Il sito World War II Today ha recentemente lanciato uno sguardo agli ultimi giorni del Terzo Reich. Molti di coloro che si trovavano nel Führerbunker durante quel periodo, scrive il sito, indipendentemente dal loro ruolo, furono intervistati dopo la guerra. Il cuore del potere di Hitler si trasformò in un luogo segnato da ordini militari irrealistici, tradimenti, esecuzioni rapide, eccessi alcolici, comportamenti sregolati e suicidi.
Diversi autori hanno ricostruito gli eventi degli ultimi giorni di Hitler. Tra i più noti c’è il film tedesco La caduta, con la memorabile interpretazione di Bruno Ganz nei panni di Adolf Hitler. Alcune scene del film sono diventate popolari su internet come meme, usate per scopi diversi, spesso umoristici.
Altri hanno analizzato gli eventi in un contesto più ampio. Phil Carradice, nel suo libro Hitler and His Women (2021), tuttora inedito in Italia, esplora le donne che hanno avuto un ruolo nella vita di Hitler, dalla madre e le sorelle a diverse figure femminili a lui vicine. Tra queste emerge Eva Braun, poco conosciuta dal pubblico tedesco all’epoca, che rimase in disparte per quasi tutto il periodo al potere di Hitler, fino a raggiungerlo a Berlino negli ultimi giorni.

World War II Today ha estratto una parte del saggio relativa alla moglie di Adolf Hitler, che ne rende una descrizione realista, fuori dalla retorica e dalla propaganda. Eccone un riassunto.
L’arrivo di Eva Braun a Berlino scioccò la donna, scrive Carradice: Hitler, che la accolse, era un uomo ormai tremante, emaciato, esausto, con un’alitosi evidente che non sembrava poter curare. Nonostante ciò, Eva nascose il suo turbamento, mossa dal suo amore per lui e dalla gioia di essere di nuovo insieme. Hitler, pur felice di averla con sé, riteneva il Bunker un luogo inadeguato per lei e la invitò ad andarsene, ma l’espressione determinata di Eva lo convinse che sarebbe rimasta per morire con lui. Il dittatore, privo di forze per opporsi, accettò la sua scelta.
La decisione di Eva di restare non era solo legata al desiderio di non vivere senza Hitler, ma probabilmente influenzata dalla loro comune passione per i film, che guardavano spesso al Berghof. Le sue ultime lettere suggeriscono che vedesse il suo destino come un finale cinematografico, in cui, dopo anni di vita nell’ombra, assumeva il ruolo di eroina riconosciuta per la sua devozione. Nel Bunker, Eva si stabilì nella stanza accanto a quella di Hitler, assumendo finalmente, dopo tanti anni nell’ombra, il ruolo di First Lady del Reich. Sempre elegante, continuava a cambiare abiti più volte al giorno e parlava serenamente con le segretarie, senza mostrare paura o rimpianti.
Eva e le altre donne si esercitavano a sparare nel cortile del ministero degli esteri, temendo la cattura sovietica, e in un’atmosfera surreale sfidavano gli ufficiali a gare di tiro. Passava il tempo sorseggiando tè, assistendo Hitler e chiacchierando con Traudl Junge, una segretaria divenuta sua amica. Secondo le testimonianze, Eva manteneva una calma dignità, muovendosi con serenità nel Bunker, in netto contrasto con il caos di alcuni occupanti. Nelle ultime settimane, con la situazione militare ormai disperata, un senso di irrealtà pervase il Bunker: molti bevevano, fumavano o cercavano distrazioni, mentre altri attendevano la fine. Per Eva, questi giorni, trascorsi accanto a Hitler come una coppia, furono invece probabilmente i più sereni della sua vita.