La glasnost, o se preferite la trasparenza, si vede anche dalla cultura e dalla storia. Per questo, dopo una prima liberalizzazione del settore privato con «los quentapropistas» (i lavoratori autonomi), il licenziamento di migliaia di dipendenti pubblici, la fine imminente della libreta di razionamento e l’ok sulla compravendita di macchine e case, ecco giunto il momento per la Cuba castrista di alzare il velo anche sul «dia a dia», ovvero il quotidiano, di Che Guevara, uno dei miti della revolución.
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Paolo Manzo per la Stampa del 15 giugno 2011
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Ieri, alle 10 del mattino cubane (le 16 in Italia) al Centro Stampa Internazionale di Calle 23 angolo Vedado, in pieno centro all’Avana, la casa editrice OceanSur ha infatti aperto uno squarcio nuovo sulla vita reale del Che nella Sierra Maestra, presentando «Diario de un combatiente». Sinora, infatti, del Che erano state «aperte» solo le annotazioni boliviane mentre i suoi taccuini cubani, scritti ogni sera dopo combattimenti contro le truppe del dittatore dell’epoca Fulgencio Batista, erano serviti solo per produrre poi il più elaborato «Pasajes de la guerra revolucionaria» nel 1963. I taccuini furono l’ispirazione dunque del principale testo di Guevara ma, sinora, nessuno a Cuba aveva pensato di renderli pubblici.
Il «Diario» presentato ieri in occasione delle celebrazioni a Cuba dell’83˚ anniversario dalla nascita del Che, permette di vedere tutte le debolezze e le prime impressioni sul campo di Guevara, all’epoca un argentino da poco arrivato a Cuba. «A volte si perde, altre sbaglia i nomi, altre ancora dà per morti compagni di lotta che invece dopo rivede e, dunque, si corregge», spiega una fonte vicina a Maria del Carmen Ariet García, la curatrice e ricercatrice della pubblicazione ma, soprattutto, la coordinatrice scientifica del Centro Studi Che Guevara diretto dalla vedova del guerrigliero, Aleida March.
Gli appunti scritti a mano coprono tutto il periodo della rivoluzione dei «barbudos», dall’arrivo della nave Granma il 2 dicembre 1956 fino al trionfo della rivoluzione guidata da Fidel Castro. Unica interruzione, spiega la casa editrice OceanSur contattata da La Stampa, è «il periodo che va dalla fine del 1957 al maggio del 1958» perché, semplicemente, in quel lasso di tempo i taccuini del Che sarebbero andati perduti.
E il perché del ritardo nel rendere pubblici i diari cubani del Che sarebbe anche collegato a questo «buco», almeno a detta di fonti vicine al governo che parlano con noi telefonicamente da Cuba. «Dopo la pubblicazione degli ultimi due libri di Fidel era giunto il momento propizio, chi volesse coprire quel periodo potrà andare a rileggersi le memorie» dell’ex líder máximo.
Anche se un’altra fonte poi conferma che, «sì, in realtà si tratta di un’operazione di trasparenza soprattutto perché il “Diario di un combattente” è stato redatto al momento in cui quei fatti accadevano e non 4-5 anni dopo». Dunque presa diretta ed emozioni nelle impressioni di chi il libro lo ha già letto avendo contribuito alla sua stesura. Altro motivo dell’attesa di oltre 60 anni addotto dalla casa editrice è «la minuziosa opera di ricerca necessaria per ricostruire i tre anni di lotta in modo preciso».
L’ultimo grande valore storico del Diario del Che, assieme ai taccuini inediti «scritti ogni sera, subito dopo i combattimenti» contro gli uomini di Batista, sono le foto mai viste prima, in tutto una quarantina, che hanno come protagonista Ernesto Guevara e altri big della rivoluzione cubana nella Sierra Maestra. Cerchiamo di sapere di più ma, evidentemente, la trasparenza a Cuba è solo agli inizi.
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Inserito su www.storiainrete.com il 16 giugno 2011
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