Valle racconta gli italiani che “andavano per mare”: dieci secoli di grande storia del nostro popolo

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Tommaso de Brabant da “La Nostra Storia”, il blog di Corriere.it diretto da Dino Messina, del 9 settembre 2025

Dopo il successo di “Viaggiatori straordinari. Storie, avventure e follie degli esploratori italiani”, pubblicato da Neri Pozza nel febbraio 2024, la stessa casa editrice veneta ha dato alle stampe il nuovo saggio storico del giornalista Marco Valle: “Andavano per mare. Scoperte, naufragi e sogni dei naviganti italiani”, per riversarlo sugli scaffali dal 12 settembre.

Andavano per mare è il “sequel” dichiarato di Viaggiatori straordinari.
Incluso nella collana “I colibrì”, il dittico (per ora) di Valle per Neri Pozza raccoglie racconti di vite conradiane: esistenze folli, tragicomiche, avventurose. Triestino trapiantato a Milano, Valle è un marinaio sbarcato in pianura, con la testa circondata da una libreria vertiginosa, e lo sguardo proiettato sul mondo circostante. Una visione ampia e profonda: letture e studio, viaggi e navigazioni: una cultura fatta non soltanto di carta stampata, ma anche di chilometri racimolati “in cerca di altre rotte, altre stelle, altri flutti”.

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La grande storia si svolge sullo sfondo di queste vicende “bigger than life”: se Valle trae l’ispirazione dai grandi romanzi d’avventura (da Conrad a Salgari), d’altro canto si basa su di una rigorosa preparazione storiografica: i suoi riferimenti prediletti sono Braudel, Hopkirk e Di Rienzo; così i testi di Valle sono sia racconti che saggi storici. “Avventure straordinarie e rischiosissime, ritmate dal frastuono dei marosi e dall’alito dei venti, segnate dalla sete, dalla fame, dalla solitudine, sferzate dal sole, dal gelo. Storie di uomini di mare ma anche di astronomi geniali, temerari letterati, giramondo inquieti”. Storie che sono racconti, racconti che sono la storia: come insegna Braudel, non soltanto l’histoire évènementielle: a essa Valle aggiunge una sua peculiare maniera di fare narrativa. Non soltanto nomi, date, luoghi ed eventi: lo studio di Valle comporta anche una grande conoscenza (per studio come per esperienza diretta) della vita di mare e delle navi.

Si comincia con Cristoforo Colombo (che l’autore difende e riscatta dalle demonizzazioni, facilone e illetterate, di certo culturame farisaico), poi si torna alle repubbliche marinare e da lì comincia una navigazione plurisecolare: dalle suddette repubbliche (non soltanto il quartetto della bandiera issata dalla Vespucci: ci sono anche Savona e Noli, Ancona, Gaeta, Trani e la dalmata Ragusa) ai campioni della vela, dalle crociate alle guerre mondiali: “marinai, mercanti, corsari, scienziati, visionari, sportivi che in ogni tempo e a ogni latitudine, dall’Alto Medioevo al terzo millennio, hanno battuto le onde”. Trecento pagine ritmate, dense, fitte di avventure, episodi più o meno gloriosi, e soprattutto volti, personaggi: eroi, esempi di virtù, grandi temerari, ma anche corsari e pirati, ribaldi, truffatori e avanzi di manicomio.
Tra i personaggi notevoli e gli eventi rimarchevoli che si incontrano in questa galleria di guerrieri e battaglie, velisti e regate, vi sono il prode Guglielmo Embriaco, la battaglia della Meloria (con doverosi rimandi danteschi), le prime navigazioni (in anticipo su Colombo) oltre Gibilterra, Pietro Querini che dalle Lofoten portò in Veneto lo stoccafisso inaugurando la grande tradizione del baccalà, Amerigo Vespucci e Giovanni da Verrazzano, i non proprio rassicuranti Caboto… sino a grandi sottovalutati quali Luigi Rizzo (col tragicomico intralcio delle sue stesse imprese belliche a discapito delle agognate nozze) e il “signore del vento” Agostino Straulino, e infine personaggi odierni, quali Ambrogio Fogar, Folco Quilici, Enzo Maiorca.

Dalla duecentesca “globalizzazione medievale” alla crisi della tarda Età Moderna – dal ‘600, argomenta Valle, “il mare, visto come entità estranea e minacciosa, si dissolse dagli angusti orizzonti italiani” – sino alla svolta risorgimentale espressa da uno dei beniamini dell’Autore, il conte di Cavour; dai combattenti di Otto e Novecento ai velisti nostri contemporanei, Valle racconta uno slancio marittimo che ancora agita gli italiani, nonostante lo stallo imposta dalla “classe dirigente più terragna d’Europa” (qui l’autore cita Lucio Caracciolo).

Quasi un millennio di storia (italiana e globale) narrata attraverso la raffigurazione di vivacissimi medaglioni: Andavano per mare è sia una grande lezione di storia che un romanzo a puntate; due libri in uno. Valle è ritrattista raffinato e profondo, elegante e ironico, colto e capace di leggerezza; quando anche non prende troppo sul serio i suoi soggetti non li svilisce; anzi, li pone nella giusta luce per esaltarne tratti, caratteri, sfumature, spiriti.

Quella che Marco Valle sta realizzando è un’opera storiografica necessaria: restituisce a un pubblico più vasto di quello specialistico storie che la narrazione “pop” ha ormai obliato (si pensi a quanto sarebbe doveroso riconoscere la memoria che gli è dovuta a Pietro Savorgnan di Brazzà, il più nobile fra i protagonisti di Viaggiatori straordinari) oltre a ribattere efficacemente alle storture di troppa anti-cultura: dalla “cancel culture” facilona e illetterata (fin troppo nota la demonizzazione di Colombo) alla retorica anti-italiana.

Vite di grandi italiani, da riscoprire e rileggere in un’Italia che è stata convinta a disprezzarsi: nell’Italia che rimembra ossessivamente la disfatta di Caporetto, ma ignora (consapevolmente) d’aver vinto quello stesso conflitto; la storia di Rizzo, valoroso marinaio cimentatosi nella Grande Guerra, raccontata da Valle può essere un buon antidoto all’estetica della sconfitta, al racconto compiaciuto delle proprie disfatte e all’oblio forzato delle vittorie. Nell’epoca della standardizzazione della conoscenza, dove il sapere e il pensiero sono rimpiazzati dall’automatizzazione, Valle recupera ciò che sfugge all’anonimato dell’insipienza artificiale: l’esperienza. L’esperienza è individuale, è memoria, è un racconto che non può essere riprodotto artificialmente, ma che soltanto un io narrante con la sua coscienza, e nessun algoritmo né alcun automatismo, può enunciare. Valle racconta vite vissute, ritrae personaggi con i loro atti e le loro emozioni e, soprattutto, le loro avventure.

Ancor più, raccontare belle storie di grandi personaggi può e deve essere un’ancora di salvezza per i ragazzi, vittime d’un genocidio culturale e di troppi perniciosi pifferai di Hamelin che li hanno dirottati verso una laidezza compiaciuta e disperata: in assenza d’una politica culturale seria, sarebbe bello proporre le storie d’eroismo, avventura e follia dei personaggi che Marco Valle – coi suoi racconti di “gentiluomini di fortuna” sui quali aleggia, oltre al già citato Salgari, lo spirito di Hugo Pratt – ha recuperato prima con Viaggiatori straordinari, adesso con Andavano per mare, e prossimamente chissà.

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