di Carlotta Wittig da Lo Speciale del 31 agosto 2024
Domanda: ma Mussolini lo conosciamo davvero? A giudicare dall’offerta dello streaming, la risposta è: no. Non lo conosciamo. Peggio: ci ripugna sapere.
Ad eccezione dell’ottima fiction italiana del ‘94 ‘Il giovane Mussolini’ (partorita da serie menti ‘di sinistra’), nessun altro prodotto di quanto attualmente si può rintracciare sulle piattaforme sembra oltrepassare il cliché obnubilante d’un Mussolini becero e baro.
Ci auguravamo che l’appena ultimata serie Sky ‘M. Il figlio del secolo’, ora fuori concorso a Venezia, contribuisse alla malmenata causa della verità. Sulla carta, prometteva. Il best-seller italiano, il regista britannico Joe Wright, capace di rasentare la genialità (Anna Karenina), la scelta non ovvia del protagonista. Ma il trailer appena sparato in Web è agghiacciante. Mussolini vi appare come un Orco minore. Sgraffignato nottetempo dagli scarti fognari del Signore degli Anelli. Tenebroso, sciocco, digrignante. Sorta di teppista romagnolo malvestito, che sbraita inquadrato dal basso, braccia conserte, mentre arringa la Camera – o il Popolo – dei suoi primi tempi come si trovasse già – a consenso perduto – sullo spopolato Balcone dell’ultimo giorno.
Ok, è solo un trailer. La cellula della serie. Forse crescendo migliora. Può essere. Certo che nel mio immaginario – non sono un’oncologa, premetto – una cellula cancerogena è di per sé allarmante. Non promette molto di buono. Si spera, certo, che i fatti smentiscano. Se confermassero – ahinoi! – l’ennesima patacca d’un Mussolini gaglioffo e postribolare, c’è da temere che il plauso di critici e operatori del settore possa risultare cinicamente concorde. Rappresentarlo così è come imbroccare gli alisei dalle Canarie ai Caraibi, e farsi una traversata atlantica in zona comfort, corredata di gioiosi delfini e placida dimenticanza.
Ma nella realtà la nostra simpatica Italia fino al 1936 (e oltre) filò in perfetto accordo col suo duce. Sono i più seri tra gli antifascisti di allora che ce lo confermano. In un’intervista di Enzo Siciliano a De Felice, negli anni ‘70, è proprio Giorgio Amendola a entrare in campo e parlarci del consenso.
‘Io ritengo che De Felice ha ragione – dice – quando sottolinea che il fascismo ebbe una base di consenso. Direi che l’ebbe sempre, fin dall’inizio, e che l’antifascismo fu fin dall’inizio una minoranza attiva, che raggiunse punte avanzate in alcuni momenti, dopo la crisi Matteotti, per esempio, ma che tuttavia non impedì al regime di raccogliere un gruppo di forze eterogenee che andavano dal grande capitale, alla monarchia, al Vaticano, all’esercito e alla piccola borghesia. Un blocco di forze che era controllato dal partito fascista, ma soprattutto dalla forte personalità di Mussolini, che De Felice indica come mediatore. L’antifascismo rimase sempre un fatto di minoranza…’.
Oggi no, però. Oggi, a fascismo morto sepolto e decomposto, il suo avversario è intrepidamente risorto. E’ diventato un fatto di maggioranza. Formidabili transformers, noi italiani.
