“I segreti dei conclavi”/6 – Per l’abate Melani “se i partiti restano scornati, allora ha vinto lo Spirito Santo“

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Siamo arrivati alla sesta e ultima puntata de “I segreti dei conclavi”, scritto dall’ormai anziano abate Atto Melani nel 1700 a vantaggio del re per il quale aveva lavorato come agente segreto per una vita: Luigi XIV di Francia, il Re Sole. Come ormai sa chi ha letto le puntate precedenti “I segreti dei conclavi” illustra minuziosamente la teoria e la prassi di un conclave, svelandone leggi e meccanismi capaci di sfidare i secoli. Se nelle prime puntate, abbiamo letto Melani illustrare la “teoria” , nella puntata scorsa e in questa si è passati invece agli esempi “pratici”: il caso di specie è rappresentato dalle lunghe trattative – e relativi scontri – che portarono, dopo ben cinque mesi, alla elezione di Innocenzo XII il 12 luglio 1691. Un esempio storico particolarmente interessante perché dimostra – come si può leggere qui sotto – come non di rado, in un conclave, la spunti il classico outsider, un cardinale su cui nessuno, alla vigilia avrebbe scommesso un soldo.

Come ormai sappiamo, “I segreti dei conclavi” è stato scoperto anni fa alla Biblioteca del Senato di Parigi dagli scrittori italiani Rita Monaldi e Francesco Sorti che hanno messo Atto Melani al centro di una fortunata saga di cinque romanzi pubblicati in tutto il mondo:  ImprimaturSecretumVeritasMysterium e Dissimulatio.

Dopo la scoperta di Monaldi&Sorti e dopo secoli di oblio, l’attenzione è tornata sul personaggio di Atto Melani al punto che nel 2026, nel 400mo anniversario della sua nascita, sono previste varie manifestazioni in Francia e in Italia per ricordarlo:

 
–           Primavera 2026: convegno a Roma su musica, politica e intelligence. L’evento prende spunto dalla straordinaria carriera di Atto (celebre cantante castrato, diplomatico e agente segreto) per esplorare le intersezioni tra i tre campi nella civiltà di ancien régime , con qualche“proiezione“ nell’età moderna.

–           30 marzo 2026 (400° compleanno di Atto Melani): evento commemorativo alla Biblioteca nazionale di Firenze, che ha acquistato tra l’altro numerosi importanti manoscritti di Atto rimersi sul mercato antiquario.

–           Primavera 2026: eventi musicali in Toscana (tra cui Pistoia e Lucca).

–           5-6 maggio 2026: Monaldi & Sorti intervengono all’Opéra Comique di Parigi su Atto Melani nell’ambito delle Journées italiennes de l’Opéra-Comique (in collaborazione con La Maison de l’Italie, il Centre de musique baroque de Versailles, l’Università Côte d’Azur e l’Università Jean Moulin Lyon 3).

–           Ottobre 2026: mostra su ATTO MELANI E LA SUA CERCHIA alla Biblioteca Nazionale di Roma (in collaborazione con SIAE, Fondazione Luigi Einaudi e Centre de musique baroque de Versailles)

Rita Monaldi e Francesco Sorti sono intervistati stamattina, 8 maggio 2025, su Canale 5 nella trasmissione Mattino Cinque.

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48.

Tranello di Chigi contro Altieri, con minacce e scandalo finale, scoppiato per colpa del cardinale di Bouillon

