10 agosto 1810 – 10 agosto 2010. Duecento anni fa nasceva l’uomo dell’Italia Unita, Camillo Benso Conte di Cavour. Uno dei Padri della Patria, e l’artefice politico che più d’ogni altro si impegnò nel Risorgimento nazionale. Oggi – nel silenzio quasi generale – ne cade il duecentesimo anniversario della nascita.
Il Conte di Cavour non solo è stato dimenticato dalle istituzioni e dal comitato che avrebbe dovuto celebrarne il bicentenario della nascita, ma anche il Comune di Torino non ha trovato nemmeno il tempo e il denaro per restaurare la lapide che ricorda la sua nascita a palazzo Cavour – oggi occupato da un condominio – e che versa in condizioni di degrado. Così come documenta il servizio fotografico che potete vedere più oltre.
Torino dimentica Cavour: nessun restauro per la lapide che ne ricorda la nascita (ma ci si ricorda di Mozart…)
di Andrea Biscàro
«Torino, ricordati della lapide e di un piccolo (meglio se grande) segnale a Palazzo Cavour. Così, almeno per salvare la faccia». “Storia in Rete” concludeva così l’inchiesta dello scorso maggio su Palazzo Cavour e gli auspicabili festeggiamenti in loco per il bicentenario della nascita dello statista subalpino (10 agosto 1810). Il 29 luglio scorso la procuratrice della Società proprietaria del Palazzo ci ha scritto che «non è cambiato nulla rispetto alla situazione scritta nel suo articolo». Una personale ricognizione lo conferma: il Palazzo – internamente restaurato – è stato ignorato dalle istituzioni cittadine, e così la malconcia lapide, per non parlare del muro che l’accoglie, imbrattato dai vandali. A maggio scrivevamo che «Torino non è sempre in grado di occuparsi a dovere delle proprie glorie locali». Avevamo ragione. La prova? In pieno centro cittadino, esattamente in via Corte d’Appello 4, presso l’Hotel Dogana Vecchia (già Nuova), una lapide, in ottime condizioni, recita: «Wolfgang Amadeus Mozart […] nel 1771 soggiornò a Torino con il padre Leopold alloggiando nell’albergo Dogana Nuova. Nel 250° Anniversario della nascita il Comune pose il 6-XII-2006». Quattro anni fa il Comune si è mosso per onorare il ricordo della permanenza a Torino di Mozart. A ridosso del bicentenario della nascita di un «Padre della Patria», la sua casa non reca traccia istituzionale. La logica di certe scelte ci sfugge e con essa s’invola sempre più la dignità nazionale, coscienza della propria identità. (A. Biscàro)
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SCANDALO CAVOUR
da “Storia in Rete” n° 55 – maggio 2010
di Andrea Biscàro
Anche nella città che più sta facendo in vista delle celebrazioni dei 150 anni dell’Italia unita non mancano sciatterie e sviste clamorose. Che colpiscono anche i luoghi dove l’Italia s’è fatta davvero, cioè le stanze del palazzo dove Cavour nacque, visse, lavorò, sognò e morì. Un palazzo sostanzialmente abbandonato – in qualunque altra nazione ci avrebbero già realizzato un memoriale – e che ha rischiato di essere il ritrovo degli atleti canadesi alle ultime Olimpiadi. Per trovare un po’ di attenzione per l’uomo che volle l’Italia unita bisogna così uscire dalla città e andare in un vecchio castello dove Cavour sta dormendo, da 200 anni, il suo sonno eterno…
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Questa è una storia di indubbie luci e di qualche inspiegabile ombra, dove il colpevole forse non sa neppure d’esserlo e il pubblico ha perso la sua funzione di giudice appassionato. “Ci si abitua ai difetti degli altri quando non si crede che sia nostro dovere correggerli”, insegna una maestra di vuoto e indifferenza, la giovane Cecilia, protagonista di “Bonjour Tristesse” di Françoise Sagan. Procedendo lungo il viale della connessione con l’altro da noi, ci si può imbattere in una considerazione di Montesquieu: “la tirannia d’un principe non è più rovinosa per uno Stato di quanto sia per una repubblica l’indifferenza per il bene comune”. In una società improntata sul fare, il pensare oltre la mera utilità è una patologia che talvolta accantona il bene della memoria – “bene comune” – senza il quale non sapremmo neppure riconoscerci allo specchio. Lo specchio della storia. Cicerone aveva ragione: “la memoria si indebolisce se non la eserciti”. Di questa patologia “Storia in Rete” si è già occupata nel gennaio scorso, direttamente dal suo sito web, in riferimento a un italiano non qualunque messo in disparte: Cavour, nato a Torino il 10 agosto 1810 nel palazzo paterno e morto nello stesso palazzo il 6 giugno 1861. Nella trasmissione RAI “Il Più Grande (italiano di tutti i tempi)” tra i concorrenti in gara non è stato inserito Cavour. Un’esclusione clamorosa ma non unica: se concorrevano al titolo di “Più Grande italiano” personaggi come Battisti, Mina, Laura Pausini, Fiorello, erano però esclusi Lorenzo il Magnifico, Raffaello, Giotto, Meucci, Giulio Cesare!
