di Nicola Vacca – da Gli Amanti dei Libri – 22 settembre 2020
Armando Torno, scrittore e giornalista culturale tra i migliori della sua generazione, per anni responsabile della pagine culturali de Corriere della Sera, ha frequentato la Russia per oltre un decennio. Nei suoi viaggi ha scritto una serie di articoli interessanti che adesso ha raccolto in un libro. Le rose di Stalin. La ballerina del Bolscioi e altre cronache dalla Russia è un libro davvero interessante, una lettura ricca di aneddoti e curiosità inedite. Torno è stato l’unico giornalista italiano ad accedere alla biblioteca di Stalin.
L’autore ci conduce con la sua scrittura accattivante e colta nei corridoi segreti della cultura e della società russa.
Incontro con un discendente diretto di Tolstoj presso la tenuta di Jasnaja Poljana, dove il grande scrittore trascorse una cinquantina d’anni della sua vita, l’incontro Evgenij Borisovič Pasternak, figlio primogenito de l’autore de Il dottor Živago che racconto le vicissitudini sulla pubblicazione del romanzo del padre e i numerosi tentativi di censura e di boicottaggio, compresi quelli pesanti del compagno Palmiro Togliatti che interviene, su sollecitazione del Pcus, presso l’editore, per convincerlo a non pubblicare il romanzo.
Le rose di Stalin come ci dice lo stesso Torno nella suggestiva Prefatio dolorosa è un viaggio nella cultura russa per capire soprattutto cosa sta accadendo in quel paese dopo il crollo del comunismo.
Torno è riuscito a entrare nella biblioteca di Stalin e questo è un grande colpo giornalistico. Nel libro racconta quello che ha trovato e ha visto. Venticinquemila volumi, molti dei quali avevano note del dittatore, sottolineature, dediche e altri segni. Stalin leggeva sempre con la matita in mano.
Torno nelle sua cronaca, con una guida d’eccezione, il professor Boris Ilizarov, ci accompagna tra i misteri di quel che è rimasto della raccolta dei libri posseduti da Stalin.
Sono talmente tante le cose curiose che Armando Torno ci racconta in questi pezzi straordinari di umanità e di cronaca che nella nostra mente possiamo raccogliere moltissime impressioni, di quelle che arricchiscono e che non si dimenticano mai.
Torno, incontrando la figlia adottiva di Chruščëv, ci rivela che il successore di Stalin non ha mai sbattuto la scarpa sul seggio dell’Onu. Praticamente si tratta di un falso, o di qualcosa del genere.
Interessanti le indiscrezioni che Torno rivela in merito a un rapporto ambiguo e complice tra Stalin e Simenon. Il metodo che il dittatore sovietico usava per scovare le spie e far luce sui complotti lo prendeva in prestito dalle teorie del noto scrittore belga.
Le rose di Stalin è una lettura piacevole. Qualcosa di più di una raccolta di articoli.
Armando Torno, come scrive nella prefazione, con questo diario russo cerca di catturare i suoi pensieri, di mettere ordine nelle sue divagazioni di intellettuale curioso. Perché la memoria va sempre raccontata e testimoniata, magari anche divagando e ascoltando le ragioni del proprio cuore.
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