La scomparsa del duca di Kent fu veramente legata al volo “segreto” di Rudolf Hess? Il delfino di Adolf Hitler volò in Scozia per mettere fine alla guerra
Davide Bartoccini da il Giornale del 17 febbraio 2022
È rimasta avvolta da un velo di mistero la scomparsa di sua altezza reale George Edward Alexander Edmond, quartogenito di re Giorgio V, titolato Duca di Kent, ufficialmente morto nell’incidente che coinvolse l’idrovolante Short S.25 Sunderland sul quale viaggiava il 25 agosto del 1942 alla volta di Terranova.
Secondo la cronaca, era passato mezzogiorno quando il mastodontico idrovolante, da poco decollato dalle acque di Invergordon, si schiantò contro una verde collina della contea di Caithness lasciando un solo superstite tra l’equipaggio di una dozzina di uomini. Tra loro – si crede proprio ai comandi – era il “principe perduto” che la storia ricorderà come un simpatizzante filo-nazista invischiato in quei piani segreti che ambivano al raggiungimento di una pace separata con il nemico.
Il filo rosso che conduce al piano di Hess
Una missione così delicata doveva essere condotta nella massima segretezza, e non sarebbe stata dissimile da quella che avrebbe cercato di portare a termine un anno prima il gerarca Rudolf Hess. Braccio destro di Adolf Hitler, era decollato su di un cacciabombardiere Bf-110 (modificato con due serbatoi di carburante aggiuntivi, ndr) per raggiungere la Scozia dove lo attendeva il Duca di Hamilton – massone, anch’esso filonazista – per portare a termine un incontro segreto, e allearsi, come i nazisti speravano, contro i bolscevichi. Era il 10 maggio del 1941.
Con un passato ambiguo e un futuro insidioso, il principe George, fratello minore dell’erede al trono e dell’abdicatore Edoardo, Duca di Windsor, incline all’uso della cocaina, bigamo e di orientamento bisessuale, si sarebbe imposto come pilota dell’imponente nave volante della RAF – quadrimotore lungo 26 metri con peso a pieno carico di oltre 26 tonnellate. Ma la storia narra non avrebbe raggiunto la quota adeguata per superare le colline che circondavano la pista liquida da cui si era staccato a pieni motori. Forse la nebbia, che tutto intorno saturava il cielo e non consentiva di scorgere alcun ostacolo, fu complice del disastro. Non appena toccata terra con la chiglia, i serbatoi carichi di benzina esplosero fragorosamente, riducendo l’idrovolante a una palla di fuoco che cospargerà di detriti il picco di Eagle’s Rock.
Per il principe e gli altri membri dell’equipaggio, tra i quali erano il suo attendente, il tenente John Lowther, il nipote del primo visconte Ullswater, il pilota tenente Frank Goyene, e gli eventuali passeggeri “non registrati”, non ci sarà nulla da fare. Il sergente Andrew Jack, operatore wireless e mitragliere di coda, che verrà ricoverato con gravi ustioni, sarà l’unico supertiste. Sua altezza George diventerà così il primo reale a morire in “servizio attivo” da quando Giacomo IV di Scozia perì nella battaglia di Flodden, nel lontano 1513.
Incidente o sabotaggio?
Nessuno conosce o ha mai rivelato la natura della missione, e perché il quarto figlio di Giorgio V dovesse prendervi parte se mai ne fosse esistita una. La presenza di un reale nelle remote lande del regno poteva essere un’occasione per alzare il morale dei sudditi e delle truppe. Ma quella che rimane l’unica certezza è che il playboy al quale si attribuivano relazioni extraconiugali come con la ballerina Jessie Matthews, il rampollo che si dilettava con droghe pesanti e cattive amicizie (come Kiki Preston, detta “la ragazza con la siringa d’argento”), ma anche l’uomo selezionato come futuro reggente del Regno – perse la vita insieme a nove dei membri dell’equipaggio. L’unico superstite non rivelò mai nessuna informazione su quel giorno. E questo non fece che alimentare numerose teorie del complotto su quella che fu a tutti gli effetti una morte misteriosa.
Se si vuole dare conto alle diverse teorie del complotto, George non sarebbe rimasto vittima di una manovra errata, spinta dalla sua cocciutaggine nel voler pilotare l’enorme idrovolante in una giornata con condizioni meteorologiche sfavorevoli, bensì dalla sua scarsa propensione alla riservatezza. Secondo taluni infatti, venne assassinato dei servizi segreti britannici a causa delle sue amicizie pericolose, onde evitare che informazioni sensibili potessero finire nelle mani dell’Abwehr, il servizio segreto tedesco.
