Il 29 gennaio del 1942, mentre le truppe nazifasciste tentavano di conquistare l’attuale Ucraina, su ordine di Joseph Stalin iniziò la deportazione degli italiani di Crimea. Circa quattromila persone furono caricate sui carri bestiame e trasferite nei campi di lavoro dell’Asia centrale. La maggior parte morì ancora prima di arrivare a destinazione, altri perirono sotto i lavori forzati. Solo un minima parte riuscì a salvarsi. Oggi in Crimea vivono circa 300 tra deportati e loro discendenti. A differenza delle altre minoranze che abitavano nella regione e subirono la stessa sorte, agli italiani non è stato riconosciuto lo status di deportati, né è stata restituita la cittadinanza del paese d’origine.
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dal “Corriere della Sera” del 27 gennaio 2012
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Inserito su www.storiainrete.com il 27 gennaio 2012