HomeStampa italiana 2La Bibbia secondo Cazzullo: una noiosa e superficiale favola della buonanotte

La Bibbia secondo Cazzullo: una noiosa e superficiale favola della buonanotte

Aldo Cazzullo sbanca tutto con l’ennesimo libro inutile, sul libro più importante di tutti. Ne “Il Dio Dei Nostri Padri” annichilisce l’Antico Testamento, tra prediche pretesche e riassunti di folgorante inutilità.

di Haimi Rich da Il Nemico del 22 gennaio 2025

Sono anni che incontro un uomo, ogni volta che entro in qualche grande libreria – voglio dire, un bookstore, questo ingannevole tempio delle lettere (in cui infuriano, come in ogni tempio, i mercanti) arredato a metà strada tra la sala giochi e il supermercato. Ogni volta, dicevo, vedo un uomo da lontano, ha un volto che esclude il ricordo e occhi di vetro che non possono essere incrociati, so che mi sorride se non guardo, che sparirà se mi avvicino troppo. Vorrei chiedere a qualcuno, mai che trovi il coraggio, “Lo vede anche lei quello lì, col cappotto grigio, che ci dà le spalle?”, per sapere se i soldi buttati nei libri andrebbero buttati da uno psichiatra, o in un libro con dieci regole per la salute mentale. Poi rinuncio, esco – quasi sempre a mani vuote ma col dubbio di stare rubando qualcosa, con la certezza che l’antitaccheggio suonerà – vedo l’altare dei bestseller, il divo Cazzullo a troneggiare con il libro dell’anno. Quell’uomo, l’ombra che ancora distende sulla mia psiche cariata, è il suo lettore, il Lettore di Cazzullo, di cui prego un giorno conoscere l’essenza.

Esagero, direte, ma il Lettore è un mistero perché la sua esistenza è senza fondamento, perché in un tempo in cui è possibile scrollare l’opera umana dal principio all’ultima ora, i libri di Cazzullo, che garantiscono un’esperienza conoscitiva misera e un’avventura estetica nulla, non avrebbero i requisiti per stare in cima alle classifiche – eppure, eccoli là, calabroni dell’ovvietà che volano perché non sanno di non poter volare. Prendete l’ultimo, “Il Dio dei Nostri Padri” (HarperCollins, 2024), parliamo di un progetto ambizioso – il racconto-commento a una buona parte dell’Antico Testamento – con una genesi rispettabile – Cazzullo, ci spiega, riprende la Bibbia in mano al capezzale del padre (onore, qui, a lui, che davanti alla morte ha l’istinto di aprire un libro, aprirsi un attimo all’ignoto) –, risolto in un bignami buono giusto per il catechismo, un bignè indigesto di banalità.

Due cose non mi convincono. In primis, Cazzullo inquadra la Bibbia come capolavoro letterario ma la attraversa senza una degna riflessione sulla forma di ciò che viene raccontato, senza chiedersi da dove vengono le parole di Dio e degli uomini, perché certe immagini sanno schiudere un destino, sono cazzotti alla nostra cecità. Non basta qualche sporadico richiamo a “una tradizione ebraica” o all’autorità di un Ravasi (“Come sempre ha ragione…” fa notare il nostro autore a pagina 181, in un tenero esercizio di leccaculaggio) per dare conto di simboli che annodano la gola da millenni, inesauribili. Così, fatta eccezione per il nono capitolo – quello dedicato a Cantico e Qoelet, in cui la mancanza di un’impalcatura narrativa obbliga al confronto con il testo (che Cazzullo pure riesce a sfuggire, citando nell’arco di dieci pagine, più o meno a caso, testi di Shakespeare, Pessoa, Montale e Dickens) – le storie della Bibbia vengono raccontate come fossero la favola della buonanotte, con uno stile pallido, palloso, da far addormentare ChatGPT sotto anfetamine (salvifica, in questo senso, l’avvertenza alla prima pagina, che impedisce l’uso del libro per l’addestramento delle intelligenze artificiali, almeno non ci faranno morire di noia una volta preso il controllo).

Detto questo, Cazzullo sta attento a ricordarti che il libro è proprio il suo, compensa la scrittura anonima con intrusioni narrative dimenticabili, mettendo insieme Elon Musk e Matusalemme (leggere per credere), Sansone e Netanyahu (copyright Gad Lerner, cui si tributa la dovuta marchetta). L’intenzione, credo, sarebbe di mostrare che la Bibbia è un testo infinito, che continua a parlare del nostro mondo, in verità si sente solo la voce di Cazzullo che declama le notizie del giorno. E qui arriviamo al secondo punto. Quando non è impegnato a piazzare una morale scontata (“Nessuno però finora è riuscito a progettare una torre tanto alta da toccare il cielo.”, la chiosa sapienziale al paragrafo su Babele; del resto, le opere di Michelangelo e Raffaello “forse non sarebbero mai nate senza la fede” – tautologia degna del biblico “Io sono colui che sono”) o a dispensare giudizi come ostie scipite – cosa ce ne dovrebbe fregare, a noi, che Cazzullo trova straordinario Il nome della Rosa e deludente la sua resa cinematografica, che ritiene la Resurrezione di Lazzaro il capolavoro di Caravaggio? Argomentasse, almeno… – il sommo sacerdote del giornalismo italiano ci sfila davanti con i paramenti della sua elezione.

- Advertisement -

Così, il libro si apre con Cazzullo sul palco di un teatro a Madrid, mentre a pagina 16 lo ritroviamo a Ginevra, scortato nei sotterranei del Cern da Fabiola Gianotti. D’altronde, il nostro frequenta abitualmente i cantieri di Renzo Piano (pag. 43), “forse il più importante architetto vivente”, e dialoga a tempo perso con Giorgio Parisi, che gli ha rivelato – udite l’audace teoria che il giornalista coglie di prima mano per noi dalla bocca del Nobel – “che i monti abitabili potrebbero essere miliardi” (e qua mi viene il dubbio che a parlare con Cazzullo fosse direttamente Giordano Bruno, magari se li è confusi nella rubrica telefonica). Insomma, Cazzullo strombazza impegni e relazioni per dimostrarci che lui, grande fra i grandi, appartiene all’élite intellettuale italiana. Ha ragione…

Firma di punta del giornale di punta, bestsellerista, conduttore televisivo, Cazzullo è il Behemoth dalle uova d’oro dell’editoria italiana, può scegliersi il temino annuale – da Mussolini all’Impero romano, passando per Dante – e scrivere le prime quattro cose che gli vengono in mente, annacqua quanto basta per raggiungere un numero appropriato di pagine e il capolavoro è servito, ma come fa? Magari ha stretto un patto con il diavolo, è lui che compra copie qua e là per le librerie. Forse, però, le cose sono più semplici, forse è lo stile a impatto zero, biodegradabile e ottimizzato per la vendita, o l’astuzia di dare al suo pubblico, leggermente progressista, moderatamente colto, un prodotto di cui fruire senza sforzo e senza rischi, una stufetta per le proprie tiepide convinzioni. È che Cazzullo ispira fiducia (sul retro del libro ti guarda, giocondo, il volto della mitezza), sta simpatico a tutti, le vecchiette lo amano, è il dio delle nostre nonne.

- Advertisment -

Articoli popolari