne la crisi e le guerre del secolo scorso, rimanendo fino agli anni ’70 nelle mani della famiglia Schoeller. Poi ha subìto il processo di fusione, come tutto il settore bancario. Oggi è una controllata di Bank Austria e quindi dell’italiana Unicredit, di cui porta il marchio.