Il Terrore Rosso, quel capitolo taciuto della storia USA del XX secolo

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La storica Sara Georgini intervista Clay Risen sullo Smithsonian Magazine del 1° aprile 2025 sul suo ultimo libro “Red Scare: Blacklists, McCarthyism and the Making of Modern America“.

L’intervista di Sara Georgini, storica della Massachusetts Historical Society, a Clay Risen, pubblicata sullo Smithsonian Magazine, esplora le profondità del “Terrore Rosso”, la caccia ai comunisti nell’America del dopoguerra, attraverso il suo nuovo libro Red Scare: Blacklists, McCarthyism and the Making of Modern America. Basandosi su documenti recentemente declassificati, Risen offre un vivido ritratto del clima politico post-1945, quando la paura del comunismo sconvolse la nazione.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’era atomica rimescolò l’ordine globale e la paura di intrighi comunisti negli Stati Uniti innescò un vero e proprio “Terrore Rosso” che prese di mira lavoratori governativi e star di Hollywood. “Se avevi firmato una petizione, se avevi dato soldi a un gruppo affiliato ai comunisti, se avevi un familiare che era stato comunista improvvisamente rischiavi di essere licenziato o convocato davanti a un comitato congressuale,” spiega Risen. Nomi celebri come Alger Hiss, condannato per falsa testimonianza, Julius ed Ethel Rosenberg, giustiziati per spionaggio, e J. Robert Oppenheimer, privato dei suoi accessi privilegiati al programma atomico statunitense per i suoi legami coi comunisti, emergono come casi emblematici, anche se rappresentano solo una frazione delle migliaia di vite stravolte, inclusi centinaia di insegnanti di New York puniti per idee “di sinistra” degli anni ’30.

Risen rivela cosa lo abbia attirato a questo tema: “C’è sempre stato qualcosa nel Terrore Rosso che mi ha intrigato, fin da quando ero bambino. Era parte dell’ecosistema della cultura americana, soprattutto negli anni ’80 e ’90, con persone che parlavano di mccartismo e liste nere. Non l’ho studiato a scuola, eppure aveva lasciato un segno profondo.” La sua passione per l’intersezione tra politica e cultura lo ha spinto a esaminare il Terrore Rosso come una guerra culturale, un contrasto tra la progressista cultura del New Deal degli anni ’30 — cosmopolita, pluralistica, favorevole a diritti civili e del lavoro — e un conservatorismo anti-progressista post-bellico. Negli anni ’40, la Guerra Fredda rese sospette queste idee: “Quel che era accettabile in passato non lo era più. Se eri comunista, eri nei guai.”

Un esempio è Julius Hlavaty, stimato insegnante di matematica licenziato nel 1953 per aver rifiutato di parlare del suo passato politico di sinistra: “Nessuno dei professori licenziati insegnava comunismo nelle classi. Portavano una sensibilità per proteggere ed espandere i diritti, per discutere di un’America più tollerante. E improvvisamente questo era proibito.” L’intervista tocca anche il ruolo di Harry S. Truman: nel 1947, cercando supporto per l’aiuto militare alla Grecia contro i ribelli comunisti, il suo discorso e un ordine esecutivo per test di lealtà alimentarono l’isteria, dando il via a indagini su milioni di persone senza trovare spie.

Sulle figure chiave, Risen sceglie di non limitarsi a McCarthy, apparso solo a metà degli eventi: “La parte più difficile è stata cucire insieme episodi individuali, storie di vita, scene grandiose e intime per dare un senso al tutto.” La sua esperienza come scrittore di necrologi al New York Times lo ha aiutato: “Un necrologio deve, in poche parole, raccontare la vita di qualcuno, il suo filo conduttore e perché è rilevante.” Tra i casi, i “Hollywood Ten” — produttori, registi e sceneggiatori finiti in lista nera nel 1947 — vissero tragici declini, con alcuni finiti a vendere auto usate. Il Terrore Rosso colpì anche i diritti civili, rallentati fino agli anni ’50, con leader come Martin Luther King Jr. finiti nel mirino.

Infine, Risen collega passato e presente con prudenza: “Ci sono paralleli con oggi, ma è il 2025. Guardare la storia è utile, ma con umiltà, senza forzare interpretazioni.” Un’analisi che invita a riflettere sui lasciti di quel periodo tumultuoso.

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