“Ma che belle son le foibe da Trieste in giù”. Inneggiano alla tragedia degli italiani esuli dell’Istria e della Dalmazia. E lo fanno durante quello che dovrebbe essere un corteo antifascista, contro la violenza e contro le discriminazioni. Alla faccia. Durante la manifestazione a Macerata dopo la morte di Pamela Mastropietro e la folle caccia all’immigrato di Luca Traini, la sinistra ci casca ancora. E sulle note di una canzone della Carrà, gli antagonisti di “Aktion Antifaschisriche” e i centri sociali del Nord Est deturpano il Ricordo di loro compatrioti fuggiti dalle vessazioni del regime di Tito. Vicino a loro sventolano le bandiere dell’Anpi, di Emergency, di Libera, della Fiom, dell’Arci, di Rifondazione comunista, di Potere al popolo e di alcune associazioni di migranti.
di Giuseppe De Lorenzo e Marco Vassallo da Il Giornale del 10 febbraio 2018
Non è una novità. E pensare che il giorno del ricordo è istituito per “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe”. Ma per la sinistra non è così. Il 10 febbraio diventa ogni anno la data in cui calpestare la memoria degli italiani uccisi è considerata lotta al fascismo.
Non c’é spazio per il ricordo. Non c’é spazio per gli eventi in memoria dei caduti. Non c’é targa, corteo o minuto di silenzio per quegli italiani uccisi dal rossissimo Tito. Non c’é spazio perché vengono commemorati dalla destra italiana. Quei morti per mano rossa non devono esistere, devono essere cancellati. Rispediti (nuovamente) in quella fossa carsica che gli ha inghiottiti nel 1943. In un modo o in un altro.
E allora perché non mobilitarsi tutti insieme – Collettivi, anti-fascisti e il mondo della sinistra – per arginare, bloccare, paralizzare ed eliminare ogni forma di commemorazione? Ne sono una prova le proteste targate Pd che volevano stoppare i cortei del ricordo di CasaPound e Forza Nuova a Torino. “Chiediamo una parola netta e forte su una manifestazione che è organizzata da formazioni che hanno espresso solidarietà al pazzo di Macerata e che rischia di trasformarsi in un corteo fascista”, ha strillato il segretario provinciale del Pd Mimmo Carretta. L’Anpi gli ha fatto eco: manifestazioni da vietare “per il carattere neofascista in base alla norma della XII disposizione della Costituzione e delle leggi Scelba e Mancino”.
Ad Ancona una delegazione di centri sociali ha occupato pacificamente Palazzo Camerata per fermare il comizio del partito di destra e ha chiesto l’annullamento del corteo del 10 febbraio. A Torino hanno pensato bene di infangare con una bomboletta di vernice la lapide in ricordo dell’esodo dei Giuliano-Dalmati : “In Istria i fasci stupravano”, hanno scritto a caratteri cubitali. A Seriano (Milano), in un volantino che pubblicizzava la conferenza indetta dall’Anpi “Fascismo, Foibe, Esodo” si parla delle vittime delle foibe ma non di comunismo. I morti sono accostati al fascismo ma non viene ricordato che gli eccidi furono per mano di Tito.
A Tivoli invece Fratelli d’Italia insorge e esprime “sconcerto e rammarico per la condotta del sindaco Giuseppe Proietti e dei suoi consiglieri, che nonostante si fossero impegnati con una mozione votata a larga maggioranza ad intitolare una piazza o una via ai Martiri delle Foibe, ad oggi non ha ancora dato seguito agli impegni presi con i cittadini”.
Quando la protesta e il dialogo non bastano, si arriva addirittura alla violenza. “Si getta fango sui partigiani e gli jugoslavi, descrivendoli come assassini. Non si dice invece che gli italiani per anni hanno occupato la Jugoslavia”, ha detto una giovane di sinistra a Il Mattino di Padova. I contestatori hanno provato ad avvicinarsi a Palazzo Nassiriya di piazza Capitaniato – dove si teneva un incontro di Fratelli d’Italia sulle foibe – e di fronte al blocco dalle forze dell’ordine sono passati all’attaccato degli agenti, anche loro considerati “fascisti”. Violenze anche a Pavia durante l’evento organizzato dall’Associazione culturale Recordari. Un gruppo di 50 persone appartenente ai Collettivi di sinistra ha tentato di aggredire un folto gruppo di persone riunita per non dimenticare gli italiani morti nelle foibe. Passando per una via laterale alla piazza in cui si stava volgendo l’evento, i manifestati hanno tentato l’aggressione. La polizia è riuscita ad allentare i violenti reagendo con la forza, evitando il peggio.
In ogni città i tentativi di dimenticare il giorno dedicato alle vittime della foibe e agli italiani uccisi sono vani. Non basteranno le proteste, i monumenti oltraggiati e le violenze: il 10 febbraio non muore, vive nel ricordo.