UFO, Unidentified Flying Object, è l’acronimo con il quale siamo abituati a chiamare, dal 1952, gli oggetti non identificati che compaiono nei cieli del nostro pianeta e che si presuppongono di provenienza ‘extraterrestre’. Quando nel 1933 un velivolo non identificato dalle straordinarie tecnologie cadde nei pressi di Varese, il Duce Benito Mussolini non pensò ai marziani: per lui si trattava di nazisti e la sorprendente tecnologia aeronautica che apparentemente avevano conseguito non lasciava dubbi, era necessario allearvisi per non essere sconfitti.
di Davide Bartoccini da del 23/03/17
Questa bizzarra quanto singolare supposizione è stata elaborata dall’ufologo Roberto Pinotti, segretario del Centro Ufologico Nazionale, ed è basata sull’avvenimento parzialmente documentato che racconta di un velivolo ‘non identificato’ caduto nei pressi del Lago Maggiore, con a bordo due uomini di non consueta fisicità, la notte del il 13 giugno 1933. I corpi, recuperati e conservati in formalina per essere a lungo studiati, erano alti 1,80, avevano capelli e occhi chiarissimi e sparirono, come i resti del velivolo, quando vennero scoperti dagli alleati al termine del conflitto. Probabilmente vennero spediti negli Stati Uniti. Il velivolo in questione, dalla forma cilindrica e dotato di oblò, sarebbe stato recuperato segretamente dal regime fascista e sarebbe rimasto custodito gelosamente in un hangar della Siai-Marchetti (più nota durante il ventennio come Savoia Marchetti) per quasi dodici anni.
Sempre secondo Pinotti, l’avvenimento destò tanta preoccupazione nel regime da arrivare a costituire anche una sezione dedicata alla ricerca sugli ‘ufo’: il Gabinetto RS33, di cui , sempre secondo il ricercatore, avrebbe fatto parte perfino il premio Nobel Guglielmo Marconi.
Avvistamenti sospetti o apparentemente ‘inspiegabili ‘ avvennero per tutto il resto degli anni ’30 e ‘40, ma del resto basta rispolverare la leggenda del ‘Pippo’ – il fantomatico fantasma che la notte ronzava nei cieli della Repubblica di Salò, ma che altro non era se non i bimotori alleati inviati a compiere fulminei raid notturni per abbattere il morale della popolazione – per avere un metro di giudizio sulle credenze popolari e la percezione della tecnologia aeronautica di quel tempo.
Quando gli Alleati si stabilirono nell’Italia liberata e vennero a conoscenza dei rottami del velivolo custoditi dell’hangar della S.M. , questi immediatamente sparirono per sempre insieme ai due presunti corpi ‘alieni’, continua Pinotti, aggiungendo il particolare secondo il quale “stranamente le tre persone che erano a conoscenza del trasporto di quelle casse negli Usa sono morte, due in incidenti di mare, una suicida”.
Di cosa si trattava veramente? Si è lungo parlato di WunderWaffen – le armi miracolose bramate da Hitler per il raggiungimento della superiorità aerea che avrebbero cambiato le sorti della guerra – e questa potrebbe esse un’ipotesi da cui partire e da accostare alla teoria di Pinotti; la descrizione dei resti del velivolo infatti, farebbe subito pensare al un caccia intercettore VTOL (Vertical Take-Off and Landing) Focke-Wulf Fw Triebflügel, mai prodotto né testato, all’Heinkel He 176 (foto), aereo razzo testato nel 1939 ma mai entrato in produzione, o ai prototipi di intercettori e bombardieri a reazione progettati da Messerschmitt e Arado tra il 1941 e il 1945, i quali voli – se raggiunta la realizzazione di prototipo – non sono mai avvenuti prima del 1940. Ad esempio l’endoreattore sperimentale Messerschmitt Me 194 dal quale venne sviluppano il Me 163, venne testato nel 1941 ,a raggiunse l’operatività nel 1944.
Parlare di Haunebu o Reichsflugscheiben , i famigerati UFO nazisti, lascia quindi al solito il tempo che trova. La ricostruzione di Pinotti, per quanto affascinante, rimane dunque in parte confutabile dalla prematura datazione degli eventi, oltre che ovviamente priva di documentazione storiografica sufficiente. Va per onor di cronaca citato però che, lo stesso asso dell’Armée de l’Air (adottato dalla RAF) Pierre Clostermann, che davvero fu tra i primi a scontrarsi con i futuristici caccia a reazione della Luftwaffe mentre era a bordo del suo Hawker Tempest, descriveva i piloti tedeschi intravisti negli abitacoli come ‘strani uomini insetto’ per via delle dotazioni di volo indossate sui loro prestanti fisici nordici dai colori chiarissimi: occhiali tondi, respiratore per l’ossigeno in gomma nera.
Insomma, cosa sia caduto nel Varesotto nel 1933, non possiamo saperlo. Ma nel dubbio possiamo quasi affermare con certezza che non si trattava di tecnologia bellica del Terzo Reich. Quindi il Duce, lì dove davvero fosse stato spinto ad allearsi con i nazisti per la suggestione dovuta ad un oggetto volante futuristico, venne tratto in fallo: forse erano i marziani gli alleati che davvero cercava.