Cancellare, anzi (peggio) strapazzare e vilipendere la nostra storia a colpi di fiction sta diventando un vero e proprio sport nazionale. Anni fa, è stata proprio Rai Uno ad accanirsi contro una delle nostre più favolose e indiscusse eccellenze: Lorenzo il Magnifico e famiglia, vale a dire “I Medici”. Si è inteso resuscitare un’epoca, un clima, una supremazia estetica che tutto il mondo ci invidia, arrivando al malore (troppa Bellezza !) se ci si chiama Stendhal. Parliamo della Firenze del Quattrocento, e in particolare di quella laurenziana. Henry Beyle, detto Stendhal, nel libro ‘Roma, Napoli e Firenze’ descrisse puntualmente l’accaduto. ‘Ero giunto a quel livello di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti e dai sentimenti appassionati. Uscendo da Santa Croce, ebbi un battito del cuore, la vita per me si era inaridita, camminavo temendo di cadere…’
Avesse visto ‘I Medici’, si sarebbe accasciato sul pavimento per sindrome opposta: fulminato dal Brutto. Peggio: asfissiato dal Banale. Non una stilla di verità di bellezza di ‘appassionati sentimenti’ sono rintracciabili in un solo fotogramma di questo colpevole pasticcio. Daverio ebbe ben ragione quando insorse. Parlò di ‘sconfitta della cultura’. ‘Offrire ai giovani un’immagine così da paccottiglia di un passato glorioso è un crimine contro i beni culturali …’
Del resto, sono crimini non solo di casa nostra. Di recente un grandissimo del cinema, Ridley Scott, ce l’ha messa tutta per scempiare Napoleone. Risultato: nemmeno un graffio sul bicorno di Napoleone – totalmente assente nel film – ma tragica Waterloo per Scott. (E ci dispiace…)
Ma veniamo a Mussolini, così ‘di grido’, ultimamente.
A Mussolini, che il fascismo lo ha ‘creato’. Il che poi corrisponde a verità solo se ci riferiamo al primo Fascio di combattimento – poiché coi brutali Fasci successivi, che pure lo portarono al potere ( favore ricambiato) egli ebbe, sempre, rapporti ambigui e tribolatissimi.
Questo Fascio primogenito, detto anche di San Sepolcro, nacque nel ‘19 nell’omonima Piazza milanese. Vi aderirono, tra gli altri, Marinetti e Toscanini. Due bei tipi, per inciso, tutt’altro che da buttar via.
Nacque con un programma ispirato, folle, spericolato. Prevedeva, tra l’altro, il voto alle donne, le otto ore di lavoro effettive, minimi di paga, la scuola laica, l’espropriazione parziale di tutte le ricchezze, il sequestro dei beni di tutte le congregazioni religiose… and so on. Molto più a sinistra dei socialisti, risultò alla resa dei conti un programma affascinante, ma kamikaze.
Nelle elezioni politiche di quell’anno, il Fascio sansepolcrista – e Mussolini in testa – incassavano una solennissima sconfitta. Con macabro sarcasmo, ‘l’Avanti’ del giorno dopo scrisse ‘ Un cadavere in stato di putrefazione fu ripescato stamani nel Naviglio. Pare si tratti di Benito Mussolini’.
Ma ancora nel ‘36 il temerario programma faceva gola alle sinistre.
Palmiro Togliatti, insieme ad altri sessanta del PCI, lanciò un famoso appello ai ‘Fratelli in camicia nera’ : ‘Popolo Italiano! – scrisse – Fascisti della vecchia guardia! Giovani fascisti! Noi comunisti facciamo nostro il programma fascista del 1919, che è un programma di pace, di libertà, di difesa degli interessi dei lavoratori, e vi diciamo: Lottiamo uniti per la realizzazione di questo programma’.
Alzi la mano l’italiano medio che lo sapeva…
Circa ‘l’uomo Mussolini’, occorrerà ripartire dalle aste. Leggiamo l’estratto d’un rapporto di Polizia – celeberrimo tra gli studiosi e citato anche dai romanzieri. Redatto nel giugno del ‘19 dall’ispettore generale Giovanni Gasti, reggente della Questura di Milano, che dedicò particolare attenzione alla sorveglianza del movimento fascista. E ritenuto da De Felice ‘ un profilo del ‘Direttore del Popolo d’Italia’ ( Mussolini) che i fatti successivi avrebbero confermato in pieno e a cui lo storico può ancor oggi in gran parte riferirsi.’
“… Benito Mussolini – scrive Gasti – è di forte costituzione fisica. Questa sua robustezza gli permette un continuo lavoro. Riposa fino a tarda ora del mattino, esce di casa sua a mezzogiorno, ma non vi rientra più che alle 3 dopo la mezzanotte, e queste quindici ore, meno una breve sosta per i pasti, sono devolute all’attività giornalistica e politica.
‘…Mussolini è un sensuale e ciò è dimostrato dalle varie relazioni contratte con donne delle quali le più notevoli sono quelle colla Guidi e colla Dalser sopra accennate.
