Storie inedite della famiglia torinese raccontate in un libro appena uscito. «L’ultima dinastia» (Solferino) è una cavalcata tra successi, eccessi, amori e tragedie di cinque generazioni di Agnelli. Fino alla guerra per l’eredità
di Mario Gerevini dal Corriere della Sera del 22 maggio 2024
Una galoppata nella storia degli Agnelli, fermandosi là dove uomini e donne hanno modificato il corso degli eventi. Intuizioni, visioni, compromessi, amori, avventure, tragedie, successi ed eccessi. Capitani d’azienda capaci di far funzionare al meglio fabbriche con centinaia di migliaia di dipendenti ma incapaci di tenere unita una famiglia di quattro persone. Sì, è vero che «un uomo solo al comando» è da sempre il mantra della dinastia torinese ma poi, a ben vedere, se non ci fossero state le quattro sorelle di Gianni Agnelli (Susanna, Clara, Maria Sole e Cristiana) a compattare la famiglia per un lungo e drammatico periodo, forse l’uomo solo sarebbe stato allo sbando.
100 anni di Juve in famiglia
Forza e limiti di una grande famiglia, tutti soci dell’impero. I dividendi sono il collante, dicono i critici; no, sono il risultato di serenità e compattezza, dicono gli altri. Ma la Juventus ha sempre messo d’accordo tutti: Gianni Agnelli aveva 4 anni quando il padre Edoardo lo portò allo stadio la prima volta nel 1925, poi era Gianni a “rapire” in elicottero un giovane John per trascinarlo alle partite; passione e sofferenza bianconera si tramandano da cent’anni e non sono in vendita. Gli strappi familiari sono stati faticosamente ricuciti per decenni finché la rottura con Margherita è diventata probabilmente insanabile. E da tempo ormai dici Agnelli e pensi alla guerra sull’eredità.
Appassionante cavalcata
Chi ha colpa o chi vincerà tra la madre Margherita e i tre figli Elkann non interessa a Jennifer Clark, giornalista, già autrice di «Mondo Agnelli. Fiat, Chrysler and the Power of Dynasty», ex corrispondente in Italia per agenzie e quotidiani americani come Bloomberg, Reuters e Wall Street Journal, che ora è in libreria con «L’Ultima dinastia – La saga della famiglia Agnelli da Giovanni a John» (Solferino). È, appunto, una documentatissima e appassionante cavalcata tra 5 generazioni di Agnelli. L’orizzonte della storia ci smarca dalla cronaca e mette tutto in prospettiva, anche la guerra attuale sull’eredità. È quello che ci vuole per capire e rispondere a tanti perché: Perché oggi c’è John Elkann alla guida? Perché gli stabilimenti si svuotano e l’auto parla più francese che italiano? E perché nel ponte di comando della famiglia si è arrivati a questo scontro brutale per un tozzo di miliardi e potere?
Seduto in quel caffè
Il libro della giornalista offre chiavi di lettura che affondano fino all’epopea di Giovanni Agnelli, il fondatore della Fiat. Era seduto al Caffè Burello di Torino agli albori del ventesimo secolo e vedeva passare le prime auto … francesi. Ma lui che insieme ad altri soci aveva appena fondato la Fiat «voleva vedere l’Italia unita sconfiggere (…) la Francia per diventare la principale produttrice di automobili in Europa».
Il centralino di papà
Il tratto umano che sta dietro alle grandi decisioni e alle dinamiche familiari è al centro del racconto. Come la figura tormentata e tragica di Edoardo, il figlio dell’Avvocato morto suicida nel 2000 a 46 anni, così diversa e lontana dagli “stampi” della casata. Per telefonare al padre «doveva passare – leggiamo – attraverso un centralino» perché Gianni Agnelli non gli aveva lasciato il suo numero personale. Scorci di vita familiare popolata da bambinaie e maggiordomi, spesso sostituti o intermediari d’affetto.
Gli Elkann bambini a Rio
Poi c’era la grande famiglia e il libro della giornalista, che tra l’altro ha intervistato tredici membri della dinastia, rivela molti retroscena. Per esempio quando i tre Elkann bambini vivevano a Rio de Janeiro con la madre Margherita, nel frattempo risposata con il conte di origine russa Serge de Pahlen da cui ebbe altri 5 figli tra il 1983 e il 1990. «Serge era molto religioso – scrive Clark – (…) ed era convinto che l’impero russo avrebbe dovuto riconquistare gli antichi prestigio e gloria in virtù delle solide radici del Paese nella religione cristiana ortodossa. A questo credo Margherita si convertì» fino al punto di «coinvolgere i figli in canti religiosi e preghiera, e regalando loro icone per proteggerli durante i viaggi (…). Venivano mandati ai campi estivi ortodossi – scrive ancora Clark che nelle note cita come fonte “intervista dell’autrice” del marzo 2024 – nel sud della Francia, luoghi in cui ogni giorno veniva alzata la bandiera imperiale della Russia zarista, con l’aquila e le due teste». I tre Elkann, con radici cristiane ed ebraiche, «si sentivano fuori posto», John in particolare «sviluppò un profondo senso di protezione verso il fratello e la sorella minori» mentre i nonni Gianni e Marella erano «inquieti per il trattamento che poteva venir riservato ai nipoti più grandi rispetto ai bambini de Pahlen» e cercarono di attirarli verso di loro e di renderli finanziariamente indipendenti dai genitori.
In salotto l’incoronazione di John
Altro squarcio significativo di vita e scelte familiari: una riunione chiave nella quale per la prima volta venne fatto il nome di John Elkann come successore nel ruolo di azionista di riferimento. Eravamo all’inizio degli anni Novanta, la Fiat era in grave crisi e a Roma, per formalizzare un compromesso con banche e investitori, «si trovarono tutti nell’appartamento di Umberto (Agnelli, ndr) … e presero posto sui divani rossi». Umberto rinunciava a succedere a Gianni alla presidenza, Cesare Romiti era il manager indicato da Mediobanca per assumere pieni poteri e Giovanni Alberto Agnelli, figlio di Umberto e morto di tumore a 33 anni nel 1997, entrava in cda. A un certo punto Cristiana, la più giovane delle sorelle dell’Avvocato, fece una domanda: «Caro Gianni, non vorrei nemmeno pensarci ma devo chiedertelo. Che cosa accadrebbe se dovesse succederti qualcosa? Marella erediterebbe le tue quote? (…)». Gianni, secondo la ricostruzione del libro, rispose così: «Se dovesse accadermi qualcosa non vedo perché uno dei figli di Margherita non potrebbe prendere il mio posto come azionista di riferimento». John Elkann aveva solo 17 anni. «L’Ultima Dinastia» cominciava già allora a cambiare cognome.