Quasi ogni film recente finisce con una variazione di questa dichiarazione: «E’ un lavoro di finzione. Qualsiasi riferimento a fatti o persone, vive o morte, è puramente casuale». Per questo bisogna ringraziare indirettamente Grigori Rasputin, il mistico russo e consigliere privato dei Romanov.
di Duncan Fyfe per “Slate” (Traduzione su Dagospia del 30 dicembre 2016)
Tutto cominciò nel 1933, quando un principe russo in esilio fece causa alla “Metro Goldwyn Mayer” per aver fatto un biopic su Rasputin che non raccontava correttamente la sua morte. Il principe lo sapeva bene, perché era stato lui ad ucciderlo. Ecco la storia: il Principe Felix Yusupov, ricchissimo ed educato a Oxford, nel 1916 era uno degli aristocratici russi che pativano l’influenza di Rasputin sullo zar e sulla zarina. A dicembre il Principe Felix invitò Rasputin nel suo palazzo, gli offrì dei dolci al cianuro e poi gli sparò.
La zarina fu distrutta alla notizia, lo zar invece lasciò al principe la possibilità di andare in esilio con sua moglie Irina (e scamparono così alla mattanza della rivoluzione). Sedici anni dopo, basandosi su quegli eventi, la ‘MGM’ produsse il film ‘Rasputin e l’Imperatrice’, e Yusupov, ormai senza un soldo a Parigi, querelò per diffamazione e violazione della privacy. Non tanto la sua quanto quella di sua moglie.
Il personaggio di Natasha, ispirato a quello della vera principessa Irina, nel film è infatti descritta come amante di Rasputin, da lui ipnotizzata e stuprata. Nella realtà i due non si erano mai incontrati. La ricercatrice della ‘MGM’ aveva avvisato lo studio della fatale discrepanza storica ma era stata licenziata. Una scena di stupro e un tradimento faceva comodo a tutti. Volevano andare oltre e mettere in scena anche la storia di sesso fra Rasputin e la zarina, visto che il mistico stesso si vantava nei bar russi di ‘averglielo dato a quella vecchia ragazza’, ma gli attori protagonisti erano fratello e sorella (i Barrymore) nella vita vera e quindi furono risparmiati.
Irina fece causa allo studio e ottenne un risarcimento di 127.373 dollari da un tribunale britannico, mentre negli Stati Uniti la ‘MGM’ giunse ad un accordo pagando 250.000 dollari, cifra notevole per l’epoca. Il film non circolò per anni e comunque la scena dello stupro fu tagliata. Gli studi hollywoodiani, che avevano introdotto il film originale con la dichiarazione: «Riguarda la distruzione di un impero…alcuni personaggi sono ancora vivi, altri morti in modo violento», dopo la causa inserirono la clausola opposta ovunque: «Questo film è opera di finzione e ogni riferimento a persone vive o morte è puramente casuale».