Al cardinal Altieri vennero allora proposti quattro nomi, tra i quali avrebbe potuto sceglierne uno solo. Per infastidirlo e metterlo in imbarazzo, tra i quattro c´erano i cardinali Casanate e Marescotti, entrambi protetti di Altieri. Gli altri due erano Acciaioli e Barbarigo (graditi alla Francia, alleata di Altieri). La proposta era stata fatta ad Altieri da Astalli e altri cardinali, amici del cardinal Chigi, che pensavano in questo modo di dividere Altieri dalla Francia: erano sicuri che i Cardinali francesi avrebbero preferito Acciaioli e Barbarigo, mentre invece Altieri avrebbe voluto uno dei suoi due protetti, Casanate o Marescotti. La fazione di Altieri invece rinunciò sia alla candidatura di Casanate, perché spagnolo, che a quella di Marescotti, perché troppo giovane. I Francesi avrebbero voluto Acciaioli, ma anch’egli era fuori giuoco perché lo rifiutavano sia gli Zelanti che la repubblica di Venezia, con la quale Acciaioli aveva avuto gravi contrasti. Così tutta la manovra si risolse in un insuccesso, e il cardinal Chigi non si procurò altro che un tremendo dispiacere. A questo punto restava da vedere se Altieri stesso era più fortunato degli altri pretendenti che erano stati sacrificati per fargli posto. Sommando il suo partito, alcuni amici e diversi appoggi che si era procurato tra gli Zelanti, Altieri stimava di avere 38 voti sicuri. Il cardinal Medici gli era abbastanza favorevole; e il cardinal d´Este non chiedeva di meglio che eleggere un papa gradito alla Francia. Anche i ministri di Spagna e dell´Imperatore d´Austria avevano dichiarato di non avere nulla in contrario alla sua elezione; e guardavano al possibile successo della trattativa con indifferenza; mancava quindi solo l’assenso di Chigi. Mentre i cardinali Medici e d´Este si davano da fare per trovare un accordo tra Altieri e Chigi, a uno dei porporati francesi, il cardinale di Bouillon, venne in mente che, se non avesse preso parte alla trattativa, il suo prestigio ne avrebbe risentito; se invece una sua manovra fosse andata a buon fine, egli non solo si sarebbe procurato meriti davanti al cardinale Altieri, ma anche una grande reputazione all´interno del Sacro Collegio. Bouillon andò dunque a trovare il cardinal Chigi, credendo di godere presso quest´ultimo d´un gran credito solo perché nel conclave precedente, in cui era stato eletto papa Ottoboni, Chigi preferiva sorridere a lui e rivolgersi a lui come tramite con il Duca di Chaulnes, ambasciatore di Francia, piuttosto che al cardinal d´Estrées. La conversazione tra Bouillon e Chigi fu alquanto seria e approfondita; ma produsse un effetto del tutto opposto alle loro intenzioni. Il cardinale di Bouillon parlò a Chigi di tutto ciò che l´ambizione e l´interesse possono solleticare in un uomo sensibile a questi appetiti. Gli disse che non c´era nulla di più glorioso, dopo un conclave così lungo, che l´intero Sacro Collegio fosse obbligato a seguire le creature di papa Alessandro VII, zio di Chigi; che il cardinal Altieri, oltre al cappello che sarebbe stato obbligato a rendergli, gli avrebbe accordato tutte le grazie che Chigi poteva sperare per sé e per i suoi amici; che contribuendo all´esaltazione di Altieri nonostante le divergenze di un tempo, Chigi avrebbe fatto cosa molto gradita al Re di Francia; che avrebbe potuto far sposare suo nipote, don Augusto Chigi, con una nipote del cardinal Altieri per rendere il legame dei due casati più indissolubile; e che al contrario, se Chigi si opponeva all´elezione del cardinale Altieri, avrebbe attirato su di sé qualche altra tempesta, e avrebbe rischiato il dispiacere di vedere eletto un papa senza la sua partecipazione. Il cardinal Chigi, volendo prima consultare i suoi amici, chiese al cardinal di Bouillon due giorni di tempo per rispondere. Ma quello stesso giorno l´abate Rossi, suo segretario e confidente, gli riferì di aver avuto una conversazione simile con il Duca di Chaulnes. Non avendo più dubbi che si trattasse di una manovra concertata, e che se ritardava ancora si poteva realizzare davvero la minaccia di eleggere un Papa suo malgrado, Chigi si recò allora dai Cardinali suoi amici e annunciò che qualcuno cercava di estorcergli il voto con promesse e minacce. Lo scandalo fu così grande che nel giro di mezz’ora ben 26 Cardinali giurarono a Chigi che non avrebbero mai permesso l’elezione di Altieri.

49.

Morte del cardinal Ginetti, che non riesce ad esser eletto per la troppa compiacenza dei Francesi verso Altieri e per la ingratitudine di quest´ultimo

