Wallis Simpson, uno scandalo costruito a tavolino dai servizi britannici

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Un nuovo libro scandaglia l’anno vissuto dalla Simpson a Shanghai nel 1924 e fa luce sulla vera storia della donna che costò a un re il suo trono

di Enrica Roddolo – da Corriere.it del 28 ottobre 2024

Modella per foto osée, se non pornografiche, davanti all’obiettivo di Victor Sassoon che a Shanghai amava ritrarre le sue muse senza veli. Amante di Galeazzo Ciano nella Cina di fine anni venti, abile nelle tecniche amatorie. Tutto falso. 

Ovvero, il mito hard di Wallis Simpson, l’amore di Edoardo VIII che per lei rinunciò al trono britannico, tutto da riscrivere. Il mito, al quale nel 2012 la cantante Madonna nelle vesti di regista dedicò il suo film «W.E.», e con esso uno scampolo di Storia del Novecento. E’ quel che argomenta un nuovo libro, «Her Lotus Year: China, the Roaring Twenties and the making of Wallis Simpson», frutto delle ricerche dello scrittore e storico della Cina, Paul French che ha scandagliato i fatti storici e li ha confrontati con il mito perverso della Simpson arrivato a Londra e da lì diventato Storia. 

A giustificare le mosse del governo britannico e l’abdicazione di Edoardo VIII a favore del fratello che regnerà col nome di Giorgio VI, il padre di Elisabetta II. French confronta le date e i movimenti di Ciano in quegli anni e giunge alla conclusione che Wallis visse in Cina quello che lei stessa chiamò il suo «Lotus Year», nel 1924, dunque prima dell’arrivo del conte Ciano a Shanghai, solo nel 1927. 

Quindi l’incontro non ci sarebbe stato, tantomeno la pericolosa love story. Piuttosto, la Simpson ebbe altri amori come un ufficiale di Marina italiano, Alberto de Zara ma indubbiamente meno «interessante», per i servizi segreti rispetto al genero di Mussolini. 

E quanto al mito che ha fatto di Wallis una donna di facili costumi, anche le foto senza veli che le avrebbero scattato a Shanghai non sarebbero mai state scattate semplicemente perché l’autore di quelle immagini al tempo non viveva in Cina ma in India. Paul French, nelle sue ricerche in Asia non trova neppure conferme del presunto aborto che avrebbe avuto la Simpson – anzi Wallis Warfield Spencer, il nome che prese dopo le nozze col primo marito col quale viaggiò appunto in Cina nel 1924 – a giustificare la sua sterilità. 

In definitiva, secondo French, il mito sulfureo e poco edificante della Simpson alla quale sarebbe stata attaccata anche l’etichetta giocatrice d’azzardo, sarebbe stato costruito a tavolino a Londra, dai servizi segreti attingendo alla cronaca della Shanghai anni Venti, tra lussi e sregolatezze, ma slegate dalla Simpson. Abbastanza, come si vede per riscrivere i fatti storici alla vigilia della seconda guerra mondiale, Oltremanica.

«Wallis Simpson? Era cliente di mia madre, o meglio del negozio di lingerie che mamma aveva con un’amica, a Londra», mi ha raccontato Frederick Vreeland, figlio di Diana Vreeland, storica direttrice di Vogue poi consigliere dei Kennedy, ex Cia e Dipartimento di Stato Usa, quando lo intervistai per il Corriere. «Prima della carriera giornalistica, mamma aveva un negozio quando abitava a Londra. E Wallis andava a fare shopping da lei prima dei weekend nel castello del futuro marito che per lei poi avrebbe perso la corona, costretto ad abdicare a favore del fratello Giorgio VI», ha quindi spiegato Vreeland. Aggiungendo: «Anni dopo, quando il duca e la duchessa di Windsor vivevano nel castello di Versailles fuori Parigi, fui loro ospite e … dopo le tensioni, i pettegolezzi, le speculazioni degli anni della relazione del re con un’americana divorziata, francamente mi parvero una coppia di pensionati».

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