Giorgio Albertazzi, Manuela Arcuri, Maurizio Belpietro, Maurizio Molinari e Vittorio Sgarbi Testimoni del Tempo. Vladimiro Satta, Stenio Solinas, Pierluigi Battista, e Luigi De Pascalis vincitori della 49° edizione del premio Acqui Storia 2016. Ad Alessandra Gigante e Fabio Andriola il premio La Storia In Tv. A Simona Colarizi il premio alla carriera.
Le Giurie del Premio Acqui Storia hanno designato i vincitori della 49° edizione del Premio. Nato nel 1969 per onorare il ricordo della “Divisione Acqui” e i caduti di Cefalonia nel settembre 1943, questo Premio è divenuto in questi ultimi dieci anni uno dei più importanti riconoscimenti europei nell’ambito della storiografia scientifica e divulgativa, del romanzo storico e della storia al cinema ed in televisione, ottenendo un importante rilancio scientifico, culturale e mediatico e visibilità internazionale.
La Giuria della sezione storico-divulgativa, che ha dovuto scegliere fra ben 98 volumi in concorso, ha decretato quest’anno la vittoria di Stenio Solinas con il volume “Il corsaro nero. Henry de Monfreid l’ultimo avventuriero” Neri Pozza Editore ex aequo con Pierluigi Battista con il volume “Mio padre era fascista” Mondadori Editore.
Luigi De Pascalis con “Notturno Bizantino” La Lepre Editore Roma ha vinto i 6.500 euro in palio per la sezione del Romanzo Storico, cui erano giunte 59 opere letterarie. La Giuria della sezione scientifica, sui 61 volumi presentati, ha proclamato la vittoria di Vladimiro Satta con il volume “I nemici della Repubblica” Rizzoli Editore. Una speciale targa è stata attribuita a Enrica Garzilli per il volume “L’esploratore del Duce” Asiatica Edizioni, che è risultata la più votata dalla Giuria popolare dei 60 lettori del Premio Acqui Storia.
La cerimonia di premiazione della 49° edizione del Premio Acqui Storia è in programma sabato 15 ottobre alle ore 17.00 presso il Teatro Ariston di Acqui Terme, Piazza Matteotti. Sarà condotta da Mauro Mazza, già direttore di Rai1 e del Tg2 ed Antonia Varini, di Uno Mattina, e sarà il culmine di un intenso programma di eventi, iniziato nella mattina alle ore 10.00 al Grand Hotel Terme di Acqui con l’incontro dei vincitori con la stampa, gli studenti ed il pubblico, orchestrato e moderato da Carlo Sburlati, patron anche dell’altro Premio Internazionale biennale “Acqui Ambiente”.
Nel pomeriggio sul palco del Teatro Ariston, oltre alla presenza dei vincitori delle tre sezioni librarie, le personalità insignite dei premi speciali “Testimone del Tempo”, “La Storia in TV”, Premio alla Carriera.
L’assegnazione del premio Testimone del Tempo 2016, che rappresenta il momento più prestigioso della manifestazione, vedrà calcare il palco del Teatro Ariston cinque figure di straordinario rilievo nel panorama artistico e culturale contemporaneo: Vittorio Sgarbi, il direttore del quotidiano torinese “La Stampa” Maurizio Molinari, Maurizio Belpietro, ex direttore di “Libero” e attuale Direttore del neonato quotidiano “La Verità”, l’attrice e modella Manuela Arcuri e Giorgio Albertazzi (il premio sarà ritirato da sua moglie Pia de’ Tolomei).
Il premio La Storia in TV 2016, inserito per la prima volta nei palmares dell’Acqui Storia nel 2003 e giunto quest’anno alla sua quattordicesima edizione, è stato assegnato ad Alessandra Gigante e Fabio Andriola per i documentari de “La Storia in Rete” che in questi ultimi undici anni sono stati visti sulle principali televisioni italiane e messi in onda anche in network televisivi di Stati Uniti, Russia, Polonia, Slovenia.
