Da Mediterraneo Antico – Tiziana Giuliani -18 Febbraio 2021
Grazie alle moderne tecnologie mediche ora sappiamo come morì uno dei sovrani dell’antico Egitto che pagò con la vita il desiderio di riunificare le Due Terre e liberarle dai suoi invasori. Seqenenra Ta’a II (o Seqenenra Ta’o II, 1595/85–1555/4 a.C. circa) fu ucciso in battaglia e i suoi imbalsamatori nascosero abilmente alcune profonde ferite riportate alla testa.
La ricerca, pubblicata oggi sulla rivista scientifica “Frontiers in Medicine”, è stata seguita dal dottor Sahar Saleem, professore di radiologia presso la Facoltà di Medicina dell’Università del Cairo, e da Zahi Hawass.
Seqenenra Ta’a, soprannominato il Coraggioso, governò l’Egitto meridionale durante l’occupazione del paese da parte degli Hyksos, una dinastia straniera che conquistò il delta e regnò per circa un secolo (1650-1550 a.C.).
Diverse erano le teorie che aleggiavano sulla morte di questo eroico sovrano, alcuni credevano che fosse stato ucciso in battaglia dagli Hyksos, altri che fosse stato vittima di una congiura nel suo stesso palazzo. Ma su una cosa erano tutti concordi: la mummia trovata nella cachette di Deir el-Bahari nel 1881 non si era conservata bene e ciò significava che l’imbalsamazione doveva essere avvenuta in tutta fretta e lontano dal laboratorio di mummificazione reale.
Ora, grazie alle recenti indagini, siamo in grado di comprendere gli eventi che hanno causato la morte di questo sovrano vissuto durante la XVII dinastia e possiamo ricostruire i suoi ultimi momenti di vita.
Dalla TAC bidimensionale e tridimensionale effettuata sulla mummia di Seqenenra Ta’a è emerso che il sovrano subì gravi lesioni alla testa, ferite non del tutto evidenziate durante gli esami ai raggi X eseguiti negli anni ’60; mentre il resto del corpo non presenta lacerazioni o gravi traumi. Le mani deformate, però, hanno suggerito che Seqenenra Ta’a potrebbe essere stato catturato sul campo di battaglia e immobilizzato con le mani legate dietro la schiena, costrizione che gli impedì di deviare il feroce attacco subito al volto.
Le ferite sono state comparate alle diverse armi appartenute agli schieramenti Hyksos ed ora conservate presso il museo del Cairo di piazza Tahrir. Lo studio su un’ascia, una lancia e diversi pugnali hanno confermato la compatibilità delle armi con le ferite riportate dal sovrano. I risultati indicano che Seqenenra Ta’a fu ucciso da più colpi inferti con differenti armi e da diverse angolazioni da più aggressori Hyksos. Secondo gli studiosi si trattò di una vera e propria esecuzione. Il re tebano potrebbe quindi essere stato giustiziato pubblicamente dagli uomini di Ipepi (conosciuto anche come Apophis) con la partecipazione del re Hyksos in persona che, con la cattura del potente sovrano nemico, dimostrò la propria forza. Inoltre, le conclusioni tratte indicano che Seqenenra combatté davvero in prima linea al fianco dei suoi soldati, rischiando la propria vita per liberare l’Egitto.
Nonostante la convinzione che quella effettuata al corpo di Seqenenra fosse un’imbalsamazione frettolosa, è sorprendente notare, invece, come tantissimi indizi inducano a ritenere che gli imbalsamatori usarono un metodo particolarmente sofisticato per nascondere le ferite sulla testa del re, celandole sotto uno strato di materiale per imbalsamazione che ha permesso “un’otturazione” molto simile a quelle utilizzate nella moderna chirurgia plastica. Ciò significa che il processo di preservazione è stato effettivamente eseguito in un laboratorio di mummificazione reale piuttosto che in un luogo mal attrezzato, come precedentemente sostenuto.
Questo studio ha anche confermato l’età del sovrano, 40 anni circa.
Di certo questa ricerca ha fornito nuovi e importanti dettagli sugli eventi che segnarono la travagliata storia di questo periodo. La morte di Seqenenra stimolò i suoi successori a continuare la lotta per cacciare gli invasori e riunificare l’Egitto. E’ da una stele scoperta nel tempio di Karnak, e conosciuta come la “Tavola di Carnavaron”, che siamo a conoscenza delle battaglie combattute contro gli Hyksos dall’esercito di liberazione guidato prima da Kamose, figlio di Seqenenra, anche lui morto in battaglia, e poi, dopo diversi anni, da suo fratello Ahmose, secondogenito di Seqenenra. Secondo la stele, un ruolo davvero importante lo ebbe anche la madre di questi due fratelli, Iahhotep. Mentre Kamose era in battaglia a nord, la regina fortificò le frontiere meridionali dell’Egitto, a Elefantina, cosicché i nubiani (alleati con gli Hyksos) non potessero oltrepassare i loro confini; poi, alla morte del primogenito e in attesa che Ahmose raggiungesse l’età per scendere in battaglia e comandare il suo esercito, si proclamò reggente. Sempre secondo la stele Iahhotep si comportò da vero faraone e governò con fermezza dimostrando di essere un vero capo militare, senza mai perdere di vista lo scopo ultimo: la completa liberazione delle Due Terre. Una volta che Ahmose fu in grado di governare proseguì gli intenti della sua famiglia: combatté contro gli Hyksos, li sconfisse e li inseguì fino all’odierna Gaza in Palestina, si dice forse fino all’Eufrate. Fu un’agognata vittoria che segnò la fine del II Periodo Intermedio e vide la nascita di una nuova era, quella battezzata come Nuovo Regno, con Ahmose primo sovrano di una nuova dinastia, la XVIII.
Possiamo dire che Hawass e Saleem sono pionieri nell’uso delle scansioni TC per studiare le mummie reali del Nuovo Regno. Prima di Seqenenra altri illustri guerrieri come Thutmose III, Ramesse II e Ramesse III sono stati esaminati; tuttavia, Seqenenra sembra essere l’unico tra loro ad essere stato in prima linea con i suoi soldati sul campo di battaglia.
Source: MoAT