Focalizziamo ora l’attenzione su Cavour e la sua Torino, perché tutto iniziò da lì, pur avendo egli affinato la propria formazione economica e politica attraverso permanenze all’estero e collaborazioni con pubblicazioni italiane, svizzere e francesi. Relativamente al versante subalpino, la valorizzazione delle molteplici risorse naturali e culturali è una questione annosa che il Piemonte ha finalmente deciso di affrontare con la giusta dose di aggressività e autostima. Nel dicembre ‘77 “La Stampa”, il quotidiano della città, scrisse che «a Torino manca un vero tessuto culturale, manca una domanda dal basso, manca la capacità e il gusto di creare, di cambiare, di organizzare». Dalla fine degli anni Novanta a Torino si è fatta violenza, decidendo così di puntare sempre più e sempre meglio su se stessa, trasformandosi in una città in grado d’essere invitante. Ma non sempre in grado di occuparsi a dovere delle proprie glorie locali. Ad esempio, per quanto riguarda Cavour, egli vive grazie ad un’associazione di volontari che si è formata ed è attiva in Provincia, sia pure a ridosso del Capoluogo: a Santena. Si tratta dell’Associazione Amici della Fondazione Camillo Benso di Cavour, presente in rete con un ottimo sito (www.camillocavour.com) che consente un adeguato approccio alla sua figura. «L’Associazione di Santena (To) – recita il sito – è nata con lo scopo di far conoscere la figura di Camillo Benso di Cavour, massimo fautore dell’Unità e dell’indipendenza italiana, di valorizzare il patrimonio storico, culturale e ambientale dei luoghi cavouriani di Santena e di promuovere l’interesse delle istituzioni, delle categorie sociali, di altre associazioni nonché degli studiosi e dei turisti italiani e stranieri». A Santena riposano le spoglie del Conte e chiunque voglia conoscerlo attraverso le carte può prendere appuntamento con l’Archivio (ricerca e consultazione sono possibili anche dal sito). Il vice-presidente, Marco Fasano, ricorda che «come Associazione commemoriamo la morte di Cavour il 6 giugno – il Presidente Napolitano ha confermato la sua presenza per quest’anno – con la deposizione di una corona d’alloro sulla sua tomba. Abbiamo anche istituito il “Premio Camillo Cavour” (20 settembre) che consiste in una riproduzione in oro dei suoi caratteristici occhiali. Il primo anno è andato a Ciampi, poi a Veronesi e nel 2009 a Piero Angela. L’accoglienza a livello di pubblico e di mass media è andata crescendo. L’anno scorso, in occasione delle manifestazioni, i visitatori hanno superato il migliaio di presenze. Il riscontro di giornali e TV è stato soddisfacente, anche se quando è stato attribuito il “Premio” ad Angela il TG3 non ha fatto un servizio sulla manifestazione di Santena, ma sul premio che Angela ha ricevuto al Circolo del jazz, al quale è iscritto. Perché non realizzare anche un brevissimo servizio sul “Premio Cavour”?».
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Ma non basta l’entusiasmo di una associazione e l’intervento pubblico. I luoghi della memoria hanno un senso se vengono visitati e ricordati. Ma se, ad esempio, le gite scolastiche vanno regolarmente altrove come si fa a tener viva una struttura del genere? Che paese è quello in cui la tomba di uno dei suoi principali padri fondatori è visitata da un migliaio di persone in un anno quando va bene?
