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Eugenetica sotto il Sol Levante. Risarcite le vittime di sterilizzazione

Paolo Arigotti da InsideOver del 23 luglio 2024

In tanti conoscono la storia del famigerato progetto nazista chiamato T4. In pratica, il governo di Hitler varò una serie di normative che in un primo momento prevedevano la sterilizzazione forzata di persone affette da patologie o disabilità, che potessero ledere al principio della “purezza” della razza. Nell’imminenza dello scoppio della Seconda guerra mondiale, prima dell’avvio della soluzione finale della questione ebraica – la cinica denominazione ufficiale scelta dalla burocrazia nazista per indicare per l’eliminazione degli ebrei europei (assieme a omosessuali, sinti e rom, testimoni di Geova) – fu avviato il cosiddetto progetto “eutanasia”, termine che non ha nulla a che vedere col significato attuale, che implicava l’uccisione sistematica delle persone con disabilità. Per la cronaca si iniziò coi bambini, per poi passare agli adulti. Come si legge in una lettera di Adolf Hitler, datata 1939, indirizzata al personale medico e sanitario impiegato nel “progetto”, a tutte le persone coinvolte veniva garantita la più completa immunità, con l’obiettivo (come si legge nella nota) di mettere fine “alle vite indegne di essere vissute”[1].

In pochi, però, sono al corrente che in quegli stessi anni in molti altri Paesi esistevano leggi e disposizioni ispirate all’eugenetica, intesa come “disciplina che si prefigge di favorire e sviluppare le qualità innate di una razza, giovandosi delle leggi dell’ereditarietà genetica”[2]; e non parliamo di nazioni governate da regimi tirannici e criminali, ma di Paesi democratici – tra gli altri Stati Uniti, Svezia, Finlandia, Norvegia, Danimarca, Canada, Svizzera – dove disposizioni di questo tipo furono approvate spesso con larghe maggioranze parlamentari.

Il principio ispiratore era quasi sempre lo stesso: il ricorso a pratiche di sterilizzazione volte al miglioramento della razza e alla prevenzione delle malattie, che si inquadravano in politiche demografiche ed economici di vario genere, non ultimo il contenimento dei costi sociali e sanitari. In diverse legislazioni nazionali fu introdotta anche la sterilizzazione obbligatoria, talvolta “indotta” in cambio di benefici o utilità di vario genere (per esempio veniva accordata la dimissione da strutture dove i soggetti erano ricoverati). L’Italia fu uno dei pochi Paesi dove non furono mai varate disposizioni del genere, che non passarono neppure durante il Fascismo, anche per la ferma opposizione della Chiesa cattolica: Pio XI, nel 1930, aveva apertamente condannato simili pratiche, scrivendo nella sua Enciclica Casti Connubi[3] che “”i magistrati pubblici non hanno alcun potere diretto sui corpi dei loro soggetti”.

È del tutto comprensibile che per molti non sia facile accettare l’idea che in molti Paesi che siamo abituati a considerare all’avanguardia sotto il profilo della democrazia e del rispetto dei diritti umani, possano essere state approvate leggi del genere, ma occorre tener presente che si trattava di teorie che allora ebbero grande fortuna, anche all’interno della comunità scientifica. Giova anche precisare che in nessuna delle nazioni menzionate, pur essendo in taluni casi prevista la sterilizzazione forzata, venne mai varato un programma di eliminazione sistematica e su base “scientifica” dei disabili, sulla falsariga di quelli nazisti.

La questione delle politiche di sterilizzazione è tornata in auge per effetto di una recentissima pronuncia della Corte suprema giapponese. Il periodo preso in esame dal massimo tribunale dell’Impero del Sol levante non è quello degli anni Trenta e Quaranta del XX secolo, quando il Giappone si macchiò di orribili crimini nei Paesi occupati[4] – per esempio in Cina – ma del secondo dopoguerra, precisamente dal 1948 fino al 1996.

