da Storia In Rete n. 175 – ottobre 2020
Nel 1951 Winston Churchill aveva proposto di chiudere i conti con l’URSS usando le armi nucleari. Lo aveva scritto il direttore del «New York Times», Julius Ochs Adler, in un memorandum in seguito a un loro incontro il 29 aprile 1951 a casa dell’ex premier nel Kent. La minuta è stata ora scoperta da Richard Toye, storico dell’Università di Exeter. Secondo Churchill, in quel momento capo dell’opposizione britannica, il modo migliore per porre fine alla Guerra Fredda era lanciare un ultimatum all’URSS e in caso di risposta negativa di Mosca, minacciare di distruggere 20-30 città con bombe atomiche. Churchill avrebbe comunque fatto avvertire preventivamente la Russia che sarebbe stato «imperativo» che la popolazione civile di ogni città nella lista fosse «immediatamente evacuata». Tuttavia Churchill era anche convinto che Stalin avrebbe respinto anche questo secondo avvertimento: in quel caso si sarebbe cominciato a colpire gli obbiettivi uno per uno, fino alla resa dell’URSS. L’ex premier «sperava che entro il terzo attacco» il Cremlino alla fine avrebbe capitolato alle condizioni dell’Occidente. Churchill criticò la «debole politica» britannica e statunitense nei confronti dell’URSS e poi chiese bruscamente ad Adler quali fossero le scorte di bombe atomiche stoccate dagli USA. In quel momento, infatti, la Gran Bretagna non aveva ancora realizzato un’arma nucleare. Adler rispose che «fortunatamente non era nei circoli interni del governo e quindi non era gravato da quel fantastico segreto». Adler inoltre ribatté alle fantasie belliciste di Churchill che il popolo americano verosimilmente non avrebbe «mai acconsentito a una tale forma di guerra preventiva e avrebbe usato le bombe atomiche solo come rappresaglia», aggiungendo che gli altri Stati alleati di Londra e Washington «avrebbero potuto essere contrari a tale politica». Secondo Richard Toye, Churchill aveva già suggerito una strategia come questa nel 1949, poco prima che l’Unione Sovietica realizzasse la sua bomba atomica.