Non c’è pace per gli esuli istriani, giuliani e dalmati. Dopo settant’anni di lotte per vedersi riconosciuta la restituzione dei beni confiscati dagli jugoslavi in seguito alle occupazioni degli anni Quaranta, l’ultimo schiaffo arriva da Strasburgo. La settimana scorsa, infatti, la Corte dei Diritti dell’Uomo ha rigettato definitivamente la richiesta di risarcimento degli esuli italiani.
di Giovanni Masini dal Giornale del 1 aprile 2015
Negli anni dal 1944 al 1947 centinaia di migliaia d’italiani vennero costretti ad abbandonare terre da sempre italiane, come le coste dalmate e istriane, oltre alle grandi città e alle isole. Per chi non veniva infoibato o rinchiuso nei campi di concentramento jugoslavi, c’era una sola alternativa: la fuga. Spesso abbandonando ogni cosa, lasciata alla mercé delle orde titine. Che, imitate dai vari governi jugoslavi, incamerarono ogni cosa con la scusa delle riparazioni di guerra dovute dall’Italia alla Jugoslavia in base al trattato di pace di Parigi del 1947.
Di risarcimento per gli esuli di fatto non si parlò fino al 1975, quando il trattato di Osimo, fissando definitivamente il confine orientale alla linea su cui si attesta ancor oggi, stabilì il pagamento di un indennizzo all’Italia a compensazione di quanto perso in quegli anni – si parlò allora di 110 milioni di dollari, versati poi effettivamente per poco più di un decimo del totale.
Il debito venne ereditato poi da Croazia e Slovenia. Alla fine gli esuli, esasperati da decenni di promesse a vuoto, hanno trascinato la questione davanti alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo. Che, come racconta Il Piccolo, ha rigettato senza motivazioni il ricorso presentato un anno fa.
Per gli esuli e per le loro famiglie è davvero l’ultima speranza che svanisce: quello di Strasburgo, infatti, era l’ultimo grado di appello. Oltretutto, nota puntiglioso il quotidiano triestino, la relatrice della Corte di Strasburgo proviene da un Paese dell’ex Jugoslavia, la Macedonia: si tratta della slava Mirjiana Lazarova Trajkovska. Nel frattempo, spiegano i rappresentanti degli esuli, il governo italiano latita: secondo le ultime dichiarazioni rilasciate oltre un mese fa in occasione del Giorno del Ricordo, l’Italia sarebbe “orientata” ad incassare quanto versato da Croazia e Slovenia.
“Tutti se ne lavano le mani, a partire dallo Stato italiano – commenta il direttore dell’Irci (Istituto regionale per la cultura istriano-fiumano- dalmata) di Trieste Piero Delbello – Ma anche la Ue dimostra di non essere l’Europa dei popoli, ma l’Europa degli affari e dei banchieri. E da questa non mi posso aspettare nessuna tutela dei popoli.”