E’ la nuova chiave di interpretazione di tutto: l’uomo bianco (occidentale ed eterosessuale) è colpevole di tutto, ieri come oggi. La caduta del Muro di Berlino ha travolto le sinistre europee e una nuova ideologia ha soppiantato la lotta di classe con il conflitto delle identità. Negli anni Sessanta e Settanta ci si batteva per il proletariato, il Terzo Mondo e i dannati della terra, in nome di un’umanità riunificata: il femminismo mirava a restaurare l’uguaglianza tra donne e uomini, l’anticolonialismo a liberare colonizzati e colonizzatori da un reciproco rapporto di dominazione, l’antirazzismo chiedeva il rispetto per tutti i popoli.
Oggi queste battaglie tornano in Europa dagli Stati Uniti in una forma deviata che sposta i termini dello scontro sul campo del genere, dell’identità e della razza, e riporta il colore della pelle al centro del dibattito. Tre nuove correnti di pensiero – neofemminista, antirazzista, anticolonialista – individuano un nemico comune nell’uomo bianco eterosessuale. Capro espiatorio per eccellenza, il colore della pelle lo designa come un razzista, il potere come lo sfruttatore di tutti gli oppressi, la sua stessa anatomia come predatore per natura. Inserendosi con grande forza e spirito polemico nel dibattito contemporaneo, Pascal Bruckner analizza gli effetti di questi nuovi discorsi che celano il disprezzo per l’illuminismo e l’umanità in generale, e portano al riaffacciarsi sul mondo di società ripiegate sulla propria identità, e alla sostituzione di fatto di un razzismo con un altro. Stiamo assistendo, denuncia l’autore, al capovolgersi del progressismo in un nuovo oscurantismo.
Guanda | pp. 320, € 20,00