A volte ritornano. Certe tesi campate per aria, o quasi, rispuntano. Indifferenti alle smentite, alle confutazioni più scientifiche. Dan Brown ha lasciato il segno. E così, anche andando a pescare testi precedenti e finora non considerati, si ricicla la vecchia tesi di Gesù ammogliato con Maria Maddalena. Secondo quanto scritto in un lungo articolo de La Stampa di Torino la tesi «continua a crescere e decine di seri studiosi vi si stanno dedicando senza pregiudizi».
di Maurizio Caverzan per “il Giornale” del 12 novembre 2014
La fonte principale è «un libro scritto nel 570 in siriaco su pergamena, e ora custodito alla British Library», che narra la storia di Joseph e Aseneth, due giovani sposi dell’epoca di Gesù. Secondo Simcha Jacobovici, giornalista investigativo israeliano che scrive anche sul New York Times, e Barrie Wilson, professore di ricerche religiose a Toronto, che hanno a lungo studiato e decodificato i riferimenti cristiani contenuti nel manoscritto, dietro i due giovani si possono riconoscere Gesù e Maddalena.
«Credo che se Gesù fosse stato sposato gli evangelisti non avrebbero avuto alcuna difficoltà a scriverlo – premette il teologo Vito Mancuso – Il fatto non avrebbe in alcun modo inficiato la sua divinità. Non è stato scritto semplicemente perché non era vero. Quanto alle presunte rivelazioni, non conosco il testo cui fa riferimento La Stampa, ma il solo fatto che sia del 570 lo rende davvero poco attendibile».
Tuttavia, secondo i due studiosi basta anche una lettura attenta dei vangeli per cogliere che la Maddalena assiste alla crocifissione, alla sepoltura e alla scoperta della tomba vuota. Lava il corpo di Gesù, pratica consentita solo alle mogli o agli uomini, ed è la prima persona cui Gesù si rivolge una volta risorto.
«È vero – osserva ancora Mancuso – se si legge il vangelo di Luca ci si accorge che Gesù aveva anche donne tra i suoi discepoli e che, tra queste, Maria Maddalena era la prediletta, come Giovanni e Pietro erano i preferiti tra gli apostoli. Nella Chiesa c’è una scuola tradizionalista che tende a ridurre l’elemento femminile contenuto nei vangeli. Ma da questo a dire che Maddalena fosse moglie di Gesù ne passa parecchio. Sono due letture opposte, entrambe estreme ed entrambe non corrette».
Anche Giovanni Maria Vian, direttore dell’Osservatore romano sottolinea la scarsa attendibilità del testo di riferimento. «Se si confonde la storia di Giuseppe e Aseneth – una storia popolare e romanzesca attinta alla figura biblica di Giuseppe, figlio di Giacobbe – con Gesù e Maddalena, significa che si è perso ogni contatto con il codice per eccellenza che è la Bibbia. Non esistono fonti né giudaiche né cristiane né pagane che parlino di un Gesù sposato. Il tema del celibato di Cristo – conclude il direttore del quotidiano della Santa Sede – è così scandagliato dal dibattito scientifico che non avrebbe potuto resistere fino ad oggi».
Eppure le citazioni e i riferimenti ai vangeli apocrifi o gnostici ricicciano periodicamente. Come se la scelta dei quattro canonici fosse un’imposizione d’autorità della Chiesa per nascondere qualcosa. E non, come osserva il vaticanista Andrea Tornielli, «il riconoscimento attraverso il canone muratoriano della credibilità dei quattro testi già in uso presso le prime comunità cristiane».
I vangeli canonici sono di Giovanni e Matteo, due apostoli, di Luca, discepolo di Paolo, e di Marco, discepolo di Pietro. Gli apocrifi invece arrivano nei secoli successivi.
«Si tende a mettere in discussione l’autenticità dei vangeli scritti pochi decenni dopo la morte di Gesù, ma si è disposti a dare credito a un testo di oltre cinque secoli successivo», osserva ironicamente Lucetta Scaraffia, storica e giornalista attenta ai temi della donna e della sessualità nella Chiesa. «Nei vangeli Gesù tratta le donne in modo davvero rivoluzionario. Apprezza quelle di malaffare perché espressione di sete d’amore che però devono rivolgere a Dio. Per questo Maddalena ha un ruolo importante e per questo Gesù affida alla samaritana che ha avuto cinque mariti l’annuncio della sua identità.
Accreditare il fatto che Gesù fosse sposato – prosegue Scaraffia – è un modo per ridurre la portata rivoluzionaria del discorso che fa nei confronti delle donne. Si dice: la Chiesa ci nasconde che Gesù era sposato perché vuole reprimere e demonizzare la sessualità. Sono discorsi ridicoli», conclude la studiosa. Altrettanto secco è il sociologo Massimo Introvigne: «Siamo davanti a un’operazione folcloristica cui certi ambienti inglesi non sono estranei. Usare un documento del sesto secolo per pretendere di dire qualcosa di attendibile su Gesù è come voler accreditare una scoperta inedita su Enrico VIII basandosi su un documento scritto due giorni fa.
Con l’aggravante che tra l’epoca di Cristo e il 570 non esistevano gli strumenti scientifici che ci sono oggi. Il risultato sarebbe una prevedibile e sonora risata. L’unico interesse che può avere quel manoscritto – taglia corto Introvigne – può riguardare un’indagine sulle idee e i contenuti che animavano i circoli eretici del VI secolo. Niente più».