«Mi sento di aggiungere – afferma Fasano – che lo sforzo, noi e la Regione, lo abbiamo fatto, ma dovrebbero farlo anche le famiglie, perché lo Stato siamo noi. La società civile è costituita da ognuno di noi che, anziché dedicarsi troppo spesso ad interessi a dir poco futili se non dannosi, dovrebbe cominciare ad accostarsi alla storia e alla cultura, a partire dalle famiglie, perché storia e cultura possono offrire visioni e prospettive diverse alle generazioni future». L’indifferenza per il bene comune non nasce soltanto dalle istituzioni, ma anche dal basso. Malgrado gli sforzi, l’Archivio di Santena è poco frequentato «semplicemente perché non è conosciuto dai più», riconosce Fasano. Ma all’estero, grazie al sito, è conosciuto: «a febbraio sono venute due professoresse russe a visionare le carte di Cavour. In passato siamo stati contattati persino dai giapponesi: esiste una traduzione giapponese della “Vita di Cavour” di Rosario Romeo, grazie ad un professore che è stato a Santena». Insomma, come già anche per Garibaldi e altri, le glorie italiane godono di maggior attenzione all’estero…
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“La Stampa” dell’11 agosto 1910 titolava: “Solenne commemorazione del centenario della nascita di Camillo Cavour alla presenza del Re, dei Principi, del Governo, della Camera e della Rappresentanza comunale”. Fu anche coniata in quell’occasione una medaglia commemorativa. Non è forse il caso di scadere in facili parallelismi con le celebrazioni di allora. Vedremo dunque cosa saprà preparare la società civile torinese del XXI secolo. Si potrebbe iniziare a restaurare o sostituire al più presto la lapide posta nella centrale via Lagrange angolo via Cavour. La lapide, in pessimo stato, ricorda che “il conte Camillo di Cavour nacque in questa casa addì 10 agosto 1810 e vi morì il 6 giugno 1861 – ricordo posto dal Municipio”. Sicuramente ad agosto – che fretta c’è? – la troveremo in perfette condizioni, ornata dell’alloro che Cavour merita, in tempo per soffiare sulle duecento candeline! Il palazzo – Palazzo Cavour – è stato venduto dalla famiglia dello statista, successivamente alla sua morte. In una monografia del 1939 si legge: “È un palazzo della nostra città di grande e duplice importanza: prima perché in esso nacque, visse e morì il sommo statista della nuova Italia risorta; in secondo luogo perché è bellissima invenzione [di] G. G. G. Planteri il cui nome rifulge tra gli architetti piemontesi della prima metà del Settecento.” Questo e quanto seguirà è tratto da una solitaria e poco visibile targa montata su piedistallo, sita nell’elegante androne del palazzo: “fu abitato dalla famiglia di Cavour per 140 anni. Dopo la morte del Conte […] parte del palazzo fu occupata dal Banco di Napoli, quindi nel 1928 venne in possesso della Federazione Fascista del Commercio della Provincia di Torino. Il piano nobile, occupato fino al 1995 dalla Corte dei Conti, è articolato in più sale intorno al cortile centrale e sviluppa una superficie di circa 1.500 mq. Per l’elegante portone di via Cavour si entra nell’androne che rappresenta il più bel pezzo architettonico dell’edificio. […] Al piano nobile si accede attraverso lo scalone a tre rampe con un bel parapetto in marmo bianco […]: la volta […] è decorata con un pregevole dipinto a chiaroscuro che risale all’Ottocento, restaurato in preparazione dell’inaugurazione della nuova sede. La decorazione, a forte effetto di rilievo […] rappresenta al centro la Terra, o Cibele, figura femminile assisa sopra una biga trascinata da leoni.” All’ingresso, al n° 8 di via Cavour, la segnalazione del palazzo si limita alla classica targa turistica in metallo. Uno dei tanti orribili retaggi del cattivo gusto Anni Settanta…
“Quando la famiglia Cavour – spiega ancora Fasano – vendette i palazzi di Torino (Cavour e Lascaris) trasferì tutti gli arredi a Santena. Per vicende ereditarie una parte cospicua del mobilio è finita in Francia al Castello di Thorens, dove c’è ancora la famiglia della nonna di Cavour. La camera di Cavour invece è a Santena. Tutto è stato salvato”. Questa è una notizia confortante! Essendo il palazzo di proprietà privata, abbiamo contattato il proprietario. “Palazzo Cavour – ci ha scritto la procuratrice della Società – dal 1956 è di proprietà della “Società Palazzo Cavour s.s.”. Quando ha acquistato l’immobile, nel palazzo non esisteva più nessun arredo dello statista”, in quanto già trasferito a Santena. “Dal 1956 – prosegue – l’immobile è sempre stato ed è tuttora abitato da privati, in appartamenti ricavati ai vari piani. Il piano nobile del palazzo per molti anni è stato affittato per uffici dalla Corte dei Conti. Nel 1999 la Regione Piemonte ha affittato il primo piano nobile del palazzo per farne sede espositiva. Nel’ottobre del 2005 ha disdetto il contratto di locazione e ha reso liberi i locali nella primavera del 2007”. La motivazione di tale disdetta? La procuratrice si stringe nelle spalle: non lo sa…
