É l’anno dei cretini della post verità. Termine già certificato dal prestigiosissimo Oxford Dictionary e infatti tutti i più saccenti giornaloni si sono affrettati a mandare a memoria questa parola: dal Guardian al Washington Post, dal Times al Corriere della Sera, dal radicalchicchissimo Internazionale a Repubblica. È la parola dell’anno finito e senza dubbio ci romperanno le balle con questa strampalata teoria anche in quello che ha appena iniziato.
di Francesco Maria Del Vigo dal blog de Il Giornale del 1 gennaio 2017
Ma cos’è dunque questa post verità? Di cosa si tratta? È il solito giro di parole che le elite radical chic si inventano per darsi un po’ di arie. Questi sterminatori di parole e di buon senso hanno decretato che siamo nell’era della posto verità; e, per intenderci, sono gli stessi che chiamano lo spazzino operatore ecologico e l’handicappato diversamente abile; quelli che hanno inventato decine di perifrasi per catalogare (con estremo rispetto, ovviamente!) tutti i gusti sessuali, quelli che si dice genitore 1 e 2, quelli che se dici negro ti mettono alla gogna e che prima o poi chiameranno i bianchi diversamente neri per non essere troppo razzisti, senza accorgersi di essere gli ultimi razzisti rimasti sul pianeta terra. Hanno ecceduto a tal punto in questa ossessione politicamente corretta da essere diventati la caricatura di loro stessi. E qualcuno, esasperato da questo galateo dell’ipocrisia, ha sbroccato e ha pensato bene di ruttargli in faccia. L’ultimo in ordine temporale è stato Beppe Grillo. Ma torniamo alla post verità e al suo significato. Post verità è un modo per dire bufala, balla, bugia. Ma siccome – come dicevamo prima – loro non chiamano mai le cose col loro nome hanno pensato di apparecchiare questo termine paludato. La post verità è una bufala di nome e di fatto. La teoria è che nel far west della rete circolino così tante bugie che la gente (che se avessero il coraggio delle loro azioni definirebbero “plebi”) finisce per crederci e per farsene influenzare. Per non cadere nel loro stesso gioco: siamo di fronte a una cagata pazzesca. Provate un po’ a indovinare quando ha preso campo questa idea? Vi aiuto io: si è fatta largo silenziosamente dopo il successo della Brexit, è esplosa a livello mondiale a seguito della vittoria di Donald Trump e in Italia è diventata verbo dopo il trionfo del No al referendum costituzionale. Un caso? No. Anche perché coloro che la hanno inventata e la utilizzano come una scimitarra contro le folle populiste, sono gli stessi che non avevano capito niente di quello che stava ribollendo nei loro rispettivi paesi. Quelli che fino al giorno prima dicevano che se la Gran Bretagna fosse uscita dall’Europa il secolare impero di sua Maestà sarebbe andato gambe all’aria, che quell’arricchito di Trump avrebbe fatto esplodere il mondo e che lo stop alle riforme avrebbe portato ogni forma di distruzione sullo Stivale (queste non erano post verità ma semplicemente delle idiozie). Invece la regina è ancora lì con la sua imperturbabile permanente, Trump rispetto all’ultimo, isterico, Obama sembra uno statista e in Italia non è cambiato un tubo.
Dunque, lorsignori, non adattandosi a un mondo che va per i fatti suoi e non si adatta ai fatti che circolano nella loro testa, hanno deciso di ribaltare il tavolo: hanno vinto i populisti perché la menzogna ha prevalso sulla verità e gli elettori hanno preso lucciole per lanterne. Insomma, è stato solo un gigantesco abbaglio. Ed è tutta colpa di internet e dei social network. Il passo successivo – e qualcuno già lo ha fatto capire tra le righe – è dire che gli elettori sono solo una massa di imbecilli e quindi bisogna abolire il suffragio universale.
Così improvvisamente la post verità è stata spalmata come un balsamo su tutti i mezzi di comunicazione. Quando non sai come giustificare un clamoroso fallimento della tua combriccola ideologica tiri fuori la post verità e tac è fatta.
Un manipolo di cretini che non capisce un cavolo di quello che vuole realmente la gente ha risolto la situazione classificando come ebeti qualche centinaio di milioni di persone: noi stiamo dalla parte giusta, loro da quella sbagliata perché sono ignoranti che si bevono qualunque fesseria. Perché è rassicurante, per chi ha perso ogni punto di rifermento, convincersi che è tutta colpa delle balle e di chi le posta su Facebook. Come se non fossero mai esistite le bufale, come se i cittadini, gli internauti e dunque gli elettori, non fossero capaci di distinguere autonomamente il vero dal falso. E così da strampalata teoria autoassolutoria e popolodenigratoria si è trasformata in un’istanza politica. Ed è questo il pericolo. Perché i governi hanno iniziato a dire che bisogna porre rimedio a questa cosa, che i social network sono delle cloache a cielo aperto dove tutti – ohibò! – possono dire quello che gli pare. Giovanni Pitruzzella, il presidente dell’Antitrust, ha dichiarato al Financial Times che “i pubblici poteri devono controllare l’informazione”. Oh, finalmente qualcuno ha calato la maschera. Beppe Grillo, una volta in vita sua, ha detto una cosa giusta: questa è una nuova inquisizione. Ha ragione. Ci manca solo che i burocrati di Roma o – ancora peggio – di Bruxelles si mettano a censurare quello che scriviamo sui nostri profili Facebook… Anche perché, allora, se si dichiara guerra alle balle bisogna mettere alla berlina tutti, ma proprio tutti i pinocchi del mondo, e non solo su Facebook. Sento tintinnare le ginocchia in Parlamento. Vogliamo imbavagliare Maria Elena Boschi perché in televisione diceva che con la vittoria del No sarebbe stato più difficile combattere il terrorismo islamico? E quella non era post verità, ma proprio una stronzata. Difatti i cittadini lo hanno capito, hanno smontato una per una tutte le trimalcioniche promesse referendarie e hanno dato il benservito a Renzi e al suo governo. A dimostrazione del fatto che gli elettori non hanno bisogno di una badante di Stato che verifichi e selezioni per loro quello che possono o non possono leggere. Ma loro, questa badante ce la vorrebbero appioppare. Vorrebbero mettere le nostre idee in libertà vigilata, sigillare una zona traffico limitato del pensiero, mettere fuori legge gli eretici. Perché ci vuole un attimo a infilare le critiche nel cestino della spazzatura, dello spam illeggibile. Sognano una discarica indifferenziata del pensiero politicamente diverso. Non scorretto. Gli scorretti – quelli che vogliono cambiare le regole del gioco – sono soltanto loro.
Non ce la faranno, perché cercare di fermare la rete – la gente – con qualche carta bollata è come pensare di poter svuotare il Sahara con un cucchiaino da tè. Ma il 2017 sarà comunque l’anno in cui i cretini della post verità cercheranno di mangiarsi pezzi della nostra libertà. Libertà di informazione, libertà di critica e financo politica. Stiamo all’erta.