Pare che possa bastare un documento d’identità, una fotocopia, per chiudere un caso leggendario. Ettore Majorana, il fisico inghiottito nel nulla nel 1938, sarebbe quello fotografato in Venezuela.
di Jacopo Granzotto da Il Giornale del 3 dicembre 2014
Di lui, del «grande inquisitore», s’è detto di tutto: barbone in Sicilia, volontario nel Terzo Reich, professore a Buenos Aires, suicida da una nave postale, barricato in un convento. Secondo i magistrati romani e il Ris il fisico siciliano s’è solo goduto la vita in splendido anonimato. Sudamerica. Per quagliare basterebbe la collaborazione del governo di Caracas che, però, continua a ignorare le mail del procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e del suo staff che lavorano al caso da tre anni. La notizia viene riportata dal Messaggero .
Tra essere e non essere, tra la vita e la morte, Ettore Majorana, uno dei ragazzi di via Panisperna, trovò forse una terza via, e il 26 marzo 1938 sparì (31enne) nel nulla, lasciando il mondo intero sospeso nell’incertezza. L’ultima volta venne visto su un traghetto della Tirrenia che da Palermo doveva riportarlo a Napoli, dove era professore di Fisica all’Università. Ma a Napoli non arrivò mai. Oppure fu abile a sparire appena sceso dalla nave, nessuno lo vide più in città. Sulle sue tracce, oltre ai familiari, si mossero i più abili investigatori dell’epoca. Perché Majorana non era un fisico qualunque.
La storia recente inizia quando, nel 2008, la trasmissione Chi l’ha Visto ?, sulle tracce di un anziano siciliano di nome «Majorana», rintraccia il signor Francesco Fasani, un testimone che sostiene di averlo visto. Racconta: «Sono partito per il Venezuela, era l’aprile del 1955. Arrivato a Caracas, sono andato a Valencia con Ciro, un mio amico siciliano, che mi presentò un certo Bini. Ho collegato Bini e Majorana grazie al signor Carlo, un argentino. Mi disse: Ma lo sai chi è quello? Quello è uno scienziato. Quello ha una capoccia grande che tu neanche ti immagini. Quello è il signor Majorana…». Riprende tutto la Repubblica , si riapre il caso. Il giornalista che va a intervistare il testimone scopre che il signore che lui ha conosciuto è il più celebre dei Majorana, è Ettore il fisico. Ci vuole poco a quel punto perché magistrati e Ris si mettano a lavorare sui documenti consegnati da Fasani e aggiungano pezzi mancanti. Il racconto di questo ex emigrante è dettagliato. Fasani sostiene di aver conosciuto a Valencia una persona elegante e schiva alla guida di una Stedebaker gialla, si faceva chiamare «Signor Bini», solo il cognome. Di lì a poco, in cambio di un prestito Fasani convince il restio Bini-Majorana a farsi fotografare.
È la foto che fa ripartire l’inchiesta della procura romana. Accanto alla data, 12/6/55, Fasani scrive già allora «Bini Majorana». I carabinieri ci lavorano. I punti fissi dei volti del giovane Majorana e dell’anziano Bini sembrano coincidere. E Bini somiglia molto al padre di Majorana all’età di 50 anni. Ai tempi persino Mussolini s’interessò del caso e ordinò, invano, che fosse rintracciato. Un incessante clamore. Fino a oggi.