Il Premio speciale “Alla Carriera”, istituito nel 2009 da un’idea ed un progetto di Carlo Sburlati, è stato conferito a Simona Colarizi, professore emerito alla Sapienza di Roma, Docente a Parigi, alla Università di New York, componente del comitato dei garanti della Fondazione Istituto Gramsci e della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, nonché del comitato di direzione della rivista scientifica “Nova Historica”. Per la prima volta, nei suoi quarantanove anni di storia, verrà assegnata una targa ad una rivista “Il Notiziario Storico dell’Arma dei Carabinieri”.
“Quest’anno, con 218 volumi partecipanti, si è raggiunto, in tutte e tre le sezioni librarie, il record assoluto di opere in concorso, a fronte di una media di circa 25 – 30 delle prime quaranta edizioni” – ha rimarcato il responsabile esecutivo del Premio, Carlo Sburlati, promotore del rilancio del Premio, come evidenziato dai maggiori quotidiani e periodici italiani e dai telegiornali Rai e Mediaset, oltreché dai network privati, confortato dalla presenza di un folto pubblico e di personaggi del jet-set internazionale, che affollano il pur capiente Teatro Ariston per la premiazione.
Negli ultimi anni hanno calcato il Teatro Ariston di Acqui Terme per ritirare i premi registi come Carlo Verdone, Pupi Avati, Folco Quilici, Enrico Vanzina, Pier Francesco Pingitore, Claudia Cardinale, Stefano Zecchi, Mario Cervi, Giuseppe Vacca, Bruno Vespa, Vittorio Feltri, Ezio Greggio, Livio Berruti, Marcello Veneziani, Gabriella di Savoia, Uto Ughi, Gianpaolo Pansa, Valerio Massimo Manfredi, Franco Battiato, Massimo Ranieri, Simone Cristicchi, Franco Cardini, Mario Orfeo, Paolo Isotta, Pietrangelo Buttafuoco, Dario Ballantini, Gigi Marzullo, Piero Angela, Antonio Patuelli, Italo Cucci, Giuseppe Galasso e tanti altri.
Il Premio Acqui Storia nei suoi quasi cinquant’anni di storia ha ottenuto il patrocinio del Presidente della Repubblica Italiana, del Presidente del Consiglio, del Presidente del Senato, del Presidente della Camera dei Deputati e del Ministero per i Beni e le Attività Culturali ed è sostenuto dai suoi enti promotori la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, massimo Ente finanziatore del Premio, la Regione Piemonte, la Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, il Comune di Acqui Terme, cui fa capo la concreta organizzazione della manifestazione.
MOTIVAZIONI VOLUMI VINCITORI 2016
Stenio SOLINAS con il volume “Il corsaro nero. Henry de Monfreid l’ultimo avventuriero” – Neri Pozza Editore nella sezione storico divulgativa.
Questa raffinata biografia di Henry de Monfreid, una singolare figura di scrittore-avventuriero che vive all’insegna dell’azzardo, in fuga da se stesso e dalla modernità di massa per trovare altrove, sul Mar Rosso, la piena rivelazione-realizzazione di sé, è la dimostrazione esemplare della verità genialmente intuita da Rimbaud che Io è un Altro. Ma se Rimbaud passa senza soluzione di continuità dalla poesia alla “poetica dell’azione”, andando incontro a un clamoroso e doloroso scacco, Henry, viceversa, perviene alla scrittura dopo una prima giovinezza sostanzialmente senza qualità, sulla quale, per reazione e per rivalsa, costruisce, non senza successo, la sua vita spericolata, perennemente in bilico tra il lecito e l’illecito. Con grande esprit de finesse, supportato da un’accurata indagine sui luoghi e da una nutrita bibliografia, nonché attraverso un serrato confronto con altri spiriti d’eccezione, anticonformisti e ribelli non meno di Henry, Solinas ci guida alla scoperta di un mondo e di un personaggio che sembrano usciti dalla matita di Hugo Pratt: romantici residui di un Novecento non ancora omologato dalla globalizzazione incipiente.
