Mentre il ministro della Cultura greco, Lina Mendoni, è molto critica nei confronti dei recenti fatti che hanno coinvolto l’istituzione, un deputato inglese accusa la Grecia di «palese opportunismo»
Di Gareth Harris da Il Giornale dell’Arte del 28 agosto 2023
Il ministro della Cultura greco, Lina Mendoni, ha dichiarato che la questione degli oggetti rubati al British Museum solleva dubbi sulla «credibilità del museo». Ma soprattutto, il polverone in corso «rafforza la richiesta permanente e giusta del nostro Paese di riunire i marmi del Partenone al Museo dell’Acropoli di Atene», ha aggiunto. I suoi commenti sono arrivati dopo che Peter John Higgs, curatore senior di arte greca e romana che ha lavorato al British Museum per 30 anni, è stato identificato dalla stampa britannica come il presunto responsabile del furto di manufatti dalla collezione del museo. Il numero di oggetti sottratti ammonterebbe a più di 1.500.
In un’intervista rilasciata al quotidiano greco «To Vima», la Mendoni ha dichiarato che «la perdita, il furto [e] il deterioramento di oggetti delle collezioni di un museo è un evento estremamente grave e particolarmente triste», sottolineando che il Ministero della Cultura sta monitorando attentamente gli sviluppi. «Quando si verificano incidenti di questo tipo, si pone ovviamente una questione di sicurezza e di integrità di tutti i reperti del museo», ha aggiunto. Secondo il quotidiano britannico «The Independent» anche il capo dell’Associazione degli archeologi greci, Despina Koutsoumba, ha manifestato inquietudine, affermando che i suoi colleghi sono «preoccupati» per il numero di oggetti greci mancanti dal museo.
Un deputato conservatore britannico però ha ribattuto alle affermazioni sull’inaffidabilità dell’istituzione dopo i presunti furti. Tim Loughton ha dichiarato alla «BBC Radio 4 Today»: «È particolarmente dannoso il palese opportunismo dei greci e di altri che dicono: “Oh no, il British Museum non è sicuro”… È un’eventualità remotissima che le cose spariscano». I fregi del Partenone, del V secolo a.C., sono conservati al British Museum dal 1816, dopo essere stati rimossi dal tempio sull’Acropoli di Atene da rappresentanti del nobile scozzese Lord Elgin, allora ambasciatore presso la corte ottomana. Le sculture furono esposte al British Museum nel 1817. La Mendoni ha anche criticato le condizioni delle gallerie greche del British Museum che ospitano le celebri sculture in marmo. Nel 2021, la condizione delle gallerie ha alimentato le richieste greche per la loro restituzione.
«Per quanto riguarda in particolare le sculture del Partenone, ricordiamo la situazione altamente problematica per l’acqua piovana nelle loro sale espositive nel 2019 e nel 2021, che riflette l’abbandono dell’edificio del British Museum», afferma. La Mendoni prosegue documentando l’«abuso» dei marmi affidati alle cure del British Museum. «Dal 1816 e per circa un secolo sono rimasti esposti non solo all’estremo inquinamento atmosferico di Londra, ma anche a una stanza dove si bruciava carbone in stufe senza camino. Ciò ne ha provocato l’annerimento della superficie e la corrosione», spiega l’autrice, aggiungendo: «Negli anni Trenta Lord Duveen usò spazzole metalliche e sostanze chimiche per rimuovere l’antica patina sui marmi». Duveen, un ricco mercante d’arte, stava finanziando una nuova galleria per esporre i marmi e pensava che dovessero sembrare più bianchi. Le sculture, vecchie di 2.500 anni, vennero quindi «pulite» con scalpelli di rame e carborundum.