Trent’anni fa, il 26 aprile del 1986, il reattore n° 4 della centrale nucleare di Chernobyl esplose durante un test. Fu il più grande incidente mai verificatosi in una centrale nucleare, classificato come catastrofico con il livello 7 e massimo della scala INES dell’IAEA, insieme a quello avvenuto nella centrale di Fukushima Dai-ichi dopo il terremoto e lo tsunami del 2011, ma dieci volte più grave. Nell’area vivevano 8 milioni di persone, di cui 2 milioni di bambini. Molti non vennero subito a conoscenza di quanto accaduto. Il fotografo Efrem Lukatsky abitava a 100 km di distanza, a Kiev.
da RAINews del 25 aprile 2016
Scoprì che cosa era successo il giorno dopo da una vicina di casa. “Chiudi le finestre, c’è polvere radioattiva”, gli disse. Lukatsky si spaventò solo quando vide il marito della donna spogliarsi e mettere i vestiti in una busta prima di entrare in casa. “L’agenzia Tass parlò di uno sfortunato incidente”, racconta, “e disse che non c’era da preoccuparsi”. Non fu cancellata la parata del Primo Maggio e migliaia di persone si riversarono per le strade di Kiev, sfilarono con i ritratti dei leader sovietici e le corone di fiori e la musica. Intanto una sottile nuvola di fumo spargeva veleni nei cieli d’Europa. Passarono giorni prima che il governo svelasse che cos’era realmente accaduto e consentisse alla stampa di accedere all’area per documentare l’incidente. All’inizio furono solo tre i fotografi che potevano avvicinarsi a Chernobyl: Vladimir Repik, Valery Zufarov e Igor Kostin, tutti e tre della Tass. I primi due morirono per gli effetti delle radiazioni e il terzo, dopo una vita di malanni, perse la vita in un incidente d’auto. Tutti i loro scatti andavano a Mosca che decideva quali rendere pubblici. Le foto venivano scattate in fretta, i secondi a disposizione erano pochi, troppo pericoloso.
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Efrem Lukatsky riuscì a accedere all’area qualche mese dopo, fu il primo di dozzine di viaggi. Nel 2000 è entrato nella vecchia sala di controllo del Blocco 4. Racconta di come si muoveva al buio e di come cercava di respirare il meno possibile. Adesso è quasi pronto il nuovo sarcofago che racchiuderà le rovine della centrale nucleare di Chernobyl: le scorie radioattive da confinare sono circa 440mila metri cubi. La nuova tomba (New safe confinement- Nsc) sarà alta 100 metri, lunga 162, larga 257 e verrà piazzata l’anno prossimo sopra la struttura esistente, durerà 100 anni. A Chernobyl lavorano ancora circa 6000 persone, tutte dotate di misuratore di radiazioni. La giornata lavorativa è misurata non in ore ma in quantità di radiazioni prese. Gli operai vivono a Slavutych, città nata proprio per accoglierli. Gudagnano 305 dollari al mese, circa 80 in più del reddito medio in Ucraina.