Fabio Sindici da “La Stampa” del 25 dicembre 2022
Cercava un «rifugio selvaggio», Fosco Maraini. Gli deve essere sembrata un’epifania immobiliare la casa in pietra spuntata a una svolta di sentiero durante un’escursione sulle Alpi Apuane negli Anni 70. Per l’orientalista, poeta, alpinista e fotografo divenne il buen retiro perfetto: «Appena posso scappare da Firenze mi rifugio in questo paradiso. Pasquigliora e dintorni, luoghi abbandonati». Oggi ritrovati. La casa-rifugio è una delle ultime entrate nella rete delle Case della memoria, associazione con sede a Prato che raccoglie un centinaio di dimore lungo la Penisola abitate e amate da personaggi illustri.
Un itinerario italiano che coniuga il genius loci con il genio di inquilini quali John Keats, Galileo Galilei, Antonio Gramsci e Giacomo Puccini. Insieme al ritiro montano di Maraini, in questi ultimi giorni sono entrate nell’elenco il palazzetto del compositore Gaspare Spontini a Maiolati Spontini, nelle Marche, e la rocca di Dozza che appartenne al cardinale Lorenzo Campeggi, il diplomatico che si recò alla corte di Enrico VIII per convincerlo a rinunciare al divorzio da Caterina d’Aragona. La missione fallì, il re sposò Anna Bolena e la chiesa anglicana soppiantò quella cattolica in Inghilterra.
Nascondono segreti, aneddoti e, appunto, memorie sospese, le stanze delle case dei grandi italiani (o degli stranieri che decisero di vivere nel Belpaese, come Elizabeth Barrett e Robert Browning, al piano nobile di palazzo Guidi a Firenze, in cui Elizabeth scrisse il poema Casa Guidi Windows, le finestre da cui la poetessa malata osservava e si innamorava dei moti risorgimentali).
«Sono case museo, ma sono allo stesso tempo dimore vive – dice Marco Capaccioli, vicepresidente dell’Associazione -. Per conoscere Giorgio Morandi è utile recarsi nella casa che volle farsi costruire a Grizzana Morandi (paese che ha aggiunto il nome del pittore al proprio) a partire da un semplice schizzo che somigliava a quello degli esercizi dei bambini a scuola: quattro pareti, un tetto a punta, finestre che ammiccano alla strada. Fa parte della rete anche il Vittoriale di Gabriele D’Annunzio a Gardone Riviera, con le sue collezioni e stravaganze.
Grazie anche a queste magioni-dive, lo scorso anno più di due milioni di visitatori hanno passato gli usci delle case della memoria». Dal 2005, quando è stata creata l’associazione, ci sono state entrate e uscite celebri: la casa di Dante a Firenze ha lasciato otto anni fa, in compenso è entrata quella di Michelangelo.
Agli antipodi del rifugio di montagna di Maraini è la villa di Ugo Tognazzi a Velletri, dove l’attore riuniva comitive di amici per interminabili e straripanti banchetti. «Oggi l’anima della casa è il figlio Gianmarco, che la apre su appuntamento. Una delle condizioni per entrare nell’associazione è l’apertura al pubblico. Insieme all’essere stata abitata da un personaggio illustre e di aver conservato, almeno in parte, l’atmosfera che questi vi aveva creato». L’impronta dell’autore, insomma. Che, a volte, è impalpabile.
Da rintracciare con il bastone da rabdomante. Come la casa dei mandorli a Pennabilli, in Romagna, dove il poeta e sceneggiatore Tonino Guerra immaginava giraffe dai lunghi colli che foravano la nebbia. Fa parte di un museo diffuso, dedicato ai luoghi dell’amico e collaboratore di Federico Fellini. Così la rete delle dimore d’autore si collega ad altre realtà. Per la stessa casa di Maraini si pensa a un parco letterario delle Alpi Apuane, già disseminato di luoghi segreti come la minuscola libreria “Sopra la Penna” della poetessa Alba Donati nella vicina Lucignana.
La stessa associazione ha predisposto degli itinerari come quelli dedicati in Basilicata allo scrittore Carlo Levi e al pittore risorgimentale Michele Tedesco. Sul territorio le case celebri trovano un accostamento con gli assaggi gourmand: per esempio a Moliterno, dove è la casa-museo di Tedeschi, si è già pensata un’accoppiata con il tipico formaggio canestrato.
L’associazione di Prato ha legato case e talenti al cibo nel progetto “A tavola con i grandi” nel 2015, da cui è stato tratto un libro dallo stesso titolo che sarà presentato venerdì nella villa La Cinquecentina appartenuta al condottiero Francesco Guerrazzi a Cecina.
Nel libro si trova anche un curioso collegamento con il presidio Slow Food a baluardo della gallina bianca di Saluzzo e la casa di Silvio Pellico; pare che il patriota autore delle Mie prigioni fosse un estimatore delle sue carni. Il genio creativo è ben rappresentato tra gli inquilini delle case della memoria: scrittori, pittori, scultori, musicisti. Non sempre è facile interpretare i geroglifici della memoria.
Ma a volte i geni lasciano indicazioni precise nelle disposizioni testamentarie. Come Giuseppe Verdi che pretese che gli eredi continuassero a ricoprire i vialetti della villa di Sant’ Agata di sabbia di fiume. Per attutire i rumori. L’attuale generazione, che ancora abita la villa, continua a osservare il comandamento: la sabbia viene sparsa regolarmente per rispettare il genio, che sia quello del defunto compositore, o quello vivente del luogo. –