Pierluigi BATTISTA con il volume “ Mio padre era fascista”- Mondadori Editore nella sezione storico divulgativa.
A dispetto dell’imperante relativismo dei valori, si continua oggi a parlare, a proposito della guerra civile di “parte giusta” e di “parte sbagliata”, anche quando si ammetta – con Calvino – che sarebbe bastato “un nulla, un passo falso, un impennamento dell’anima” per trovarsi dall’altra parte. Battista, in questo libro torna sul rapporto irrisolto con il padre fascista, nel tentativo di una postuma, e quindi in definitiva problematica riconciliazione. Il confronto però non è senza conseguenze, giacché favorisce una più sofferta riconsiderazione delle complesse vicende storiche che fanno da sfondo al volume.
Luigi DE PASCALIS con il volume “Notturno Bizantino” – La Lepre Edizioni Roma nella sezione romanzo storico.
Il 29 maggio 1453 Costantinopoli capitolava sotto l’urto delle truppe di Maometto II. L’impero Romano d’Oriente crollava non solo per la potenza del nemico, ma soprattutto a causa delle divisioni dell’Europa, sia politiche che religiose. Questo dramma epocale che cambiò la storia dell’Occidente viene ricostruito da Luigi de Pascalis in Notturno Bizantino, dove l’intrecciarsi di molteplici vicende individuali tratteggia un affresco complessivo di notevole sensibilità storica e di significativa e scottante attualità. Di particolare rilievo, al di là della rappresentazione storica affidata a una ricca messe di riferimenti, l’intenso profilo dei personaggi colti nelle complesse sequenze esistenziali e le profonde suggestioni che nascono dalla riflessione sulla decadenza dell’Occidente. Una riflessione che corre lungo tutta la trama e impegna il lettore a un continuo scavo nel passato e a costanti confronti.
Vladimiro SATTA con il volume “I nemici della repubblica” – Rizzoli Editore nella sezione storico scientifica.
Sorretto da una ricerca documentaristica di primo ordine, proposto con un linguaggio intenso ma coinvolgente, il lavoro affronta il tema dell’Italia negli anni di piombo con un’analisi equilibrata e precisa. L’intreccio tra attentati, trame golpiste e lotta armata viene ricostruito al di fuori di stereotipi e luoghi comuni. Ne emerge il quadro di criticità del periodo ma anche il ruolo dei poteri pubblici nel difendere lo Stato.
MOTIVAZIONI PREMI SPECIALI
TESTIMONI DEL TEMPO
Giorgio ALBERTAZZI. In teatro aveva debuttato nel 1949 con Luchino Visconti, l’ultima sua apparizione ne Il mercante di Venezia. In mezzo ci sta un po’ di tutto: dagli sceneggiati televisivi al cinema, alla regia, ma soprattutto una serie infinita di grandi classici del teatro. Avrebbe voluto morire sul palcoscenico, come Molière, perché il palcoscenico era davvero la sua vita. Non dimenticava l’autoironia e la leggerezza, “che aiuta a superare, a sopportare la pesantezza di vivere, tramuta la risata in un sorriso, la tristezza in malinconia”.
Aveva vent’anni quando aderì alla Repubblica Sociale Italiana e, con coraggio e coerenza, mai rinnegò quella scelta che, finita la guerra, gli costò due anni di detenzione carceraria. Rimase sempre un innamorato della Bellezza, che era davvero l’unica dea in cui credesse. Da aedo e interprete fedele e appassionato. Quando recitava d’Annunzio s’inteneriva: pareva che la parola dell’Immaginifico gli sgorgasse dai precordi, pregna di quella “sensualità rapita fuor de’ sensi”, che era poi la corda più originale, lo stigma del grande pescarese. Eccelleva nelle parti drammatiche, spaziando da Shakespeare a Sartre, da Ibsen a Dostoevskij, da Borges alla Yourcenar, di cui portò in scena con enorme successo “Le memorie di Adriano”.
