Fra il 1945 e gli anni ’60 in Guatemala il governo americano ha condotto esperimenti su cavie umane, principalmente bambini poveri. Oltre 750 vittime chiedono ora i danni al braccio scientifico di quell’operazione: la Rockefeller Foundation e vari istituti della Johns Hopkins University.
di Ettore Maltempo dal del 5 aprile 2015
La denuncia, depositata presso il tribunale di Baltimora, ricostruisce la storia di quegli esperimenti, iniziati nel 1945. In quell’anno gli Stati Uniti stanno vincendo la Seconda guerra mondiale e mettono sul banco degli imputati gli sconfitti, fra cui la Germania nazista, accusata fra le altre cose proprio di esperimenti su cavie umane. Mentre l’attenzione mediatica è spostata sulla giustizia dei vincitori in Europa, il governo americano avvia un ‘programma scientifico’ nel suo campo giochi preferito: l’America latina, lontano dall’attenzione dell’opinione pubblica nordamericana.
Gli scienziati statunitensi individuano come cavie i soggetti deboli del Guatemala, soprattutto bambini poveri e orfani. E ancora pazienti di ospedali psichiatrici, prostitute, detenuti, reclute. A centinaia vengono esposti a gonorrea, sifilide e altre malattie a trasmissione sessuale per comprovare la validità di alcuni medicinali. L’amministrazione Obama si è scusata con il Guatemala nel 2010 per quanto accaduto, incaricando una Commissione d’indagine che ha confermato i dettagli degli esperimenti, considerati una violazione dei diritti umani.
Incrociando il resoconto della Commissione con la denuncia presentata dalle vittime, il quadro che ne emerge è da film dell’orrore. Più che un protocollo scientifico si trattava di un programma di sterminio, dove le cavie venivano trasformate in vere e proprie armi batteriologiche: gli scienziati per esempio infettavano con sifilide e gonorrea le prostitute e poi le facevano accoppiare con detenuti e soldati guatemaltechi per diffondere le malattie. Altre vittime subirono iniezioni direttamente nel cervello o nel midollo spinale, sottopelle, nelle mucose, sotto il prepuzio maschile, negli occhi. Il pene di alcune cavie venne raschiato o scarnificato e poi ricoperto dell’emulsione contenente le malattie. Vennero sottoposti a continui prelievi di sangue, visite corporali invasive, molestie sessuali, coiti eterodiretti, rapporti sessuali coatti.
I generali in campo in questa barbarie furono gli scienziati di due delle più importanti istituzioni filantropiche americane: la Rockefeller Foundation – creata dai petrolieri della Standard Oil “con lo scopo dichiarato di promuovere il benessere del genere umano in tutto il mondo” (sic!) – e la Johns Hopkins University, che partecipò al programma attraverso molteplici istituti. Secondo l’accusa, i filantropi “non si sono limitati a pianificare, finanziare, elaborare e autorizzare gli esperimenti, ma hanno anche esercitato un controllo su come venivano eseguiti, arrivando addirittura a dirigerne alcuni”. Uno degli avvocati delle vittime ha ribadito: “Le persone che hanno condotto l’esperimento erano icone di quelle istituzioni. Sapevano quello che stava succedendo, anzi ne erano gli architetti, lo avevano pianificato, finanziato e tenuto nascosto. Hopkins ha fornito i conigli sifilitici usati per infettare le prostitute.
La causa contro gli istituti americani è l’ultimo disperato tentativo delle vittime di ottenere un riconoscimento e un risarcimento. Nel 2012 infatti avevano citato il governo americano, ma un giudice federale aveva considerato inammissibile la causa in quanto l’amministrazione – paradossalmente – non potrebbe essere considerata responsabile per azioni avvenute al di fuori del territorio nazionale, anche se da lei stessa orchestrate. Di qui il nuovo procedimento legale contro la Bristol-Myers Squibb – produttrice dei farmaci utilizzati – e le fondazioni che, secondo l’accusa, hanno avuto “una sostanziale influenza” sul programma svolto in Guatemala.
Le istituzioni filantropiche, come risposta, hanno bollato gli esperimenti come deplorabili, definendo però la causa legale “priva di fondamento”, in quanto lo studio non era condotto da loro stesse, che fornivano solo la manovalanza al progetto federale.
Eppure la scia di esperimenti e sangue di queste istituzioni è lunga, gli episodi non casuali, le responsabilità gravi. Gli scienziati, mandati come sicari dalla Johns Hopkins o dalla Rockefeller, li ritroviamo a Tuskegee, Alabama, dove per cinquant’anni studi del tipo di quelli condotti in Guatemala videro come vittime gli afroamericani. Nel 1969 di nuovo condussero esperimenti su bambini afroamericani, per catalogare caratteri che potessero predisporre al crimine. Nel 1989 quello che fu iniettato, senza avvertire i pazienti, era HIV. Nel 1990 fu la volta di esprimenti sul cibo, contaminato con il piombo: vittime ancora bambini afroamericani e i loro genitori, ancora una volta senza alcun consenso informato.