HomeStampa italiana 2Polemiche: «Degasperi anticomunista? Non ne sarei tanto sicuro. Ecco perché»

Polemiche: «Degasperi anticomunista? Non ne sarei tanto sicuro. Ecco perché»

di Michele Salomone per Storia in Rete del 17 ottobre 2024

Lo scorso 19 agosto 2024 ricorreva il settantesimo anniversario della morte di Alcide De Gasperi: una parte del mondo accademico e politico ha celebrato lo storico leader Dc più volte Presidente del Consiglio. Fra i tanti interventi, una certa perplessità l’ha suscitata in noi Marcello Veneziani, che sul quotidiano “La Verità” del 20 agosto ha voluto ricordare il noto leader politico con un articolo dal titolo alquanto significativo:

“Non ci provate: non è mai esistito il compagno De Gasperi”. Nello scritto, Veneziani ha voluto rimarcare, tra l’altro, la figura di un De Gasperi anticomunista “in palese antagonismo con la sinistra, il Pci e i suoi organi di stampa”. Vorremmo soffermarci proprio su tale aspetto per smentire la storia che vuole De Gasperi anticomunista. De Gasperi fu talmente un convinto e coerente antifascista da modellare la sua Dc come partito di centro che guarda a sinistra. Dalla metà degli anni Quaranta fino al maggio 1947 la Dc sedette al Governo anche con le forze filosovietiche e totalitarie Pci e Psiup. E qui, per completezza dei fatti, va ricordato il ruolo di Giuseppe Saragat. Antifascista e leader socialista-riformista, constatata la natura totalitaria dei citati partiti, nel gennaio 1947 Saragat abbandonò proprio il Psiup per dare vita al Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (Psli) in seguito divenuto Partito Socialista Democratico Italiano (Psdi). La mossa di Saragat provocò la crisi del II Governo De Gasperi che, a sua volta, dette vita al suo III Esecutivo formato da Dc, Pci, Socialisti di Nenni. Se quella esperienza ebbe termine il successivo mese di maggio, lo si deve al fatto che, in ossequio alla logica spartitoria di Yalta, gli Usa e non la Dc vollero fuori dal Governo italiano le forze filostaliniste. Ma per Veneziani De Gasperi fu “il nemico storico di Togliatti”. Se De Gasperi e Togliatti fossero stati nemici non sarebbero stati alleati, non avrebbero fatto parte degli stessi Governi peraltro legittimandosi a vicenda. Non a caso, Dc e Pci di fatto furono consociativi e non alternativi; “conservatori” e non rivoluzionari, in pratica furono coerentemente speculari.

Ci si obietterà: e lo scontro frontale del 1948? Certo, ed i Governi di coalizione degli anni precedenti? Ed il centrismo dal quale scaturì il consociativismo? Ed il Compromesso Storico Moro-Berlinguer? Tutti figli dell’alleanza De Gasperi-Togliatti. Una radice ancora attuale visto che, di recente, perfino nella elezione di Ursula von der Leyen a presidente della commissione europea, PD e Forza Italia hanno convintamente votato la esponente di quel Partito Popolare Europeo (PPE) che, quale forza di sinistra-centro, si è confermato figlio di De Gasperi e Moro e non di Adenauer, Pella e Franz Josef Strauss.

Leggendo l’articolo di Veneziani, il nostro stupore è aumentato quando sono stati trattati altri aspetti che smentiscono il celebrato De Gasperi anticomunista. Viene citato il famoso affaire Guareschi-De Gasperi riferito ai bombardamenti alleati sulla Capitale del 1944, ma si omette la voltata di spalle di Guareschi alla Dc.

Infatti, dopo aver appoggiato in funzione anticomunista, con il suo giornale “Candido” la Dc, nella campagna elettorale del 1948, resosi conto del falso anticomunismo democristiano, Giovannino Guareschi voltò le spalle alla Balena Bianca appoggiando monarchici e missini. Se la stragrande maggioranza degli italiani che votò Dc era anticomunista come peraltro i Comitati Civici di Gedda, altrettanto non lo si può dire del vertice democristiano.

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Non a caso, quando nelle amministrative del maggio 1952 molti elettori che in precedenza avevano votato Dc punirono tale partito riversando esorbitanti consensi anticomunisti su monarchici e missini – autentici vincitori di quella competizione – pochi giorni dopo, nel mese di giugno, venne approvata la “legge Scelba” contro il Msi; era in carica l’VII Governo De Gasperi. Proprio De Gasperi in quelle amministrative, nelle elezioni comunali di Roma, fece naufragare – e questo Veneziani lo cita nel suo articolo – la famosa “operazione Sturzo” voluta dal prete di Caltagirone e da Luigi Gedda fautori di un’alleanza anticomunista che comprendesse monarchici e missini al fine di impedire la conquista del Campidoglio da parte di comunisti e socialisti. Anche tale fatto smentisce l’anticomunismo di De Gasperi.

Le elezioni politiche del giugno 1953 decretarono la triplice sconfitta di De Gasperi: politica, elettorale – per poco non scattò il premio di maggioranza sancito dalla nuova legislazione da più parti definita “legge truffa” – e parlamentare. Quest’ultima materializzatasi nel mese di luglio quando la Camera negò la fiducia al suo VIII Governo. Il leader Dc, che di lì a poco avrebbe riconquistato la segreteria del partito, dette l’addio alla Presidenza del Consiglio. La Balena Bianca ancora una volta vide crescere considerevolmente, alla propria destra, una robusta opposizione anticomunista, monarchica e missina.

L’incarico di formare il nuovo governo venne affidato dal capo dello Stato Luigi Einaudi, al democristiano Giuseppe Pella, esperto economista, autenticamente centrista, europeista convinto al pari del tedesco Adenauer. Nell’agosto 1953 il Governo Pella ottenne la fiducia di Dc, liberali, monarchici, repubblicani; si astennero missini e socialdemocratici; votarono contro comunisti e socialisti.

Reo di essersi battuto tenacemente per la italianità ed il ritorno di Trieste all’Italia, l’Esecutivo Pella, con De Gasperi segretario della Dc, venne meno nel gennaio 1954.

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