Parte dei diari di Mussolini e le ultime lettere scritte dal Duce poco prima di lasciare Milano per la Svizzera ed essere catturato dai partigiani, a Dongo, ‘riposano’ in valle Spluga, a pochi chilometri dal confine elvetico, rinchiusi in una cassa di zinco. Lo rivela oggi all’Ansa il figlio dell’ex console italiano e segretario del Fascio a Berlino, Guglielmo Della Morte, che in quei giorni fu convocato dal Duce “dal quale ricevette una borsa di documenti chiusa con un lucchetto con l’impegno a non aprirla se non dopo il 2025”.
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Paolo Gratton, da ANSA del 17 giugno 2010
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Vero o falso? Vero o ancora una bufala sui diari del Duce dopo la querelle sollevata alcuni anni fa dal ‘bibliofilo’ Marcello dell’Utri? Questa volta sembra che sia tutto vero e documentabile, soprattutto per la caratura del personaggio coinvolto. Guglielmo della Morte (Milano 1902-1961), infatti, fu personaggio di spicco del regime e diplomatico di carriera. Dopo aver lavorato in una ‘bottega’ antiquaria, a Milano, già negli anni Venti Della Morte aderì al Fascismo e intraprese una carriera diplomatica che lo portò, negli anni, a Kassel, Breslaw, Moulhouse, Saarbruken e, appunto, a Berlino dove instaurò stretti contatti con le alte sfere del III Reich. Lasciò la Germania dopo l’8 settembre 1943 per trasferirsi a Campodolcino di Valle Spluga dove la famiglia aveva una villa. Nei convulsi giorni di aprile 1945 venne “convocato” a Milano dove, appunto, ricevette dal Duce una borsa, chiusa con un lucchetto marchiato B.M., con documenti segreti e una somma di denaro in franchi svizzeri. “Il Duce – riferisce oggi il figlio del diplomatico – lo invitò a nasconderla e a rendere pubblico il contenuto non prima del 2025”. Perché quella richiesta? “Se fossero stati solo soldi – prosegue oggi l’erede dell’ex console a Berlino – quella richiesta ‘temporale’ non avrebbe avuto alcun senso. E’ logico pensare che il Duce in quella borsa-valigia avesse nascosto alcuni documenti importanti, magari copia di alcune lettere inviate ai leader occidentali per ‘trattare’ la sua fuga, oppure copia dei suoi diari, oppure altri documenti di particolare importanza. Insomma materiale che avrebbe potuto compromettere altre persone. Da qui la richiesta a mantenere il segreto per gli 80 anni canonici”. Il figlio di Guglielmo Della Morte, che vive in Friuli, ha deciso di parlare oggi perché è già avanti con gli anni. “E vorrei mantenere fede alla richiesta del Duce e al segreto rivelatomi da mio padre quando compii 18 anni, il 18 giugno 1954. Ho fatto un sopralluogo in questi anni e ho constatato che la borsa-valigia, protetta da una cassetta di zinco, è ancora là, in valle Spluga, a pochi chilometri dal confine con la Svizzera. Io mi sento vincolato alla parola data da mio padre. L’iter per l’apertura e la pubblicazione dei documenti tuttavia é già stato definito”. Guglielmo Della Morte, che in Germania sposò Brigitte von Plotho (Darmstadt 1916-Milano 1958), fu oggetto nell’immediato dopoguerra di un attentato che per poco non gli costò la vita. I due attentatori vennero individuati ma poterono usufruire dell’amnistia voluta dal Guardasigilli dell’epoca, Palmiro Togliatti.
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Inserita su www.storiainrete.com il 17 giugno 2010