«Noi ragioniamo con la testa di oggi, ma è ovvio che duemila e più anni di Cristianesimo hanno totalmente rivoluzionato la nostra percezione della nudità, del sesso. Loro avevano evidentemente un’altra visione rispetto alla nostra…». Valgono — le parole della direttrice della necropoli etrusca di Tarquinia, Maria Gabriella Scapaticci — per quella sinuosa danzatrice nuda appena ammirata in uno dei celeberrimi sepolcri dipinti, caratteristici di questa straordinaria area archeologica che l’Unesco riconobbe Patrimonio dell’umanità il 4 luglio di dieci anni fa.
di Edoardo Sassi dal Corriere della Sera del 28 luglio 2014
Un sepolcro «vietato ai minori»
Ma valgono soprattutto per l’altrettanto famosa Tomba dei Tori, là dove l’occhio del visitatore osserva una scena di un accoppiamento sessuale tra due uomini e un’altra, poco più a sinistra, con un assai disinibito amplesso a tre lui-lei-lui. Le tombe: 6.422 tra scavate e individuate. La discesa sotto terra. L’assoluta meraviglia delle pitture : 200 sepolcri dipinti, caso unico per questa antica civiltà, sia pure osservati, quando possibile, attraverso le (inevitabili) porte vetrate in grado di mantenere una sorta di microclima sigillato e invariabile. E poi il paesaggio che sa già di maremma. La striscia di mare azzurro laggiù. I rituali ancora in grandissima parte misteriosi e antichi di tremila anni. E anche le immagini di sesso. Ce n’è insomma abbastanza, aspetti scientifici a parte, per far della Tarquinia etrusca un luogo davvero magico e attrattivo, chissà perché sempre troppo poco visitato soprattutto da quei romani che pure ce l’hanno a portata di auto (poco più di un’ora di macchina, dopo Civitavecchia, direzione Grosseto).
Graffiti medievali e nuove aperture
Scherzando si potrebbe dire che a condire un intreccio con già tanti ingredienti mancherebbero solo i Templari. E invece no: i Templari, con gli etruschi, «ci azzeccano» eccome, almeno qui nella celeberrima necropoli di Monterozzi (toponimo derivante da monti rozzi), e riguardano la Tomba Bartoccini, cosiddetta dal nome del soprintendente dell’Etruria meridionale che la scoprì nel 1959. Del VI secolo avanti Cristo, rarissimo esempio di tomba-casa etrusca con pianta cruciforme e molto nota agli studiosi, di fatto sarà visibile al pubblico per la prima volta da settembre. Ma i templari, che c’entrano? Usavano queste stanze, è certo, per le loro pratiche sessuali, come rivelano alcuni graffiti piuttosto espliciti nel contenuto sulle pareti, realizzati nel Medioevo e vergati appunto da appartenenti all’Ordine del Tempio, i quali in questi ambienti sotterranei compivano riti di iniziazione all’ordine (al tema è dedicato un recente volume, Graffiti templari. Scritture e simboli in una tomba etrusca di Tarquinia, curato da Carlo Tedeschi, paleografo che ha interpretato scritte e simboli).
Lavori in corso e accessibilità
Ma l’atteso accesso alla «alcova» Bartoccini non è la sola novità che entro l’anno 2014 dovrebbe caratterizzare la Necropoli Monterozzi, sito dipendente dal Ministero per i Beni culturali (Soprintendenza archeologica per l’Etruria meridionale) e ora gestito da Munus Etruria Musei per i servizi aggiuntivi. Nonostante infatti la cronica mancanza di fondi e personale, qualcosina si muove: sono in corso ad esempio i non facili lavori per rendere accessibile anche ai disabili una tomba, quella della Pulcella (300 mila euro il finanziamento Mibac) grazie anche al suo dromos (corridoio di accesso alle sepolture) insolitamente ampio. Altra novità, tra quelle realizzate stavolta con fondi dei Piani operativi regionali (Por), è la prossima apertura della spettacolare Tomba dei demoni azzurri, fino a oggi vista solo da studiosi e scoperta per caso nel 1985 durante la sistemazione di tubature. A oggi 17 (20 con le tre prossime aperture) le tombe dipinte accessibili nell’area della Necropoli (www.etruriameridionale.beniculturali.it), più altre cinque, tra cui quella dei Tori (presto saranno sette), visibili invece solo prenotando (www.artetruria.it) e con altro biglietto. Pensare che i fantastici sepolcri dipinti accessibili a Tarquinia sarebbero 50. E su 200 conosciuti. «Il primo capitolo della storia della pittura italiana», come ebbe a dire l’etruscologo Massimo Pallottino.
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