La battaglia di ponte Milvio è avvenuta il 28 ottobre 312, 1.700 anni fa, quando l’esercito di Costantino incrociò l’armata di Massenzio. Il mondo che ne uscì non sarebbe più stato come prima. Un anno dopo, l’editto di Milano avrebbe spianato la strada alla cristianità. Là l’Europa affonda le proprie radici.
di Giulio Saletti, da Linkiesta del 29 ottobre 2012
Ci sono battaglie che segnano la storia. Canne, Bouvines, Azincourt, Verdun. Battaglie che scandiscono le cronologie come cippi miliari sulle strade delle civiltà. Ma ci sono poi battaglie, come Maratona o Lepanto, che la storia la cambiano. Battaglie sospese sul ‘punto di biforcazione’, per usare un concetto caro al fisico Ilya Prigogine. Che piegano gli eventi verso mondi completamente diversi imprimendo alla freccia del tempo il tratto dell’irreversibilità. La battaglia di ponte Milvio, combattuta il 28 ottobre 312, è tra queste. Quando 1700 anni fa l’esercito di Costantino incrociò l’armata di Massenzio a un passo da Roma, il mondo che ne uscì non sarebbe più stato come prima. Un anno dopo, l’editto di Milano sulla libertà di culto avrebbe spianato la strada alla cristianità. Là l’Europa affonda le proprie radici.
Gli antefatti sono noti. Alla morte di Costanzo Cloro, il padre di Costantino, il sofisticato meccanismo della tetrarchia inventato da Diocleziano (un governo a quattro, due augusti e due cesari, regolato dalla successione per cooptazione) va in frantumi. È ingegneria istituzionale fragile, che entra subito in crisi di fronte alle ambizioni dinastiche dei figli dei tetrarchi e all’ingerenza degli eserciti nella proclamazione degli imperatori. La guerra civile sarà lunga, quasi una ventina d’anni. Ma il fulcro sarà lo scontro tra Costantino e Massenzio l’usurpatore. Oddio, abusivo in fondo lo era anche Costantino, acclamato come augusto dalle truppe britanniche a York. Ma la sua discesa in campo sarà legittimata dai bruschi rivolgimenti di potere nelle convulse fasi iniziali. E comunque sia, Costantino nel 312 si trova alle porte di Roma, sulla Flaminia, per la scontro fatale.
Come si svolge e quanti giorni dura il combattimento non è semplice dirlo. A essere sinceri, in dubbio è anche l’esatto campo di battaglia. Le fonti, Lattanzio o Eusebio di Cesarea, indicano ponte Milvio, ma Aurelio Vittore parla di Saxa rubra. E oscilla anche la consistenza delle forze contrapposte: il pagano Zosimo stima in 90mila fanti e 8mila cavalieri l’esercito di Costantino e in 170 mila legionari e 18mila cavalieri quello di Massenzio. Secondo l’anonimo dei Panegyrici latini, gli armati erano invece, rispettivamente, 40mila e 100mila. Di sicuro, però, c’è che la tattica di Massenzio, si rivelerà infelice: sperava di sferzare Costantino scagliandogli contro, subito dopo il passaggio delle Alpi, le armate pesanti guidate dal prefetto del pretorio Ruricio Pompeiano (Susa, Torino, Verona), ma alla fine il suo esercito si troverà spalle al Tevere in fuga.
Gli storici militari si sono comunque dilettati a ricostruire dinamiche e fasi. È verosimile, ad esempio, lo attesterebbe un arco quadrifronte del IV secolo inglobato ora in un casale, che Costantino si sia accampato a Malborghetto, una quindicina di chilometri a nord di Roma. Massenzio nel frattempo aveva fatto abbattere il ponte in calcestruzzo costruendo accanto uno di barche, una trappola per l’esercito nemico che in realtà gli si ritorcerà contro. Ma la mossa sorprendente è che il 28 ottobre le legioni di Massenzio attraversano il fiume schierandosi sulla riva destra. Anziché acconciarsi all’assedio, Massenzio cerca lo scontro aperto. Una strategia avventata e in qualche modo inspiegabile. Un paio di contatti violenti, poi la battaglia decisiva, probabilmente nella piana tra Prima Porta e Saxa Rubra.
Costantino, come di consueto, fiacca le ali del nemico con sortite della cavalleria gallica e poi sfonda al centro imprigionando l’esercito di Massenzio nella sacca dell’ansa tiberina. La guarnigione romana ripiega verso ponte Milvio, in rotta totale. E a ponte Milvio, a ridosso del Tevere, si completa il massacro. I soli a resistere sono i pretoriani, gli altri cercano scampo fuggendo sul precario ponte di tavole che si sfalda sotto il peso. E’ la fine. Massenzio morirà annegato.
Sulla battaglia di ponte Milvio, in scia al racconto agiografico di Eusebio, si costruirà la leggenda di Costantino come imperatore cristiano. La croce e la scritta ‘In hoc signo vinces’ apparse in cielo alla vigilia della battaglia e la visione di Cristo in sogno avrebbero convinto Costantino, secondo la tradizione, ad adottare il crismon (il monogramma di Gesù) nelle insegne militari. Ma le fonti discordano e nulla c’è nei fregi coevi dell’arco di Costantino, la croce sugli scudi ha in realtà poco a che fare con la religione e molto più con l’astuzia militare: solo un segno per identificarsi a vicenda e confondere l’intelligence nemica.
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Inserito su www.storiainrete.com il 31 ottobre 2012