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Ecco i vincitori del Saturno International Film Festival

«Svetat e golyam i spasenie debne otvsyakade», cioè «Il mondo è grande e la salvezza è in agguato ovunque». Uscito il 10 ottobre 2008 in patria e in concorso insieme con altre sei pellicole nella quinta edizione del Saturno International Film Festival, è stato il lungometraggio diretto da Stephan Komandarev a risultare vincitore nell’unica rassegna italiana di cinematografia storica. La giuria internazionale, presieduta dal critico d’arte e corrispondente dall’Italia del quotidiano inglese «The Guardian» John Francis Lane e composta anche da Franco Giraldi, Gregorio Napoli, Marco Pontecorvo e Renzo Rossellini, lo ha infatti decretato come il migliore tra i film presentati nell’importante manifestazione laziale, conclusasi sabato 28 novembre fra Alatri e Anagni (Frosinone).

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Gabriele Testi per Storia in Rete

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All’opera, una coproduzione di Bulgaria, Germania, Slovenia e Ungheria, è stato attribuito il Saturno d’Oro con una motivazione che tiene conto sia della verosimiglianza storica della trama, sia della qualità narrativa e dell’interpretazione del personaggio principale, incarnato dall’attore serbo di teatro Predrag «Miki» Manojlović, cui i giurati hanno attribuito la palma di miglior interprete e che il pubblico italiano aveva peraltro già avuto modo di apprezzare ne «I demoni di San Pietroburgo» di Giuliano Montaldo e in molti lavori di Emir Kusturica. «Per l’abile incastro fra memoria e ricerca della propria identità e affetti familiari, con suadente allusione al gioco dei dadi, metafora di una giocosa palestra del talento immaginativo», è stata la motivazione addotta dal collegio giudicante per attribuire alla pellicola il riconoscimento più alto, mentre per l’attore protagonista Lane, Giraldi, Napoli e i due figli d’arte Pontecorvo e Rossellini hanno parlato di «impareggiabile gioco di ironia e affettuosa sollecitudine con cui interpreta la figura del “nonno” nel film».

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WEB Miki Manojlovic (Bai Dan) e Carlo Ljubek (Alex)Quella raccontata in «Svetat e golyam i spasenie debne otvsyakade», peraltro già vincitore dei festival del cinema di Bergen, Minsk, Vilnius e Malaga, è infatti la storia di un ragazzo bulgaro educato per essere un uomo e un cittadino tedesco, ma che pare aver dimenticato o rinnegato la propria identità. Dopo un incidente in automobile, nella quale perdono la vita i suoi genitori, fuggiti anni addietro da una Bulgaria nella quale si faceva progressivamente più forte la stretta autoritaria del regime comunista, Alex non ricorda più nulla e si presenta come apatico, svogliato. Nel tentativo di guarirlo dall’amnesia, il nonno «Bai Dan» arriva in Germania e organizza per lui un viaggio spirituale nel passato, strappandolo dall’ospedale in cui è ricoverato, verso il Paese dal quale provengono lui e la famiglia. Mentre viaggiano nel tempo e nello spazio in tandem e attraversano mezza Europa, con una sosta intermedia a Trieste che si rivelerà decisiva sotto molteplici punti di vista, nonno e nipote giocano a backgammon, il più semplice e allo stesso tempo il più complesso di tutti i giochi: il passatempo aiuta Alex a prendere coscienza di chi è davvero: metaforicamente, il destino sono infatti i dadi che ha in mano e la vita è un gioco perennemente in bilico tra il caso e l’abilità.

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Anche il vincitore del Saturno d’Argento, riconoscimento introdotto quest’anno, arriva dall’Europa orientale ed è un lavoro estremamente critico nei riguardi del passato comunista del Paese: il polacco «General Nil», in anteprima italiana proprio al cinema Politeama di Alatri, narra la vita di un eroe della Seconda guerra mondiale, il generale Emil Fieldorf, condannato a morte nel 1953 dal regime filosovietico dopo aver guidato la resistenza antinazista in Polonia in qualità di comandante in incognito del movimento «Nie», «no» in lingua italiana, emanazione del Governo in esilio di Londra, la cui azione più eclatante fu l’attentato al generale delle SS Franz Kutschera nel 1944 a Varsavia: l’opera, che esaurisce la trilogia inaugurata con «L’interrogatorio», premiato al Festival di Cannes nel 1990, è stata firmata da Ryszard Bugajski, un regista oggetto di numerose censure in patria in seguito alla sua genuina politica di indagine e di revisionismo storici. «Per il rigore con cui, narrando un episodio oscuro della lotta clandestina nella Polonia occupata dai nazisti, esalta il profilo di un eroe della stessa resistenza del precedente regime, che ora non accetta di sottomettersi alla nuova dittatura», spiega la giuria del Saturno Festival.