Ne L’anno scorso a Marienbad di Alain Resnais, nel 1961 il Leone d’oro a Venezia, si calò con grande empatia nel ruolo dello “straniero”, riuscendo a rendere palpabile l’idea dell’incomunicabilità. Pure dell’Amleto diede una interpretazione esistenzialista, facendo del personaggio shakespeariano una sorta di moderno anti-eroe, quasi uscito dalla penna di un autore del nostro tempo. Era infatti convinto che la poesia fosse senza età, eterna come le idee platoniche, in grado di trasmettere a noi comuni mortali una sensazione d’immortalità.
Manuela ARCURI Da che comparve nei primi film in tutto il suo fulgore di bellezza mediterranea, abbiamo sempre immaginato Manuela Arcuri fasciata di bianco, rosso e verde, e con una corona turrita in testa. Una perfetta immagine italiana, schietta e verace nella sua immediatezza nazionalpopolare. Il profilo di Manuela Arcuri, modella, indossatrice, presentatrice di trasmissioni televisive di grossa audience, protagonista di fiction e di film di grande successo di cassetta e, di recente, mamma, si caratterizza per questa naturale freschezza. Il riconoscimento va ad un’artista che, nel variegato mondo del cinema, è stata capace di passare dalla commedia al dramma, mantenendo inalterata la sua spontaneità, dunque senza gravarla di alcun artificio. Il che è valso sempre a confermarle la simpatia di un vasto pubblico, al di là di giudizi e pregiudizi di una critica troppo spesso attratta dalle costruzioni intellettualistiche.
Maurizio BELPIETRO Una sua trasmissione su Canale 5 si chiamava “L’Antipatico” e vien fatto di pensare che il titolo l’avesse scelto lui. Perché Maurizio Belpietro l’ha sempre saputo: per raccontare la politica, l’attualità, la cultura dicendo le cose come stanno e non come vorrebbero i potenti di turno, bisogna essere antipatici. Cioè sfidare l’interlocutore con affermazioni verificate e imbarazzanti, fare di una ruvida, scomoda obbiettività il proprio contrassegno morale. Il suo cammino professionale è costellato di successi – dai lontani tempi di “BresciaOggi” all’”Europeo” all’”Indipendente”, al “Giornale”, a “Panorama”, alla Direzione di “Libero”, agli interventi e alla conduzione di trasmissioni televisive di grande audience. Oggi una nuova sfida: l’ideazione, fondazione e direzione di un nuovo quotidiano “La Verità”. E’ scomodo Maurizio Belpietro? Certo che lo è. Se c’è una notizia non la nasconde, se c’è un interrogativo spiazzante lo pone e lo ripropone, se c’è una provocazione che nasce dall’impegno e dallo sdegno civile c’è da scommettere che se ne fa interprete. Ben consapevole che un paese cresce- e l’Italia ha davvero bisogno di una ricostruzione morale – se crescono la libertà, la democrazia e lo spirito critico. Le armi che gli antipatici tengono sempre affilate.
Maurizio MOLINARI, direttore de “La Stampa” dal novembre 2015, è uno dei più autorevoli giornalisti italiani. Analista di politica internazionale, è stato a lungo corrispondente negli Stati Uniti, a Bruxelles e a Gerusalemme. Le sue note pressoché quotidiane hanno fornito per anni elementi decisivi al fine di orientare i lettori e gli addetti ai lavori alla comprensione della politica americana e mediorientale. Tra i primi a riconoscere e a valutare la pericolosità dell’insorgenza del Califfato, Molinari ha dedicato all’Isis i suoi ultimi due libri, che contengono notizie di prima mano sullo jihadismo, che sta terrorizzando il mondo. È uno dei maggiori esperti occidentali della politica statunitense, israeliana e dell’universo islamico al quale ha dedicato riflessioni profonde ed originali.