Fino a questo punto non si era ancora discusso della possibilità di eleggere il cardinal Ginetti. Ginetti infatti non poteva sperare di avere l´appoggio di Altieri, anche se Altieri era suo parente, suo amico e sua creatura, anzi doveva proprio a Ginetti la nomina a cardinale, e adesso aveva persino qualche speranza di farsi Papa da se stesso. Al contrario, il cardinal Chigi aveva messo il veto contro lo zio di Ginetti, il cardinal Ginetti senior, nel conclave in cui era poi risultato vincitore lo zio di Altieri, papa Clemente X, per non doversi ritrovare Ginetti junior come cardinal nipote. Bisognava comunque chiarire, prima di mettere Ginetti in lizza, se Chigi e Altieri continuavano sempre ad avere gli stessi sentimenti l´uno per l´altro, perché una loro riconciliazione averebbe determinato una rivoluzione nello svolgimento del conclave. Don Livio Odescalchi, nipote del defunto Innocenzo XI, era particolarmente affezionato a Ginetti, che era stato fatto Cardinale proprio dal Papa suo zio. Inoltre Livio sperava di sposare la nipote di Ginetti, che aveva ereditato una rendita annua di oltre quarantamila scudi. Livio Odescalchi credeva che ad Altieri non sarebbe affatto spiaciuto vendicarsi del cardinal Chigi, che gli aveva appena sbarrato la via al pontificato, e aveva fatto un affronto spietato ai cardinali francesi, offendendoli ancor più gravemente: Chigi infatti li aveva appena resi odiosi al Sacro Collegio, rivelandoli come gente che non esita a eleggere i papi usando promesse e minacce. Don Livio Odescalchi fece quindi sapere ad Altieri tramite il cardinal d´Adda, suo parente, che se accettava di eleggere Ginetti poteva contare su quindici voti degli Zelanti, garantiti da Livio stesso; gli Spagnoli inoltre non si sarebbero opposti. Livio infine incaricò i Cardinali francesi di fare pressione a loro volta su Altieri. Stavolta, le condizioni per risolvere il Conclave erano favorevoli come non mai. Il Sacro Collegio era estenuato dalla lunghezza del Conclave, e quasi tutti i Cardinali papabili non avevano più speranza di essere eletti. I Cardinali francesi spiegarono ad Altieri che non c’erano da temere manovre degli Zelanti, visto che Livio Odescalchi disponeva di quindici dei loro voti; e i cardinali francesi avevano mantenuto l´impegno di fare pressione su Altieri. Ma Altieri s’intestardì, dicendo che era un errore esporre Ginetti alle intemperanze degli Zelanti e di Chigi. Il motivo in realtà era un altro: Altieri voleva assolutamente ricandidarsi al Conclave successivo. Per far questo però, aveva bisogno di far eleggere un Papa anziano, che sarebbe durato poco. La scelta di Altieri era caduta sul cardinal Pignatelli, che, data l’età, sarebbe probabilmente morto prima di Ginetti. Tale era la compiacenza dei cardinali francesi verso Altieri che essi non ebbero la forza di rispondergli che si sarebbe dovuto almeno un tentativo al prossimo scrutinio e che se fossero davvero arrivati i 15 voti promessi da Don Livio Odescalchi e i sei degli Spagnoli, si sarebbe eletto il nuovo papa a colpo sicuro, e senza la partecipazione di Chigi. Un discorso di questo tenore, e magari qualcosa di più, avrebbe reso Altieri e Ottoboni morbidi e ragionevoli, e la Francia avrebbe avuto il piacere di avere il papa che desiderava. Di lì a poco il cardinal Ginetti, vistosi abbandonato proprio da coloro che in cui aveva riposto la sua più grande fiducia, morì di crepacuore.

50.

Il Conclave esasperato dalla fatica e dai troppi veti

Tutto il conclave era stanco e irritato per gli innumerevoli veti reciproci. Altieri e Ottoboni, con tutti i loro partigiani e alleati, temevano come non mai che si facesse un papa senza la loro partecipazione, o che gli Zelanti finissero per eleggere un nemico della Francia, come avevano già minacciato. Il cardinal Chigi aveva perso ogni speranza di far eleggere Acciaioli, perché era di pubblico dominio anche a Roma che Acciaioli era il candidato del Duca di Chaulnes e del cardinale di Bouillon. Tutte queste considerazioni, e molte altre di cui non è il caso di parlare qui, avevano portato il Conclave a un´eccitazione senza precedenti, e ognuno dei principali cardinali sapeva che il nuovo Papa non si poteva eleggere senza la sua partecipazione. Dopo cinque mesi di litigi, imboscate e veti incrociati, il Conclave era stremato ed esasperato. Ogni giorno ce n’era una nuova: Altieri metteva il veto contro Acciaioli perché troppo legato a Chigi, l’Austria e Venezia pure gli mettevano il veto, ma perché era troppo amico della Francia. Ottoboni metteva il veto contro Barbarigo perché troppo modesto e austero, Bichi contro Marescotti per interessi di famiglia, e così via. La confusione era tale che nel Conclave tutti erano in uno stato di perenne agitazione, e nessuno sapeva più cosa fare. Solo un uomo nuovo poteva risolvere la situazione.

