di Cesare Maffi – da Italia Oggi del 27 novembre 2020
Svelata un’incredibile bufala storica, che da decenni tiene banco sia in libri sia, e soprattutto, in rete. Il Manifesto della razza (ossia il documento divulgato nel luglio 1938 contenente una sorta di decalogo del razzismo) ebbe dieci firmatari, scienziati i cui nomi e titoli furono divulgati e non sono smentibili. Ebbene, sessant’anni circa dopo tale pubblicazione si diffuse un mega elenco di ben 330 nomi, ossia i 10 veri e 320 senza alcuna fonte: tutti a volta a volta indicati come aderenti, sottoscrittori, firmatari, sostenitori del documento. Un falso clamoroso, una fake, come usa definire simili panzane, la cui incredibile storia è rievocata nel volume testé uscito da Viella a firma di Michele Sarfatti: Il cielo sereno e l’ombra della Shoah.
L’autore (che non è etichettabile come negazionista anche per l’elevato numero di suoi studi sul razzismo) si propone di denunciare alcuni «stereotipi sulla persecuzione antiebraica nell’Italia fascista», fra l’altro rilevando perfino alcune topiche commesse dal Quirinale nelle motivazioni usate per conferire talune onorificenze. Pure sull’attività filo ebraica svolta da Gino Bartali, Sarfatti avanza motivate riserve, per mancanza di documenti e di testimonianze solide, oltre che per contraddizioni emerse.
Sui 330 presunti sottoscrittori del Manifesto, Sarfatti scrive con chiarezza: «Nessuna pubblicazione di questo macro-elenco è stata corredata di note specificanti l’origine delle 320 aggiunte». Non si ha notizia di «documenti coevi elencanti ufficialmente o ufficiosamente quei nomi». Non risultano inviti, all’epoca, a raccogliere adesioni. La prima divulgazione del presunto elenco si ebbe nella diffusione di un Primo censimento di razzisti, nel corso di una fiera della piccola editoria svoltasi nel settembre 1995 a Belgioioso, nel Pavese. Ebbe allora inizio la diffusione dell’elenco, a cascata, attraverso acritiche riprese che individuarono i 330 come aderenti o sottoscrittori.
«La sua presenza nello spazio digitale si moltiplicò in breve tempo», tanto da essere probabile che proprio la rete fosse all’origine di un volume di Franco Cuomo, I dieci. Chi erano gli scienziati italiani che firmarono il Manifesto della razza, uscito nel 2005, contenente i nomi per un totale di 329 «senza alcuna annotazione delle fonti». Cuomo fu esplicito: «si affiancarono più di 300 altre personalità che espressero la loro adesione ai principi del razzismo italiano». Peccato che tale adesione non fosse riscontrabile in alcuna maniera e anzi, in più casi, cozzasse col comportamento noto di personaggi, come nel caso di Giovanni Gentile, indicato poi in rete come firmatario nonostante specifiche e documentate smentite.
L’approdo dell’elenco in Wikipedia fu decisivo per la divulgazione, rimasta pur dopo che l’elenco fosse eliminato nell’agosto 2013 con la palmare avvertenza «le fonti riportate sono giudicate falsi storici». C’è da sperare che il saggio di Sarfatti contribuisca ad affossare definitivamente la grande frottola.