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All’indomani della fine del conflitto, le autorità nipponiche, preoccupate del boom delle nascite – un paradosso per un Paese oggi alle prese con il cosiddetto “inverno demografico”, nel quale si stima che più di 4 donne su dieci nate nel 2005 non avranno figli e dove il tasso di natalità è ai minimi storici[5], tanto da ipotizzare un dimezzamento della popolazione da qui al 2100 – decisero nella seconda metà degli anni Quaranta di varare una serie di disposizioni – culminate nella legge sulla protezione eugenetica approvata a larghissima maggioranza nel 1948[6] – che prevedevano (in taluni casi, imponevano) la sterilizzazione di migliaia di individui portatori di handicap fisici o mentali. Tra gli obiettivi della legge, licenziata a larghissima maggioranza dalla Dieta (il parlamento giapponese), figurava quello di “prevenire la generazione di discendenti di bassa qualità” e/o “la nascita di individui considerati portatori di difetti genetici”, oltre che un contenimento degli oneri assistenziali e sanitari.

La sterilizzazione dei disabili

Giusto per fornire qualche numero, furono sterilizzate circa 25mila le persone affette da disabilità intellettive e fisiche, malattie ereditarie o deformità fisiche; in molti casi (si parla di 16mila individui, in maggioranza donne) l’intervento venne praticato senza il consenso dell’interessato, minori compresi; la maggioranza dei trattamenti si collocò temporalmente negli anni ’60 e ’70. Per determinate patologie indicate nella legge (schizofrenia, epilessia, abnorme desiderio sessuale, etc.) la sterilizzazione poteva essere disposta obbligatoriamente in nome del “pubblico interesse”: la valutazione spettava alle singole commissioni insediate presso le varie prefetture.

La legge venne abrogata nel 1996, sulla scia delle proteste interne e internazionali, sulla falsariga di quanto avvenuto in Svezia e Svizzera, dove analoghe disposizioni erano rimaste in vigore sino agli anni Settanta. Le stesse norme sono state giudicate incostituzionali dalla Corte Suprema di Osaka, che con la pronuncia dello scorso 3 luglio ha stabilito per le vittime il diritto al risarcimento del danno.

I ricorrenti erano nel complesso undici, coinvolti in cinque procedimenti distinti, tutti definiti dalla Corte Suprema nelle settimane scorse. Il risarcimento liquidato ammonta sinora a 16,5 milioni di yen (circa 102.000 dollari) per i diretti interessati e 2,2 milioni di yen (13.000 dollari) per i loro congiunti; alcuni dei ricorrenti attendono ancora la liquidazione. Inutile dire che la decisione apre la porta a nuovi ed eventuali procedimenti, che potrebbero sfociare in ulteriori condanne a carico del governo. Occorre anche considerare che in alcuni casi l’intervento fu praticato con l’inganno, presentandolo come operazione di routine e/o sottoponendo le persone a una vera e propria pressione sociale per estorcere il consenso. Non a caso, la Corte ha escluso la prescrizione ventennale opposta dal governo, sostenendo che il termine non trovi applicazione alla luce delle circostanze.

Il Governo nipponico, in realtà, aveva già riconosciuto le sue responsabilità, tanto che l’allora primo ministro Abe Shinzo, parliamo del 2019, fece delle scuse ufficiali e volle fortemente una legge che prevedeva, per la durata di cinque anni, un risarcimento forfettario di 3,2 milioni di yen (circa 20.000 dollari) per ogni persona costretta, direttamente o indirettamente, alla sterilizzazione. Il problema è che la misura non è stata giudicata congrua da molti interessati, che hanno preferito adire le vie legali.

