Assume toni sempre più ruvidi la crisi diplomatica tra Parigi e Ankara, con il premier turco Recep Erdogan che oggi ha accusato la Francia di aver perpetrato un “genocidio” durante il periodo coloniale in Algeria all’indomani dell’adozione da parte dell’Assemblea nazionale parigina della legge che punisce la negazione dei genocidi, incluso quello armeno del 1915. Reazione ritenuta «eccessiva» dalle autorità transalpine, che invitano la Turchia alla «moderazione», ma cercano comunque di ricucire.
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da “La Stampa” del 23 dicembre 2011
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«Si stima che il 15% della popolazione algerina è stata massacrata dai francesi a partire dal 1945. Si tratta di un genocidio», ha accusato Erdogan in una conferenza stampa a Istanbul, alludendo alle violenze commesse dai francesi durante il processo di indipendenza dell’Algeria tra il 1945 e il 1962. Poi l’affondo diretto e violento contro il presidente francese Nicolas Sarkozy e la sua famiglia: «Se Sarkozy non sa che c’è stato un genocidio, può chiederlo a suo padre, Pal Sarkozy, che è stato legionario in Algeria negli anni ’40». «Sono sicuro che (Pal Sarkozy, ndr.) ha molte cose da raccontare a suo figlio sui massacri commessi dai francesi in Algeria», ha detto ancora Erdogan, aggiungendo: «Gli algerini sono stati bruciati collettivamente nei forni. Sono stati martoriati senza pietà». A cinque mesi dalle presidenziali del 2012, «Sarkozy – ha tagliato corto Erdogan – comincia a cercare vantaggi elettorali utilizzando l’odio contro il musulmano e il turco. Il voto francese, un Paese dove vivono circa 5 milioni di musulmani, ha chiaramente mostrato a che punto il razzismo, la discriminazione e l’islamofobia hanno raggiunto dimensioni pericolose in Francia e in Europa».
Da Praga, dove si trova per i funerali di Vaclav Havel, Sarkozy ha spiegato che la Francia non dà e non accetta lezioni, cercando comunque di buttare acqua sul fuoco. «Io rispetto le convinzioni dei nostri amici turchi, è un grande Paese, una grande civiltà, ma bisogna rispettare le nostre», ha detto il presidente. «La Francia – ha aggiunto – non dà lezioni a nessuno, ma non vuole riceverne». «Penso che questa iniziativa non fosse opportuna, ma il parlamento ha votato. Cerchiamo adesso di riprendere rapporti pacifici. Sarà difficile, ne sono consapevole, ma il tempo farà il suo lavoro», gli ha fatto eco il ministro degli Esteri, Alain Juppè giudicando al contempo «eccessive» le dichiarazioni di Erdogan. Ma «ci sono molte ragioni per mantenere tra Francia e Turchia relazioni di fiducia e anche di amicizia, quindi invito al sangue freddo e alla moderazione». Da parte sua, Pal Sarkozy, il padre del presidente chiamato in causa da Erdogan, ha detto di non essere «mai stato in Algeria». Stamani l’ambasciatore turco a Parigi è rientrato in patria per «consultazioni». Mentre a Istanbul ci sono state alcune proteste anti-francesi. Il testo approvato ieri dall’Assemblea nazionale prevede un anno di prigione e 45.000 euro di ammenda per chi nega il genocidio armeno, che la Francia ha riconosciuto nel 2001. Oltre a richiamare in patria l’ambasciatore, Ankara ha annunciato il congelamento della cooperazione politica e militare tra i due Paesi, alleati nella Nato. Le sanzioni contro Parigi non riguardano però gli scambi commerciali o le attività delle aziende francesi in Turchia, anche se Erdogan non esclude ulteriori misure restrittive. Il volume bilaterale degli scambi ha raggiunto i 12 miliardi di euro nel 2012.
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Inserito su www.storiainrete.com il 24 dicembre 2011