Anche quest’anno, a poche settimane dalla premiazione, il Premio Acqui Storia, il principale premio storico italiano, è immerso nelle polemiche, sorte dalle dimissioni dalla presidenza della commissione scientifica del professor Valerio Castronovo. Iniziamo a darne conto con un breve articolo di Augusto Grandi da Barbadillo e con una nota del prof. Aldo Mola che, oltre a presidere il comitato scientifico di “Storia in Rete”, è anche autorevole membro della giuria dell’Acqui Storia. (Sir)
Puntuale come un articolo banale sulla prima nevicata, la polemica sul premio Acqui Storia rispunta annualmente appena si avvicina il momento della scelta del vincitore. Quest’anno, per essere puntuali sul pezzo, i media di servizio hanno dovuto riesumare le dimissioni di Castronovo dalla presidenza di una delle giurie del Premio. Dimissioni che risalgono all’autunno dell’anno scorso, ma quando si deve far polemica va bene tutto.
di Augusto Grandi dal Barbadillo del 10 settembre 2014
Per preparare l’affondo di Castronovo si è partiti con richieste di togliere patrocini e finanziamenti al premio. E perché mai? Perché – sostengono i rancorosi – il premio è diventato nero. E il povero Castronovo si è sentito isolato. Tutto è cambiato – spiega lo storico noto per le agiografie dei grossi capitalisti italiani a partire dagli Agnelli – rispetto alle origini ed alle ragioni del premio. Non è che abbia torto: i decenni del premio in “rosso” sono stati caratterizzati dalla scarsissima partecipazione di scrittori e case editrici. Ora sono quasi decuplicati, ma questo deve essere un demerito, per lo storico. E perché sono decuplicati? Perché ora il premio viene assegnato ai libri migliori mentre la ragion stessa del premio – lo affermano i media e lo storico – era di valorizzare i volumi ortodossi, di area. Area rossa, ça va sans dire. Ora, invece, si premia la qualità e questo infastidisce. Qualità nera, secondo i rappresentanti del politicamente corretto.
Basta analizzare i vincitori dello scorso anno per rendersene conto. Dunque un premio ad un giornalista del Corriere della Sera (tutto tranne che nero), all’ambasciatore Serra (ambasciatore dell’Italia democratica nata dalla resistenza, mica ambasciatore della Rsi), a Marcenaro che ha dedicato un libro a Rimbaud e Verlaine, non proprio esponenti di una estrema destra francese, così come non sta a destra Marcenaro. Ma non importa: il premio non può andare a chiunque, e non importa che il qualunque stia a sinistra. Bisogna rivedere i criteri, accettare solo la partecipazione di volumi selezionati da Botteghe Oscure. Oddio, Botteghe Oscure non c’è più? E chi darà la linea ai compagnucci senza parrocchietta? Toccherà a qualche giornalista allineato e coperto? Toccherà a qualche nuovo assessore locale? O toccherà al capitalismo progressista e globalista con residenza in Svizzera? L’importante è tornare ai ne-fasti del passato. Con 20 partecipanti, tutti schierati dalla stessa parte. In modo da poter premiare libri che nessuno leggerà mai. Almeno, in passato, la commissione cultura del Pci poteva degnarsi di sfogliare un volume per favorire la vittoria di un compagno da inserire nel Partito. Ora non c’è più nemmeno la possibilità di farlo assumere all’Unità o di cooptarlo tra le renzine.
“Ma Castronovo approvò ogni decisione”
di Aldo A. Mola
Al fine di eliminare immediatamente ombre e/o illazioni sui lavori della Giuria della sezione scientifica del Premio Acqui Storia 2014, a prescindere dalle iniziative di tutela del buon nome dei loro singoli componenti, dichiaro che (a differenza di quanto è accaduto nel passato remoto) nessun suo componente (i professori Massimo de Leonardis, Giuseppe Parlato, Francesco Perfetti, Gennaro Sangiuliano e lo scrivente) è mai stato premiato in alcuna edizione dell’Acqui Storia, sicché risulta del tutto destituita di fondamento l’affermazione di “singolare interscambio tra premiati e componenti dei giuria, ecc.”, che si legge nell’articolo Acqui Storia al veleno (“La Stampa”, Alessandria, 10 settembre 2014).
Senza entrare nel merito di affermazioni contenute in detto articolo e altrove, reputo utile e doveroso ricordare che il prof. Valerio Castronovo (premiato nel 1978 , membro della Giuria dal 1981 al 1995 e presidente, su designazione, nelle edizioni 2012- 2013), dopo aver compartecipato a tutte le fasi dell’edizione 2013 (scelta dei finalisti e del vincitore, premiazione e cena), si dimise il 21 novembre seguente da presidente e da membro della Giuria scientifica adducendo le “dichiarazioni del tutto strumentali rese dal Sindaco (di Acqui) alla stampa”. Il prof. Castronovo non avanzò alcuna riserva nei confronti dell’operato della Giuria, che, nei due anni della sua presidenza, ha sempre concluso i lavori all’unanimità, da lui sottoscritti: sia la scelta dei finalisti, sia la proclamazione dei vincitori, né mai ha comunicato ai colleghi della Giuria i motivi delle sue dimissioni.
Trovo sgradevole che vengano rilasciate dichiarazioni alla vigilia della designazione del vincitore. Ma la Giuria, come il prof. Castronovo ha constatato (e consta dai verbali), non se ne turba: ha sempre dato e dà prova di equilibrio, oltre che di pazienza.
Sempre per sgombrare il campo da altri equivoci, ricordo che il prof. Guido Pescosolido, come da atti a disposizione di chi voglia conoscere la verità dei fatti, si dimise prima della riunione della Giuria, le cui decisioni quindi non erano affatto scontate.
Aldo Alessandro Mola
presidente-vicario sezione scientifica
Premio Acqui storia 2014.