Gli altri riconoscimenti sono andati a: Jasmine Trinca per «Ultimatum» (Francia/Israele/Italia, 2009) di Alain Tasma, miglior attrice «per la naturalezza con cui interpreta una figura femminile serena e vitale di fronte alle minacce di un’apocalisse imminente», motivazione che allude ai quindici giorni iniziali della Prima guerra del Golfo e agli attacchi iracheni su Israele nel gennaio del 1991; «Sopra le Nuvole» (Italia, 2008) di Riccardo Stefani e Sabrina Guigli, menzione speciale, «per il timbro genuino con cui evoca l’eccidio compiuto nel 1944 dai nazisti in due villaggi dell’Appennino, in un’opera prima, che pur nella sua ingenuità di realizzazione, si ispira alle tradizioni del nostro cinema neorealista»; «Senza Ragione» dell’Istituto scolastico Sandro Pertini, Premio Bancanagni Miglior Corto; Michele Placido, Saturno d’Oro alla Carriera.

«North Face» (Germania/Austria/Svizzera, 2008), racconto del tentativo fallito degli alpinisti Andi Hinterstoisser e Toni Kurz di conquistare la parete nord dell’Eiger in nome della Germania nazista e della loro morte in alta montagna nel 1936, è stato invece gratificato dai voti del pubblico e ha ricevuto la medaglia ufficiale del nostro Presidente della Repubblica. In concorso, pur senza entrare troppo nelle grazie dei giurati, c‘erano anche «Made in Hungaria» (Ungheria, 2009), favola musicale ispirata al ritorno a Budapest di una famiglia emigrata negli Stati Uniti e capace di importare oltre Cortina grazie a un giovanissimo il rock’n’roll, e «Child of the dead end» (Irlanda, 2009), biografia dello scrittore, poeta e drammaturgo irlandese Patrick MacGill, che si snoda attraverso la nascita del mondo operaio, la Grande Guerra, la Depressione del 1929 e l’approdo negli Stati Uniti del protagonista, incarnato da uno Stephen Rea a suo tempo già candidato all’Oscar. E’ stato ritirato dal Festival, perché ancora in fase di postmontaggio «Il sorteggio» (Italia, 2009), che narra il primo processo penale avvenuto in Piemonte contro le Brigate Rosse in cui un operaio della Fiat, non particolarmente interessato alla sfera della politica, è estratto a sorte fra i giudici popolari della Corte d’Assise di Torino che dovrà pronunciarsi proprio sull’innocenza o la colpevolezza dei terroristi.

L’edizione 2009 del Saturno International Film Festival, la cui madrina è stata l’attrice Sabine Began, si è chiusa registrando una maggiore partecipazione di pubblico e addetti ai lavori rispetto agli anni precedenti e un ritrovato interesse da parte dei media, con un’enorme attenzione al tema portante di quest’anno, cioè il rapporto tra cinema e terrorismo, che ha visto alternarsi seminari e convegni con la presenza di scrittori, politici, docenti universitari, due dei quali in arrivo rispettivamente dagli Atenei di Leeds (Inghilterra) e Grenoble (Francia), e familiari delle vittime come Benedetta Tobagi e Nando Dalla Chiesa, freschi autori di libri interessanti. A beneficio del pubblico ciociaro e degli studenti delle locali scuole superiori sono stati in effetti proiettati alcuni film che raccontano il terrorismo nonché un’opera ritrovata del 1941, «Il Cavaliere di Kruja» di Carlo Campogalliani, l’unica nella storia cinematografica italiana a celebrare la conquista italiana dell’Albania avvenuta due anni prima. Emozioni condivise da tutti i presenti anche per «Tobia al caffè», proiettato in memoria di Gianfranco Mingozzi, e per il documentario «Vittorio D.», inserito nel cartellone della rassegna per ricordare De Sica. Nella storia dei terrorismi ci si è invece proiettati rivedendo nella settimana dell’evento «Il sol dell’avvenire» (Italia, 2008) di Giovanni Fasanella e Gianfranco Pannone, «Attacchi gemelli» (Italia, 2009) di Giacomo Dursi, «Anni di piombo» (Germania, 1981) di Margarethe von Trotta, «Buongiorno notte» (Italia, 2003) di Marco Bellocchio, «La banda Baader Meinhof» (Germania, 2008) di Uli Edel, «Nel nome del padre» (Irlanda, 1993) di Jim Sheridian e «Segreti Segreti» (Italia, 1984) di Giuseppe Bertolucci

(Gabriele Testi)

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Inserito su www.storiainrete.com il 30 novembre 2009

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