Secondo Charles Higham, autore di The Duchess of Windsor: The Secret Life, sarebbe stato lo Special Operations Executive (SOE) a sabotare l’idrovolante sul quale viaggiava il principe. Un modo per evitare che in una fase così delicata della guerra, una fonte di altissimo livello potesse mettere in pericolo la sicurezza nazionale con le sue “chiacchierate amichevoli”, o peggio, con i suoi “piani politici”. Ma non è tutto. Secondo ulteriori teorie, ancora più diffamanti per la reputazione del principe, George non mirava solo a trattare una pace separata con la Germania – cosa che avrebbe consentito al Reich di concentrare tutte le forze contro i sovietici – ma sarebbe stato una pedina in una cospirazione ai danni del primo ministro Winston Churchill. Secondo quanto riportato da Lynn Pickett, Clive Prince, Stephen Prior, John Harris e Richard Wilbourn nei libri Double Standards: The Rudolf Hess cover-up e War of the Windsors e Rudolf Hess: Treachery and Deception, al principe spettava il ruolo di pedina fondamentale nella ricerca della pace separata da trattare con i nazisti. Nelle intenzioni di Sua altezza reale però, c’era quella di lasciare alla famiglia Windsor ogni merito. Estromettendo il carismatico primo ministro, simbolo dell’Inghilterra che aveva saputo rialzarsi per combattere e vincere dopo la ritirata di Dunkerque.
Una pace, quella da trattare con Hitler e i suoi attaché, che Churchill non avrebbe mai accettato pur odiando i comunisti quanto i nazisti. Del resto, quando Hess si paracadutò in Scozia per combinare un incontro tra i vertici tedeschi e la famiglia reale, che in fondo discendeva dalla casata tedesca Sassonia-Coburgo e Gotha e dunque appartenente alla stessa “razza”, Churchill lo bollò come un folle da rinchiudere nella torre di Londra come Maria Stuarda, regina di Scozia.
Sempre secondo le fonti degli autori sopra citati, l’ambasciatore tedesco presso il Portogallo, Barone von Hoyningen-Huene, confidò al ministro degli Esteri del Reich Joachim von Ribbentrop come “la comunità britannica di Lisbona mormorasse riguardo il sabotaggio dell’idrovolante sul quale viaggiava il principe per evitare la pace con la Germania“. (Si tenga conto che Lisbona e il Portogallo in generale, tra il 1939 e il 1943 erano crocevia dello spionaggio internazionale, ndr).
Il Principe dimenticato
La tragica morte del principe George non ricevette la copertura mediatica adeguata alla figura di un’altezza reale. Il SOE, benché possa apparire una forzatura citarlo in questi termini, era un’organizzazione di sabotatori concepita proprio da Churchill dopo la disfatta di Dunkerque. L’eliminazione di una figura di alto rilievo come un membro della famiglia reale necessitava il suo ordine diretto, senza dubbio l’esistenza di lunghi dossier (mai trovati) sulla personalità e le sue eventuali amicizie.
Il principe George sembrò condividere più che spesso la compagnia del Duca di Hamilton, da sempre considerato il collegamento di Hess sul suolo britannico (o spia scelta dall’MI5 per attirare Hess in una trappola, ndr). I primi soccorritori che giunsero sul posto quel giorno di agosto rinvennero tra i rottami indumenti e calzature femminili da attribuire probabilmente a passeggeri non dichiarati. Nessun documento ufficiale, o ufficioso, venne mai in possesso di alcun ricercatore, né al tempo, né negli ultimi settant’anni. Nulla dunque ha suffragato la tesi di una cospirazione sedata da Churchill in persona per mano di agenti dell’intelligence.
Per quanto ne sappiamo, l’idrovolante Short Sunderland sul quale volava il principe non riuscì a guadagnare quota e velocità sufficienti per oltrepassare la sommità della collina dopo il decollo. A causa del peso del pieno carico, di una rincorsa troppo breve e della ridotta visibilità che impedì di individuare il rilievo, l’aereo si schiantò. Le tesi di una cospirazione, alimentate dal silenzio dell’unico superstite che non rilasciò mai dichiarazioni riguardanti l’accaduto, rimangono sospese.George Edward Alexander Edmond, duca di Kent, uno degli uomini più eleganti e chiacchierati della Famiglia Reale, invece, resta un principe “dimenticato” dagli inglesi e ricordato solo dai cacciatori di segreti.