(…) Visitando il sito www.palazzocavour.it vi imbatterete in una sorta di desolante residuato bellico con all’interno ancora qualche riferimento alle mostre e alle iniziative della breve vita di Palazzo Cavour restituito ai torinesi. Sempre dalla pagina “Torino musei” scopriamo che “il Palazzo […] è stato recentemente restaurato dalla Regione Piemonte, che ne ha fatto una prestigiosa sede espositiva e di rappresentanza, con la funzione di ospitare le grandi iniziative promosse dalla Regione Piemonte.” Quale la motivazione di un simile abbandono, a fronte di un così importante – e immaginiamo costoso – restauro realizzato pochissimi anni fa? Sappiamo invece, sempre grazie alla procuratrice, che per i “Giochi Olimpici Invernali Torino 2006” la Regione si è rifatta viva per ospitare parenti e amici degli atleti canadesi. Di questa presenza v’è traccia sul sito della Regione Piemonte: “Palazzo Cavour […] ospita la Casa Nazione del Canada”. […] l’edificio è destinato alla sola accoglienza di parenti e amici degli atleti canadesi che partecipano alle Olimpiadi. Il maestoso scalone del palazzo conduce all’entrata della “Casa” […]. Due grandi televisori al plasma, sintonizzati sulle gare del giorno, e comodi e ampi divani rossi accolgono tifosi e parenti degli atleti che possono esultare e godersi, tra uno stuzzichino e l’altro, le competizioni sportive. Menù italiano con cui distrarre il palato in attesa dei risultati sportivi e pc sempre in rete […]. Non solo un esclusivo ritrovo per i canadesi, ma anche luogo di rappresentanza che accoglie, nelle sue stanze affrescate, ministri e politici canadesi in visita a Torino. La sera però si cambia registro: birra gratis per tutti e musica festeggiano i medagliati canadesi, trasformando Palazzo Cavour in un ambito ritrovo di divertimento notturno”. Chissà che avrebbe pensato lo statista italiano (Palazzo Cavour by night con tanto di birra e rutto libero), ma in fondo quel luogo non è più casa sua da oltre un secolo.
Una domanda sorge spontanea: passi l’ospitalità ai simpatici canadesi, ma Cavour è proprio figlio della serva? Perché non trasformare lo scalone e i piani nobili – già restaurati – in un polo storico-culturale torinese in onore dello statista nel suo bicentenario della nascita e in previsione del 150°? Se ha ospitato i canadesi perché non potrebbe ospitare Cavour? Oppure, se non si ha intenzione di ricordarne, in casa sua, la presenza, suggeriamo almeno di evidenziare con un certo entusiasmo il sito storico in sé, anche soltanto con qualche pannello espositivo posto in bella vista nell’androne del Palazzo – segnalandone la presenza all’esterno – con la funzione di richiamare, attraverso testi e iconografie, l’uomo ed il luogo che lo accolse. Ma aprirlo al pubblico e alla cultura sarebbe certamente meglio. “Nessuna istituzione per ora mi ha contattata per il bicentenario della nascita dello statista”, ci ha scritto la procuratrice della “Società Palazzo Cavour s.s.”. Se si intende contattarla è bene farlo subito, così da organizzare e pubblicizzare per tempo una festa di compleanno d’eccezione! Tanto si sta facendo, è doveroso ricordarlo, per salvaguardare il castello di Santena, la tomba, l’Archivio. Ma a Torino? Cos’hanno previsto Comune, Provincia, Regione, il Comitato per le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia e quello per le Celebrazioni Cavouriane? Non lo sappiamo ancora. Non vi è il rischio di fare le corse?
«Relativamente a Santena – sottolinea il dottor Fasano – come Associazione per il 150° abbiamo previsto una serie di manifestazioni che saranno subordinate a quelle che organizzerà il “Comitato Nazionale per le celebrazioni del bicentenario della nascita di Cavour». È già stato nominato il presidente, ma non si è ancora insediato. Per adesso le nostre manifestazioni le teniamo nel cassetto, perché è evidente che se il presidente del comitato, lo storico Piero Craveri, farà questa grande mostra su Cavour di cui si vocifera, noi faremo la nostra parte qui a Santena per quanto riguarda la formazione, Cavour, la sua famiglia. Il Cavour politico invece si approfondirà a Torino o, addirittura, gira la voce della Palazzina di Stupinigi. Però è ancora tutto in fase embrionale». E già perché fino a marzo 2011 – data ufficiale d’inizio delle celebrazioni – un po’ di tempo c’è ancora. Ma per il bicentenario? L’attesa, sempre meno fiduciosa, è obbligata. Comunque sia: Torino, ricordati della lapide e di un piccolo (meglio se grande) segnale a Palazzo Cavour. Così, almeno per salvare la faccia…
Andrea Biscàro
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Inserito su www.storiainrete.com il 10 agosto 2010, 200° anniversario della nascita di Cavour