Vittorio SGARBI ha saputo svolgere un ruolo importante in qualità di critico, storico dell’arte, opinionista, autore di best-seller, personaggio televisivo, ideatore ed organizzatore di eccezionali mostre ed eventi d’arte, che resteranno nella storia della cultura estetica italiana, ricoprendo negli anni importanti impegni istituzionali. Ha saputo porsi e proporsi, con intelligenza, passione e spirito critico, come “segno di contraddizione” nel dibattito culturale italiano, andando all’assalto di ogni consolidato sistema di potere, per difendere il cuore vivo e pulsante dell’identità italiana, per tutelare un patrimonio di bellezze naturali e artistiche spesso oltraggiato dall’azione congiunta dell’ignoranza, del pressappochismo e delle speculazioni politiche e affaristiche, e per rilanciare con veemenza l’immagine di un Paese unico al mondo per i segni tangibili delle civiltà che lo hanno plasmato, in una varietà di paesaggi in cui natura e cultura mostrano di aver proceduto di concerto, per fondare un ambiente e darne ai posteri concreta testimonianza. Di questa eredità ha voluto farsi carico, nulla risparmiando al suo impegno di cittadino e di intellettuale, perché la tutela del passato non sia sacrificata all’incompetenza e al malaffare, e nemmeno sia intesa come pura conservazione museale, ma diventi bandiera di un primato da rivendicare, con l’effervescenza di una tensione creativa e di una azione/provocazione.
LA STORIA IN TV
Alessandra GIGANTE e Fabio ANDRIOLA, con pochi collaboratori, producono (curando personalmente testi, regia, montaggio e produzione) documentari di storia per le televisioni di tutto il mondo arrivando ad oggi ad avere in catalogo quasi 100 titoli. Un’equipe snella, che forse realizza più documentari storici delle grandi ammiraglie televisive italiane (oculatissime nel comprare, a volte meno nel produrre) per non parlare dei tanti canali tematici che mandano in onda prodotti stranieri a volte mediocri e faziosi in proporzioni assurde e mai denunciate: oltre i due terzi.
I documentari da loro realizzati di “La Storia In Rete” (un vero unicum non solo in Italia) sono andati in onda negli ultimi anni su vari emittenti nazionali e straniere: Rai Due, La7, TV2000, History Channel, Mediolanum Channel, Cubovision (Telecom Italia), nonché in network televisivi di Stati Uniti, Russia, Polonia, Slovenia ed altri.
PREMIO ALLA CARRIERA
Simona COLARIZI. Professore emerito alla Sapienza di Roma, ha contribuito in maniera determinante allo sviluppo degli studi storici, per l’equilibrio e l’indipendenza delle interpretazioni, modello per la storiografia contemporanea.
Allieva di Renzo De Felice, ha affrontato i più vari temi: dalla opinione pubblica durante il fascismo, alla storia italiana del Novecento, con particolare riferimento al secondo dopoguerra; dall’analisi del fascismo e dell’antifascismo come soggetti della storia italiana, all’innovativa e attualissima storia d’Europa del Novecento.
Oltre all’insegnamento nelle Università di Camerino, Federico II di Napoli e Sapienza, ha tenuto corsi in diverse università straniere, quali Parigi, Brown University, New York University, Cordoba; ha saputo, inoltre, coniugare in maniera esemplare ricerca e didattica.
Fa parte del Comitato dei Garanti dell’ Istituto Gramsci e del Comitato scientifico della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, nonché del Comitato di direzione della rivista scientifica “Nova Historica”.
TARGA SPECIALE
Notiziario storico dell’Arma dei Carabinieri. L’Arma dei Carabinieri, dalla sua fondazione nel 1814, ha sempre avuto un occhio di riguardo per la preservazione e la diffusione della storia e delle tradizioni italiane.
In questo solco secolare, nutrito di pubblicazioni e volumi a carattere sia monografico che periodico, con il “Notiziario Storico dell’Arma dei Carabinieri”, ha deciso di rendere più stimolante, moderna e diversificata la propria offerta storiografica, mettendosi fuori dagli schemi retorici e tradizionali della memorialistica militare ovvero delle monografie celebrative, proponendo contenuti inediti e interpretazioni criticamente argomentate, spaziando dalle cronache operative del passato, alla riscoperta degli avvenimenti di portata più generale per l’Istituzione, sempre avendo presenti, sullo sfondo, gli accadimenti della Grande Storia.