51.

Osservazioni sul cardinale Pignatelli, Arcivescovo di Napoli

Il cardinal Pignatelli apparteneva ad una delle più illustri famiglie di Napoli, legata al famoso casato dei Monteleone. I suoi antenati erano stati Grandi di Spagna, cresciuti ed educati a Madrid, dove viveva ancora una sua sorella. Ciò lo rendeva gradito agli Spagnoli, mentre ovviamente per i Francesi era motivo di esclusione: dopo il Pontificato di Odescalchi, milanese e quindi suddito spagnolo, per la Francia sarebbe stato folle accettare un napoletano, anche lui fedele alla Spagna (Sia Milano che Napoli ricadevano allora nel Vicereame spagnolo d’Italia).

52.

Elezione di Innocenzo XII dopo cinque mesi di Conclave

Intanto gli Zelanti erano fissi sul nome di Barbarigo, e rifiutavano chiunque altro. Dicevano che Pignatelli era uno smemorato, che era incapace di tenere un segreto ed era capace di maltrattare perfino i suoi migliori amici. Ne parlavano insomma con tale disprezzo fino al momento dell´elezione che i due Zelanti Colloredo e Negroni, alla fine del Conclave, dovettero supplicare il suo perdono e confessare che la Chiesa aveva un tesoro nascosto che loro non avevano riconosciuto. In quella situazione disperata, Ottoboni si presentò a Chigi e lo pregò di sostenere la candidatura di Pignatelli. In fondo Chigi aveva già detto apertamente di non aver nulla contro il suo confratello napoletano. Chigi chiese a Ottoboni se si fosse assicurato anche l´appoggio dei cardinali francesi: gli pareva impossibile che a Barbarigo, veneziano e Vescovo di Padova, potessero preferire Pignatelli, suddito di Spagna e Arcivescovo di Napoli. Al che, Ottoboni rispose di aver avuto non solo l´assenso dei cardinali francesi, ma anche di quelli del partito di Spagna. La trattativa per Pignatelli venne sospesa da Chigi e Ottoboni alle sei della sera dell’11 luglio, mentre ancora ci si trovava nella più grande incertezza: gli Zelanti infatti erano divisi tra pro e contro Pignatelli; alcuni di essi insistevano che Pignatelli era buono tutt’al più per fare l´arcivescovo di Napoli, non certo per reggere le sorti della Chiesa Universale. Per ritrovare l’unanimità, gli Zelanti si recarono allora uno alla volta dal cardinal Colloredo, Penitenziere Maggiore (Cardinale preposto all’esame dei casi di coscienza), come se gli dovessero confessare un segreto inviolabile. Ogni Cardinale zelante svelò a Colloredo la propria preferenza, promettendo che in Conclave avrebbe votato il candidato scelto dalla maggioranza della sua fazione. Dopo aver ascoltato i Cardinali zelanti per tutta la notte, il cardinal Colloredo, vedendo ormai che non era possibile raccogliere un consenso sufficiente per Barbarigo, dichiarò il mattino dopo agli Zelanti che la maggior parte di essi era a favore di Pignatelli, e per dare un segno della sua sincertità annunciò che egli stesso sarebbe stato tra i primi a votarlo. Finalmente, dopo cinque mesi di intrighi e incidenti d’ogni genere, il cardinal Pignatelli venne eletto Papa con cinquantotto voti nello scrutinio del 12 luglio 1691, e prese il nome di Innocenzo XII. Sette cardinali però votarono per Barbarigo: cosa mai successa, da quando i Papi si eleggono con la conta dei voti. Quando è ormai sicuro che un candidato ha raggiunto la maggioranza, infatti, lo si elegge all’unanimità.

53.

Infelicità dei Cardinali usciti dal Conclave

Dal Conclave uscirono quasi tutti scornati, tranne Altieri e Ottoboni che ebbero il loro tornaconto. Altieri infatti riuscì a far nominare Segretario di Stato il cardinal Spada, suo amico e protetto. I cardinali Albani e Panciatichi, che diventarono rispettivamente Segretario dei Brevi e Datario, erano due protetti di Ottoboni.

54.

Il Papa trova la causa della sua elezione

L’elezione di Innocenzo XII era stata così imprevista che lo stesso Papa non sapeva chi ringraziare. Non gli restò che attribuirla a un miracolo.

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