Ma gli italiani avrebbero davvero il «materiale umano» per crearsi una retorica bellica al netto delle sconfitte che la Storia ci ha più volte riservato? La risposta è sì, anche a prescindere dal fatto che le batoste belliche la Storia le ha rifilate quasi a tutti e che, spesso, è nelle batoste che si può scovare quell’eroismo.
Matteo Sacchi da del 16/07/2017
Anzi, gli italiani – se volessero ricordarsi di avere degli eroi di guerra – avrebbero persino l’imbarazzo della scelta.
Procediamo per generi, partendo da ciò che nelle vicende patrie sembra mancare di più: grandi condottieri. Beh, se c’è una battaglia che ha cambiato la storia del Mediterraneo moderno, quella è stata la battaglia di Lepanto (1571). È ormai acclarato che il merito tecnologico della vittoria vada alle galeazze veneziane. E dei due comandanti della flotta della Serenissima, Sebastiano Venier e Agostino Barbarigo, si ricordano solo atti di eroismo e buon senso tattico. Barbarigo continuò a combattere e a impartire ordini anche con una freccia in un occhio. Venier, 75enne, fu sempre sul ponte della sua nave. Uccise numerosi turchi a colpi di balestra e si strappò da solo una freccia che lo aveva trafitto al piede (combatteva con delle ciabatte di feltro perché facevano meglio presa sul ponte bagnato). Se ci spostiamo a terra, ben pochi generali possono dire di aver vinto più di Raimondo Montecuccoli (1609-1680). Non c’è qui lo spazio per elencare le vittorie di questo generale, che fu anche fine scrittore di cose belliche: Trattato della guerra, Dell’arte della guerra… Limitiamoci a un solo esempio: fu Montecuccoli a fermare i turchi nella battaglia del San Gottardo. Sbaragliò un esercito con effettivi più che doppi di quelli di cui disponeva lui, e dotato di 360 cannoni (Montecuccoli ne aveva appena 25). Il tutto mantenendo il controllo tattico su una battaglia che fu più volte sul punto di essere disastrosamente perduta. Non è un caso che Napoleone lo ammirasse. Eppure in Italia non è che sia tutto un fiorire di monumenti a Montecuccoli: sarà perché portava il parruccone…
Non vi piacciono i generali? Gli eroi per voi sono i fanti? C’è Pietro Micca (1677-1706). Durante l’assedio francese a Torino nel 1706, i francesi stavano penetrando attraverso una delle gallerie sotterranee della cittadella, Pietro Micca decise di fermarli facendo saltare un barilotto di polvere. La miccia doveva per forza essere corta: allontanò il soldato che era con lui – «Alzati, che sei più lungo d’una giornata senza pane» – e poi accese. Morì travolto dall’esplosione. Tutto troppo antico? Può non essere simpatico ma Giuseppe Garibaldi ha un rapporto tra mezzi a disposizione e vittorie che non ha paragoni nella storia mondiale. E prima di dire che i generali italiani non sono gente da prima linea bisognerebbe ricordarsi di Giulio Martinat e Luigi Reverberi, i quali tirarono fuori, armi in pugno, ciò che restava del corpo d’armata alpino dalla sacca con la battaglia di Nikolaevka (26 gennaio 1943).
E davvero a questo elenco si potrebbero aggiungere decine di nomi, da Giovanni delle Bande nere sino a Teseo Tesei. Ma in Italia si fa un po’ di confusione, perché se è beato il popolo che non ha bisogno di eroi è maledetto quello che i propri li dimentica.