Mattia Rossi da “il Giornale” del 18 agosto 2021
Sono le 10,30 del 28 gennaio 1756: nella cattedrale di Salisburgo viene battezzato Johannes Chrysostomus Wolfgangus Theophilus Mozart, nato alle 20 del giorno precedente. A far da padrino al piccolo è il consigliere municipale salisburghese Johannes Theophilus Pergmayr e ad amministrare il sacramento il cappellano della cattedrale Leopold Lamprecht.
Questo atto di battesimo è il primo documento cronachistico riconducibile alla biografia di Wolfgang Amadeus Mozart. Ed è anche il primo testo che apre una pubblicazione a dir poco incredibile e mai vista prima in Italia: Mozart. Le cronache (Zecchini Editore, 2 volumi, pagg. 1528, euro 129), a cura di Marco Murara, un cofanetto che raccoglie tutto ciò che si conosce di ufficiale del genio salisburghese.
L’ennesimo libro su Mozart? Sì, perché si tratta di un’operazione davvero epocale che, con l’integrale delle lettere già pubblicate lo scorso anno dai medesimi curatore ed editore, va a costituire una vera summa mozartiana. Ma è anche un’opera giornalisticamente invidiabile perché riesce a tratteggiare la figura di Mozart non servendosi dei miti e delle leggende sul suo conto – ancorché spesso con molte corrispondenze reali – o attraverso le sue musiche, ma grazie alle testimonianze documentali e, dunque, a fonti primarie senza filtri.
Il merito dei 2003 testi riportati nei due volumi, come annota Angelo Foletto nella presentazione, è quello di «capire» Mozart. Così, le informazioni che si ricavano da questa miniera di atti pubblici, diari, appunti, prime edizioni sono innumerevoli. Ad esempio, è riportata una lettera della sorella Nannerl al segretario concistoriale di Salisburgo von Moelk in cui, dopo la morte del compositore, si raccontano le sue abitudini e la quotidianità, ma anche il tremendo difetto di non essere in grado di gestire il denaro.
Oppure, pochi sanno che Mozart si cimentava anche con la scrittura di indovinelli (che distribuì nel corso di un ballo a Vienna travestito da santone indiano), poesie e, addirittura, una commedia in tre atti: qui c’è tutto. O ancora, è nota la precocità del genio mozartiano, ma ora si conoscono dettagli pressoché ignoti finora: la prima uscita pubblica del piccolo Wolfie (e si tratta della prima volta che comparve il suo nome in un testo a stampa) fu come ballerino, a 5 anni, l’1 e 3 settembre 1761, nello spettacolo di chiusura dell’anno scolastico 1760/1761 del ginnasio di Salisburgo con la messinscena del Sigismundus Hungariae Rex di Eberlin.
Poco dopo, tra il marzo e il luglio 1762, Mozart debuttò come musicista a Monaco alla presenza del principe Maximilian III Joseph. L’immagine dell’enfant prodige che suona bendato o con la tastiera coperta o che improvvisa o che è in grado di replicare e armonizzare all’istante musiche mai ascoltate è confermata dagli articoli e dai ritagli di giornale qui riportati. E un elogio a parte merita proprio la decisione di pubblicare le recensioni dell’epoca che, come rimarca sempre Foletto, permettono di «capire cosa ne pensasse di Mozart il suo tempo».
Sempre per rimanere sul documentale, è piacevole leggere il contratto matrimoniale stipulato, il 3 agosto 1782, tra Mozart e la futura moglie Constanze Weber: la dote della sposa fu di 500 fiorini, quella di Mozart di 1000. Si sposarono il giorno seguente. E le parole che Constanze scrisse il 5 dicembre 1791, vedova da poche ore, testimoniano un legame tra i due che molto spesso non emerge: «Amatissimo sposo! Mozart indimenticabile per me e per tutta l’Europa – anche tu ormai riposi – per sempre!! – Ci ha unito il legame più dolce e inscindibile! – Oh, che io possa presto essere unita a te per sempre».
Sono parole che riprendono quelle che Mozart stesso scrisse in occasione della morte dell’amico Sigmund Barisani: «Non troveremo mai la pace – prima di avere la gioia – di rivederlo in un mondo migliore – per non separarci mai più». A questo punto si apre l’ultimo inedito capitolo della biografia mozartiana: la pratica di successione ereditaria.
Murara ha il merito di riportarne integralmente tutti i documenti e se l’inventario di denaro (60 fiorini), argenti (7 fiorini), vestiti e biancheria (55), mobilio (296) di Mozart può soddisfare la curiosità più spicciola, la lista di libri e partiture presenti in casa al momento della sua morte rivela un esiguo elenco di appena 73 pezzi per un valore accertato di 23 fiorini. Un ennesimo libro su Mozart, dicevamo, ma questo era davvero necessario perché in ogni pagina si scorge un «Mozart che non avevamo calcolato».