E’ un emotivo e un impulsivo e questi caratteri lo rendono nei suoi discorsi suggestivo e persuasivo per quanto, pur parlando bene, non possa dirsi un oratore. E’ in fondo un sentimentale, ciò che gli attira molte simpatie e amicizie.
E’ un disinteressato, prodigo dei denari che maneggia e ciò gli ha formato una reputazione di altruismo e di filantropia.
E’ molto intelligente, accorto, misurato, riflessivo, buon conoscitore degli uomini e delle loro qualità e manchevolezze. Facile alle pronte simpatie ed antipatie, capace di sacrificio per gli amici, è tenace nelle inimicizie e negli odi.
E’ coraggioso ed audace; ha qualità organizzatrici, è capace di determinazioni pronte; ma non altrettanto tenace nelle convinzioni e nei propositi.
E’ ambiziosissimo. E’ animato dalla convinzione di rappresentare una notevole forza nei destini d’Italia ed è deciso a farla valere. E’ uomo che non si rassegna a posti di secondo ordine. Vuole primeggiare e dominare.
Nel socialismo ufficiale salì rapidamente da oscure origini a posizione eminente. Egli fu il direttore ideale dell’ “Avanti!” pei socialisti. Fu in quel campo molto apprezzato e amato. Qualcuno dei suoi antichi compagni e ammiratori confessa ancora che nessuno meglio di lui seppe comprendere e interpretare l’anima del proletariato il quale vide con dolore la sua apostasia.
Questa fu determinata non da calcolo di interesse o di lucro. Egli fu un apostolo sincero ed appassionato prima della neutralità vigile ed armata e poi della guerra, e non credette di transigere colla sua onestà personale e politica valendosi di tutti i mezzi, da qualunque parte gli venissero, ovunque li potesse raccogliere, per sostenere il suo giornale, il suo programma, la sua linea d’azione.
Questa la sua direttiva iniziale. Quanta parte poi delle sue convinzioni socialiste delle quali mai fece palese o intima abiura si sia sperduta nelle transazioni finanziarie indispensabili per la continuazione della lotta ingaggiata, nella utilizzazione – anche a scopo personale – del denaro ricevuto e nell’alleanza con uomini e con correnti di diversa fede, nell’attrito con gli antichi compagni, nella quotidiana schermaglia coi socialisti ufficiali, sotto la costante pressione dell’odio indomabile, dell’acre e ingiuriosa malevolenza delle accuse e delle calunnie incessanti degli antichi suoi seguaci è difficile precisare trattandosi di un’indagine introspettiva nel foro imperscrutabile della coscienza, ma è indubbio che tutti questi elementi compressori e corrosivi debbono aver notevolmente disgregato e logorato i principi marxisti dell’ex leader socialista. Ma se queste alterazioni si sono verificate, se pur adombrino il suo spirito e possano tradursi nella realtà delle cose e delle situazioni, egli non le lascerà tuttavia mai trasparire con troppa evidenza, non permetterà mai che altri le denudi e le sveli, egli vorrà sempre parere, e s’illuderà forse sempre di essere socialista, malgrado che la sua opera possa essere utilizzata a fini costituzionali, malgrado che il dissidio con coloro che pretendono di essere i dogmatici della ortodossia socialista si faccia sempre più insanabile e profondo.
Questa secondo le mie indagini la figura morale dell’uomo, in contrasto con l’opinione dei suoi antichi compagni di fede e di adepti a partiti d’ordine che lo ritengono un venduto, un corrotto e un corruttibile, ed in contrasto anche ad altri che lo ritengono fermamente saldo nei suoi principi socialisti di un tempo…
…Certo che in campo avverso Mussolini, uomo di pensiero e di azione, scrittore efficace ed incisivo, oratore persuasivo e vivace potrebbe diventare un meneur temibile…’ ”
(‘Meneur’ – considerate le odierne attitudini ‘creative’ nei confronti delle lingue parlate – in francese non è ‘uno che mena – che picchia’. Significa, al netto: leader, capo.)
C’è da esser grati al Questore Gasti, direi. Per lo sguardo acuto, imparziale. E per la ricognizione attenta, calibratissima d’un carattere, di un’anima e anche – cosa ancor più ardua, rasenta la veggenza – per l’intuizione d’un possibile destino.