Lo smemorato piemontese ha cambiato indirizzo da Collegno a Torino, via Lungaro, al civico 15. Cose che possono capitare quando si celebrano eventi storici e, stranamente, vengono dimenticati, cancellati dai ricordi e dalle citazioni, nomi e personaggi illustri che quella storia hanno scritto.
di Tony Damascelli dal Giornale del 15/02/2017
Prendete, ad esempio, la Stampa di Torino, con sede appunto in via Lungaro. Ha festeggiato i propri 150 anni con una pubblicazione supplemento che ripercorre fatti, eventi, firme di un secolo e mezzo, partendo dagli esordi fino ai contemporanei. Il titolo dell’opera è Il Mondo che ci aspetta. Nell’attesa del mondo e delle sue novità, è stato interessante rileggere nomi illustri che hanno fondato e illuminato le pagine di questo giornale che rimane la bandiera sul pennone più alto di una città, di una Regione, di un certo tipo di lettore, dopo la chiusura maligna de La Gazzetta del Popolo.
Bello, dunque, ripercorrere non soltanto la cronaca del secolo e mezzo attraverso i nomi di chi ha dovuto gestire, dirigere il giornale. Non tutti i nomi, in verità, risultano riportati dal supplemento. Anzi, è singolare come per il periodo che va dal ’26 al ’45 la Stampa non abbia avuto direttori, forse non sia nemmeno uscita dalla tipografia. Era il tempo del fascismo, epoca dura eppure dagli archivi risulta che si siano avvicendati alla direzione del foglio torinese ben cinque direttori: Andrea Torre dal 30 novembre del ’26 all’11 febbraio del ’29, quindi Curzio Malaparte, dal 12 febbraio del ’29 al 30 gennaio del ’31, Augusto Turati, dal 31 gennaio del ’31 al 12 agosto del ’32, Alfredo Signoretti, dal 13 agosto del ’32 al 25 luglio del ’43; quindi, caduto il fascismo, il Ministero di cultura popolare approvò le nomine di Vittorio Varale dal 28 luglio del ’43 al 9 agosto dello stesso anno, Filippo Burzio dal 10 agosto del ’43 al 9 settembre fatidico e, sotto la R.S.I. furono direttori Angelo Appiotti, Concetto Pettinato e Francesco Scardaoni. Nessuno di questi ha trovato spazio nel supplemento, nemmeno tra le righe di una didascalia, come è accaduto per altri. Credo se ne sia persa la memoria, spontaneamente costretti. Salutato il Duce, sono stati salutati anche i direttori. Pratica che si è ripetuta quando due anni fa venne data alle stampe, dalla RCS, una pubblicazione sui presidenti della Juventus: tutti, tranne Vittorio Chiusano, colpevole di aver fatto parte dell’epoca Giraudo-Moggi-Bettega. La memoria fa brutti scherzi, non soltanto a Collegno.