Tra i primi commenti alla decisione dell’Alta Corte quello di una delle ricorrenti, Yumi Suzuki, nata con paralisi cerebrale e sterilizzata a 12 anni, che ha dichiarato che “Non voglio soldi. Voglio che la gente sappia cosa ci è successo. Per assicurarmi che non accada mai più. Voglio che le persone disabili siano trattate in modo equo. Non siamo cose. Siamo esseri umani”.

Un principio che non dovrebbe mai essere dimenticato, ma che questa vicenda, come molte delle leggi che abbiamo ricordato, mette seriamente in discussione. Come diceva Bauman, riferendosi all’Olocausto: “Dal punto di vista della società moderna il genocidio non è né una anomalia, né una disfunzione. Esso dimostra ciò di cui è capace la moderna tendenza alla razionalizzazione e all’ingegneria sociale se non viene controllata e mitigata.”[7]

Un errore da non commettere più – che assolve spesso a una funzione di rimozione e/o autoassolutoria del tutto impropria nel caso di specie – è quello di continuare a pensare che il miglioramento della razza o la salvaguardia della discendenza fossero deliri propri solo di regimi criminali, come quello nazista.

E per chi credesse che certi orrori appartengano a un passato (non troppo remoto), inviteremmo a leggere il rapporto[8] pubblicato dalla European Disability Forum, che denunzia come esistano almeno quattordici paesi in Europa – Austria, Bulgaria, Croazia, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Lettonia, Lituania, Malta, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria – che, malgrado di divieti sanciti anche dalle convenzioni internazionali, nei fatti consentono ancora certe pratiche.

Quel che dovrebbe insegnare questa triste vicenda è che quando si abdica ai principi – tra i quali svetta quello dell’inviolabilità della persona e della dignità umana – in base a (presunti) superiori interessi generali si spalancano sempre le porte a crimini e orrori di ogni tipo.

Ma come diceva Antonio Gramsci: “La storia insegna, ma non ha scolari”.

FONTI

ilmanifesto.it/giappone-eugenetica-incostituzionale

www.lit.osaka-cu.ac.jp/user/tsuchiya/gyoseki/paper/JPN_Eugenics.html

www.bbc.com/news/articles/c0krnjy72j0o

informareunh.it/sterilizzazione-forzata-la-corte-suprema-giapponese-riconosce-lincostituzionalita/#:~:text=La%20Corte%20Suprema%20del%20Giappone,sottoposte%20alla%20procedura%20senza%20consenso

www.avvenire.it/mondo/pagine/la-corte-suprema-giapponese-ha-dichiarato-incostituzionale-la-legge-sulle-sterilizzazioni

lanuovabq.it/it/sterilizzazioni-eugenetiche-il-giappone-chiede-scusa

dspace.unive.it/handle/10579/20358

www.asianews.it/notizie-it/Tokyo,-50-anni-di-sterilizzazioni-forzate:-25mila-vittime-tra-cui-anche-bambini-58645.html

www.spazio50.org/sterilizzazione-forzata-dal-giappone-alleuropa-non-solo-una-vergogna-del-passato/

thediplomat.com/2022/03/can-japan-face-up-to-its-legacy-of-forced-sterilization/

www.aljazeera.com/features/2018/11/10/eugenic-sterilisation-in-japan-we-all-have-the-right-to-live


[1] encyclopedia.ushmm.org/content/it/article/euthanasia-program

[2] www.treccani.it/enciclopedia/eugenetica/

[3] www.vatican.va/content/pius-xi/it/encyclicals/documents/hf_p-xi_enc_19301231_casti-connubii.html

[4] www.avvenire.it/agora/pagine/unit-731

[5] www.ilsole24ore.com/art/giappone-calo-record-nascite-e-crisi-matrimoni-AFEaI9rC?refresh_ce=1

[6] informareunh.it/wp-content/uploads/Giappone-legge-per-la-protezione-eugentica.pdf

[7] Zygmunt Bauman, Modernità e Olocausto, 1989

[8] www.edf-feph.org/end-forced-sterilisation-in-the-eu/

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