Su “La Razon” del 12 giugno 2025, l’accademico Manuel Lucena Giraldo smonta i miti che per secoli hanno circondato l’immagine dell’Impero spagnolo, collocandone il discredito nel terreno della propaganda moderna.
In un lungo articolo su “La Razon”, David Cavero ha raccontato le posizioni dello storico Manuel Lucena Giraldo espresse in una lunga intervista su Historia National Geographic. Secondo Lucena Giraldo, l’idea di un Impero spagnolo crudele, distruttivo e particolarmente brutale si è radicata profondamente nell’immaginario occidentale. Tuttavia, secondo lo storico, questa percezione, nota come “leggenda nera”, non è altro che una finzione costruita in tempi recenti.
Nell’intervista Lucena spiega con chiarezza che questa visione distorta è, in realtà, un prodotto del XX secolo, più influenzato da interessi politici e nazionalismi contemporanei che dai fatti storici. Lucena, ricercatore del CSIC e uno dei maggiori specialisti in storia globale ispanica, sostiene che il concetto di “leggenda nera” come tale non esisteva all’epoca dell’Impero. Il termine fu coniato intorno al 1910 da Julián Juderías, che cercò di denunciare un’immagine sistematicamente negativa della Spagna in Europa.
Per lo storico, questo racconto nasce in un contesto di crisi nazionale: dopo la perdita delle ultime colonie nel 1898, parte del pensiero spagnolo ricorse a una spiegazione vittimistica, attribuendo la colpa a una presunta campagna estera di discredito storico del paese.
La leggenda nera spagnola: mito o realtà?
Ma cosa c’era prima di questa leggenda? Ovviamente, propaganda. Come in ogni conflitto imperiale, le potenze rivali (Inghilterra, Paesi Bassi, Francia) promossero narrazioni ostili contro la Spagna. Alla fine del XVI secolo, durante il regno di Filippo II, queste campagne si intensificarono. “Ciò che distingue la leggenda nera è che gli stessi spagnoli l’hanno accettata come vera”, spiega Lucena. È questa interiorizzazione a renderla un fenomeno culturale singolare, diverso dalle critiche ricevute da altri imperi europei.
Lo storico precisa anche che, accanto alla leggenda nera, esiste una “leggenda rosa”: l’idealizzazione del ruolo civilizzatore della Spagna in America, una narrazione che inizia con il testamento di Isabella la Cattolica del 1504, in cui si proibiva la schiavitù degli indigeni. Entrambi gli estremi, sottolinea Lucena, distorcono la complessa realtà imperiale. “Le leggende, nere o rosa che siano, non sono storia. Sono racconti interessati”, afferma.

Una parte centrale del racconto nero si basa sulla violenza esercitata durante la conquista dell’America. Lucena non nega questa violenza, ma la contestualizza: “Ogni impero si fonda su conflitti. Quella che chiamiamo conquista fu, in gran parte, una guerra tra popoli indigeni, in cui gli spagnoli giocarono un ruolo limitato ma decisivo”. Molti gruppi mesoamericani, sottomessi dagli aztechi, si allearono con i castigliani per rovesciare il potere dominante. Questa rete di alleanze locali, più che un’invasione puramente europea, spiegherebbe il rapido collasso dei grandi imperi indigeni.
Lucena mette in guardia anche sull’uso strumentale di testimonianze come quelle di Bartolomé de las Casas, la cui Brevísima relación de la destrucción de las Indias fu ampiamente sfruttata dai nemici della Spagna. Illustrazioni che mostravano smembramenti e torture contribuirono a consolidare in Europa un’immagine demonizzata del conquistatore spagnolo. Tuttavia, lo stesso autore, sottolinea lo storico, è stato trasformato in una figura quasi sacra dall’indigenismo moderno, quando il suo contesto e le sue motivazioni erano molto più complessi.
Perché l’idea della “leggenda nera” si è consolidata?
Una domanda cruciale è perché la figura del conquistatore crudele sia perdurata così a lungo. La risposta, per Lucena, risiede nella funzionalità politica di questa immagine. Potenze come Inghilterra, Francia o Stati Uniti la utilizzarono come strumento identitario contro un impero meticcio, cattolico e barocco. Nel XIX secolo, ad esempio, il nascente nazionalismo statunitense si costruì in opposizione simbolica alla Spagna decadente. Questa opposizione culminò nella guerra del 1898, in cui il racconto di una Spagna oppressiva e arretrata fu fondamentale per giustificare l’intervento.
Paradossalmente, al di fuori dell’Europa e del mondo anglosassone, questa leggenda non ha lo stesso peso. “In Cina o in molti paesi africani, la Spagna non è vista come una potenza coloniale aggressiva, a differenza di Francia o Regno Unito”, evidenzia Lucena. In quei contesti, il paese è percepito persino come un attore culturale o diplomatico amichevole.
In questo modo, la leggenda nera non è tanto una descrizione del passato quanto una costruzione del presente. E come ogni costruzione, deve essere messa in discussione, sfumata e, soprattutto, analizzata con gli strumenti della storia, non con quelli dell’ideologia. Solo così si potrà superare il peso delle leggende e guardare al passato con una prospettiva più completa.