Di Stefano Folli – da “La Repubblica”, supplemento Robinson, del 17/11/2024
A cosa serve la storia? E soprattutto a cosa serve oggi rispetto a quell’eterno presente, senza passato e senza futuro, in cui sembriamo essere immersi? La domanda può apparire banale, ma lo è solo per chi si riconosce nella società a-storica, prodotto di una scuola e di una università troppo spesso svuotate nel loro ruolo. Aldo G. Ricci, già ben noto sovrintendente dell’Archivio Centrale dello Stato e docente di Storia contemporanea, nonché saggista originale, risponde affidandosi alla lezione di Augusto Del Noce, per il quale “senza la chiave filosofica la storia non s’intende”. Come dire che la storia culturale e la storia politica vanno insieme come due facce della stessa medaglia. Parliamo della dimensione storica degli avvenimenti, premessa indispensabile per “inserirli nella loro prospettiva”. In parole semplici quel contesto serve a guardare verso il futuro e presagirne il senso, intuirne la direzione di marcia. Non sempre ci si riesce, ma è l’unico strumento a nostra disposizione per non vagare a occhi chiusi in mezzo alla nebbia. Tanto più adesso. Quando la Grande Storia è tornata con il suo bagaglio di conflitti e di lutti. Il mondo si radicalizza sempre più e ciò riguarda in particolare la democrazia italiana, sottolinea Ernesto Galli della Loggia nella prefazione, nata dopo la seconda guerra e la fine del fascismo “con un tratto profondamente introiettato di radicalismo e di contrapposizione”. Ripercorrere le vicende nazionali dal 1914, scoppio della Prima guerra mondiale, al 1953, fine della breve era degasperiana, significa rimettere al loro posto i tasselli, cancellando via via le illusioni confortanti. L’idea, per esempio, che avremmo vissuto la ‘fine della Storia’, in una sorta di pace universale. Invece la morte delle ideologie ha prodotto la morte degli ideologismi, che sono assai più insidiosi. E lo “scontro di civiltà”, tesi di Huntigton presto derubricata a pessimismo congenito, si sta traducendo in pratica attraverso il disordine e l’inquietudine che attraversa il mondo e lo rende un posto incerto e pericoloso. Ragion di più per studiare la Storia e soprattutto farla studiare ai giovani.
Aldo G. Ricci, Elogio della Storia. L’Italia nella guerra civile europea. 1914-1953, OAKS editrice, pp. 450, euro 28 – disponibile su Libreria di Storia cliccando qui